Lo staff di iskrae vi rimanda a queste osservazioni che ci ha inviato Angelo Ruggeri per contribuire alla lettura del presente politico.
LE INCOSTITUZIONALITA’ DEL COSTITUZIONALISTA AMATOAngelo Ruggeri Il primo ideatore dell’anticostituzionale “federalismo” regionalista che ha distrutto il servizio sanitario nazionale- S.S.N. A rafforzamento dell’esigenza di delineare una strategia di lotta per attuare la democrazia sociale sancita dalla Costituzione, vanno ricordati i motivi che devono portare ad opporsi ad Amato ( lo incontravo in riunioni della CGIL nazionale, dove che lo chiamavano “faina”), cosi come portarono ad opporsi ai progetti di Amato, a cui è caro il presidenzialismo e che – da braccio e mente di Craxi che usa linguaggio moroteo – cela un indirizzo politico autoritario, neo-centralista e obbediente alle ben note sollecitazioni di governabilità favorevoli agli interessi delle imprese multinazionali, di cui va soprattutto considerato il suo stretto legame con la strategia della Confindustria, come si comprende bene dal suo progetto di pervenire al conclamato “risanamento” del bilancio dello stato, con una manovra “istituzionale”, che sotto ogni profilo contrasta con la Costituzione, in quanto vorrebbe ignorare l’inscindibilità tra la Prima Parte ”sociale” e la Secondo Parte “organizzativa” del Patto costituzionale sottoscritto dalle forze democratiche nell’Assemblea Costituente. I progetti di Amato sono stati e restano strettamente legati a quelli delle Confindustria, in quanto ispirati al medesimo obbiettivo di RAFFORZAMENTO DEL POTERE ECONOMICO PRIVATO E DI RIDUZIONE DEI DIRITTI SOCIALI: SIA tramite la poi attuata “riforma” della legge elettorale statale e locale, per alterare il principio della proporzionale e così ottenere che deperiscano le spinte del pluralismo e della dialettica sociale e politica, e quindi le ragioni stesse della democratica domanda sociale. SIA tramite la prospettiva perseguita e realizzatasi, di sempre più SPOGLIARE IL PARLAMENTO DELLA SUA AUTONOMIA DAL GOVERNO, subordinando la politica “legislativa” alla politica di “bilancio” rimessa in capo al Governo. E impegnando il Parlamento a trasferire con “delega” al Governo le scelte in materia “sociale”, nella logica delle più generale della ANTIDEMOCRATICA DELEGIFERAZIONE DEL PARLAMENTO: cioè della rinuncia del Parlamento a legiferare, delegando il compito al governo mediante le famigerate LEGGI DELEGA (al governo), che peggio ancora dei Decreti legge, sono quanto di più antidemocratico e antiparlamentare possa esserci. SIA la prospettiva poi attuata – di riformare la legge elettorale statale e locale per alterare il principio della proporzionale e cosi ottenere che deperiscano le spinte del pluralismo e della dialettica sociale e politica, e quindi le ragioni stesse della democratica domanda sociale. In tale contesto, oggi si tratta di dare sviluppare e dare strategia e indirizzi di segno opposto a quelli cullati e da sempre sostenuti da Amato fin dal suo Governo del 1982, strategia e indirizzi che il costituzionalista Salvatore d’Albergo definii un “colpo di stato” (come nell’intervista da noi fatta a d’Albergo) . Serve cioè rimuovere le linee di tendenza emerse da allora e ancor più oggi, tese a favorire il progressivo spogliamento delle prerogative del Parlamento attuato tramite la sessione di bilancio, il rafforzamento della Presidenza del Consiglio e l’adesione alla linea – sostenuta per primo dal Amato – di legiferare sempre più tramite principi di “delega” dal Parlamento al governo, che RENDONO IL GOVERNO IL DOMINUS incontrollato e incontrollabile della politica legislativa,
Nel contempo va sottolineato come un regionalismo ad impianto “federalista”, cosi come la riduzione della proporzionale e l’elezione diretta del sindaco, sono non a caso importate da esperienze come quella nordamericana che nulla hanno a che fare con la nostra Costituzione, essendo tutte espressione di una medesima e variegata CULTURA CENTRALISTICA E ANTIDEMOCRATICA ISPIRATA DALLA’IDEA CHE I POTERI DECENTRALIT E LOCALI NON DEBBANO INTERFERIRE IN ALCUN MODO CON IL POTERE CENTRALE NAZIONALE RIGUARDANTE LA SCELTA DI FONDO DELLA POLITICA ECONOMICA E FINANZIARIA, ed anzi al contrario, far pagare e “SCARICARE” – come fece il AMATO nel 92 con la pesante svalutazione, controriforma delle pensioni, prelievo forzoso e le drastiche misure economiche antipopolare assunte tagliando fuori il Parlamento, che chiamammo il golpe strisciante – IL PESO DI TALE POTERE EDELLE SCELTE ECONOMICHE SUL TERRITORIO , ERIGENDO LE REGIONI AL RANGO DI “STATI” (o staterelli), per razionalizzare la manovra efficientistica e antisociale delle risorse economiche, scarsamente destinate alla società secondo i criteri di una economicità privata e “federale” assunti del potere centrale nazionale ignorando i criteri della economicità pubblica.. In un quadro di riduzione istituzionalizzata del peso delle forze sociali – chiuse nel ridotto delle varie regione/stato – si presentano come INCOSTITUZIONALI – come è nel progetto e nelle idee di Amato – le convergenti tendenze ad INGABBIARE i partiti NELLE REGIONI e verso preordinazione di schieramenti – limitativi della libertà politica -, e ad ELIMINARE IL PLURALISMO E LA DIALETTICA SOCIALE, mediante l’elezione presidenzialistica del Sindaco e della Regione, instaurando un DOPPIO PRESIDENZIALISMO COMUNALE E REGIONALE per OCCLUDERE COL CENTRALISMO REGIONALE IL RAPPORTO TRA LE COMUNITA’ LOCALI TERRITORIALI E IL CENTRO NAZIONALE “PER CONCORRERE CON METODO DEMOCRATICO A DETERMINARE LA POLITICA NAZIONALE“(Art.49C.). In questo modo, soprattutto, impedendo alle comunità sociale/territoriale di concorrere alle decisioni ECONOMICE NAZIONALI, stante che l’economia appartiene all’ambito dello stato nazionale e non all’ambito delle Regioni dedite ai servizi sociali, che fungerebbero da diaframma per bloccare la partecipazione e le lotte all’ambito regionale, mettendo al riparo le scelte economiche/nazionali dall’intervento, dalle lotte e dalla potere dal basso del sociale/territoriale. Il sofisticato sistema “federalistico” col separatismo del cosiddetta autonomia regionali differenziato serve a mettere al riparo l’economia dall’interferenza delle autonomie locali e sociali, cioè a RENDERE VANO IL SISTEMA DI POTERE DAL BASSO VERO L’ALTO DELLA REPPUBBLICA DELLE AUTONOMIE LOCALI E SOCIALI, RISPETTO ALL’ECONOMIA E ALLE SUE PROIEZIONI SOVRANAZIONALI. Come risulta dalle argomentazioni diffuse in questi anni, SIA il PLEBISCITARISMO che è ALLA BASE DEL PRESIