Notizie che dimostrano come sia diversa l’interpretazione politica dell’establishment imperialistico nei confronti dei vari paesi, dove ci si “scandalizza” se qualche Stato si porta a ridosso del proprio ma si considera normale farlo nei confronti di altri.
Con questa e molte altre scuse, ben condite con i giornali di proprietà, gli imperialisti mandano, poi, a morire sul fronte vittime umane infarcite di fake (bugie) imbastite da prezzolati scribacchini… e facendo soldi a palate.
Quei militari che si mettono in quelle situazioni belligeranti senza contestare e/o chiudendo gli occhi all’evidenza dei fatti, oppure, quei giornalisti che scrivono sotto dettatura dei loro padroni sono imputabili di forti responsabilità, ne più ne meno, e alla stessa stregua di quegli ufficiali nipponici che parteciparono alle atrocità del secolo scorso e condannati dal Tribunale Internazionale per l’Estremo Oriente.
MOWA
La Russia trasforma il Nicaragua nella sua Cuba del XXI secoloNegli ultimi anni strategica la penetrazione del Cremlino nella sfera di sicurezza degli USA è particolarmente evidente in Nicaragua. Vladimir Putin ha compiuto lo stesso con Cuba e Venezuela, poi vengono rafforzati i contatti con il Salvador, scrive la giornalista dell’ABC Emily H. Blasco. Douglas Feira, ricercatore presso il Center for Strategic and International Studies, il CSIS di Washington, ha descritto il “più controversi aspetti della presenza russa in Nicaragua”. Il primo. Ad aprile, a sud-est di Managua ha ottenuto la stazione Chaika, che ufficialmente è considerata una stazione a terra della Glonass. L’autore sostiene che “gli oggetti sono della Roskosmos, sono ammessi solo i dipendenti russi. Il progetto è stato realizzato in condizioni di totale opacità: le informazioni sul contratto non sono note, né il costo né le caratteristiche degli impianti, né del lavoro”. Feira ritiene che la stazione allo stesso tempo viene utilizzata per lo spionaggio e osserva: “è notevole la vicinanza all’ambasciata americana, e le grandi dimensioni inducono al sospetto”. La seconda. Lo scorso anno il governo del Nicaragua ha permesso l’ingresso di circa 400 militari stranieri. “Si trattava di militari russi, il motivo ufficiale della loro presenza era umanitario e per delle operazioni militari, oltre che la partecipazione a esercitazioni congiunte. In questa cifra erano inclusi gli equipaggi delle navi da guerra russe nei porti del Nicaragua. Le autorizzazioni per l’ormeggio dei mezzi sono state ampliate”ì si legge nell’articolo. Ortega ha chiarito che la presenza dei militari russi è un fenomeno temporaneo, ma il loro numero cambia. Nel frattempo “gli esperti indicano che ci sono oltre 200 militari russi, in un anno in Nicaragua arrivano e partono circa 500 militari, un contingente con determinati intervalli di tempo, a rotazione” si legge nell’articolo. La terza. Ortega ipotizza la costruzione di un porto in acque profonde in Nicaragua, sulla costa del mar dei Caraibi, finanziato da Taiwan e altri paesi, compresa la Russia. Feira ritiene che l’esistenza di questo porto soddisfi gli interessi strategici della Russia. La quarta. Nel 2016 in Nicaragua sono arrivati 20 carri armati russi T-72БВ, per un totale previsto di 50 carri armati. “Anche se è stato dichiarato il prezzo, 80 milioni di dollari, il governo del Nicaragua ha riconosciuto che si tratta di un regalo”, si legge nell’articolo. Secondo l’autore, non è chiaro, perché Mosca l’abbia fatto. “L’elenco comprende quattro motovedette, due barche missilistiche, velivoli da addestramento; in precedenza, il Nicaragua ha ricevuto 12 complessi di per la difesa aerea e due elicotteri” si legge nell’articolo. Gli esperti suggeriscono che i carri armati verranno usati se ci saranno proteste di massa contro Ortega. La quinta. Il centro di formazione per combattere il traffico di droga. “Dal 2007 il paese ha dichiarato di aver avuto un aiuto dalla Russia di 151 milioni di dollari, secondo la Banca Centrale del Nicaragua. Mosca ha mandato grano, i vecchi taxi e autobus, e ha collaborato con diverse convenzioni. Recentemente, a Managua, ha aperto un Centro di formazione per combattere il traffico di droga”si legge nell’articolo. Feira scrive che c’è appeso un cartello che “indica che l’edificio è di proprietà del Ministero degli interni della Russia, non solo che sia stato costruito con l’assistenza del governo russo”. L’esperto sostiene che nei piani superiori dell’edificio, dove sono ammessi solo russi, si svolgano attività non dichiarate”. 15.08.2017
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Moon Jae-in: Corea del Sud farà di tutto per impedire la guerraIl 15 agosto, il presidente sudcoreano Moon Jae-in ha lanciato l’appello di affrontare in maniera pacifica la questione nucleare della penisola coreana, affermando che la Corea del Sud farà di tutto per impedire la guerra nella penisola. Moon Jae-in ha affermato nel contempo che senza il permesso della Corea del Sud, nessuna parte potrà condurre operazioni militari sulla penisola coreana. Recentemente, il governo sudcoreano ha espresso più volte la propria posizione, enfatizzando la soluzione pacifica della questione della penisola. 2017-08-15
Corea del Nord, Kim frena: “Prima di sparare aspetto le mosse di Trump”Il dittatore: “Imperialisti Usa hanno il cappio al collo”. Ma allontana l’ipotesi di un attacco missilistico contro la base strategica di Guam e annuncia: “Per disinnescare tensioni servono azioni adeguate degli Usa” La base strategica di Guam resta nel mirino. Ma Kim Jong-un rinvia la data di un ipotetico attacco missilistico. Prima di sparare starà a guardare “un altro po’ il folle e stupido comportamento degli yankee”, ha dichiarato il dittatore nordcoreano, dopo aver comunque rivendicato che “gli imperialisti Usa hanno il cappio al collo”. Nei giorni scorsi Pyongyang aveva fatto sapere che i piani per colpire l’isola nel Pacifico sarebbero stati pronti entro la metà di agosto. E puntualmente, a ferragosto il giovane leader ha partecipato ad un vertice con le forze militari e a un’ispezione al comando della forza strategica a capo delle unità missilistiche della Corea del Nord. Kim “ha esaminato il progetto per lungo tempo” e “ha discusso” con gli ufficiali del comando, spiega la Kcna, agenzia di stampa del regime Kcna. Il proclama assicura che le forze armate di Pyongyang sono pronte a lanciare i missili in qualsiasi momento. Ma precisa: “Per disinnescare le tensioni e prevenire il pericoloso conflitto militare nella penisola coreana è necessario che gli Stati Uniti facciano innanzitutto scelte adeguate e le traducano in azioni, in quanto hanno compiuto una provocazione con l’introduzione di enormi attrezzature strategiche nucleari in prossimità della penisola”. Un segnale di apertura che invoca quindi un atto di distensione da Washington, dove invece nei giorni scorsi era risuonata la minaccia di Donald Trump che annunciava “fuoco e fiamme” contro Pyongyang. E anche stanotte il presidente Usa, in un colloquio telefonico con il premier giapponese Abe ha dichiarato che gli Stati Uniti si tengono “pronti a difendere e rispondere a ogni iniziativa nordcoreana contro le forze americane o quelle degli alleati di Seul e Tokyo”. Pronti a rispondere, appunto. Proprio come Kim. La partita a scacchi continua. 15 agosto 2017 |
RUSSIA. Trump sanziona e Xi se la godeLa scorsa settimana, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, l’Iran e la Corea del Nord. In particolare, la legge prevede sanzioni nel settore della Difesa, dell’intelligence, dell’estrazione mineraria, della navigazione e delle ferrovie russe e limita le relazioni con le banche e le società energetiche russe, riporta Sputnik. Gli Stati Uniti continueranno ad opporsi all’attuazione del progetto del gasdotto Nord Stream 2, citando il presunto impatto negativo che esercita sulla sicurezza energetica dell’Unione europea. Gli esperti dicono che il disegno di legge potrebbe influenzare i cinque progetti congiunti russo-europei, tra cui Nord Stream, Nord Stream 2, Turkish Stream, Caspian Pipeline Consortium e Baltic Lng. Ma comunque sia, le sanzioni avranno solo un effetto parziale sulla maggior parte dei progetti; le nuove sanzioni minacciano direttamente due progetti, Nord Stream 2 e la seconda parte del Turkish Stream. Di questi, potrebbe essere colpita la parte parte finanziaria, gli investimenti, dal momento che tutta la parte delle attrezzature è già stata ultimata. In particolare, potrebbe soffrire Nord Stream 2, che ha una spesa complessiva di 9,5 miliardi di euro coperta da garanzie bancarie da parte dei partner occidentali di Gazprom. Inoltre, le sanzioni possono anche pregiudicare il lato tecnologico del progetto, incluse le opere di posa delle tubature perché solo poche aziende possono fare lavori sottomarini di posa e tutte queste aziende sono in Occidente. Le nuove sanzioni statunitensi hanno ricevuto critiche serie dall’Unione europea, che si è impegnata a prendere contromisure per difendere i propri interessi, come ha detto il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Anche se Mosca prevede passi concreti da parte dei suoi partner europei, tra cui l’adozione di una legge che protegga le imprese europee dalle sanzioni statunitensi, o misure reattive, che potrebbero scatenare la reazione del sistema giudiziario statunitense. Ci sono però forti dubbi che Bruxelles andrà fino in fondo, sfidando le ambizioni globali di Washington. Alcuni esperti russi suggeriscono che la Russia dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di attivare i suoi partner orientali, innanzitutto la Cina le cui aziende del settore energetico hanno molte delle tecnologie che hanno anche le aziende occidentali. Tuttavia, la questione sarebbe se le aziende cinesi vogliano investire in Russia. La cooperazione tra la Russia e la Cina nel settore energetico sembrerebbe quindi molto promettente; l’energia è interesse prioritario per i cinesi. La maggior parte dei loro investimenti verso la Russia sono proprio nel settore dell’energia; ma allo stesso tempo, è chiaro che le aziende cinesi rischiano di cadere sotto la scure delle sanzioni del mercato statunitense che considerano molto più importante del mercato russo. Graziella Giangiulio agosto 7, 2017
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I talebani hanno invitato Trump a ritirare le truppe dall’AfghanistanI talebani hanno inviato al presidente Donald Trump una lettera aperta con un appello a “ritirare completamente le truppe” dall’Afghanistan, riferisce l’agenzia Khaama Press. Nella lettera si sottolinea che la violenza nel paese è direttamente correlata alla presenza di truppe straniere, la cui azione è un’ “occupazione”. I talebani hanno accusato la coalizione guidata dagli USA della distruzione dell’Afghanistan, di aver reso il paese uno dei peggiori in termini di sicurezza, di aver minato l’economia. In precedenza il quotidiano USA Today ha scritto, citando il fondatore della compagnia militare privata Blackwater Erik Prince, che la Casa Bianca sta valutando un piano per il trasferimento di gran parte delle attività americane in Afghanistan a contraenti privati. Il piano viene discusso seriamente, nonostante le preoccupazioni del consigliere del presidente per la sicurezza nazionale Herbert Mcmaster e il capo del Pentagono James Mattis. Secondo il piano di Prince, 5,5mila privati, principalmente ex soldati delle forze speciali, diverranno consulenti dei militari afgani in tutto il paese. Si prevede inoltre il sostegno di privati per l’areonautica per 90 aerei. Gli Stati Uniti nel 2001 hanno iniziato in Afghanistan un’operazione militare antiterrorismo, in seguito, dopo le sanzioni del Consiglio di sicurezza ONU, sono state schierate le forze internazionali per la sicurezza, le ISAF, sotto il comando della NATO. La coalizione, sotto comando USA e ISAF, ha combattuto contro i talebani e Al-Qaeda. Nel 2014, la NATO ha ritirato le sue forze dall’Afghanistan, all’inizio del 2015, sono cominciate le operazioni di combattimento della missione “Risoluto sostegno”. 15.08.2017
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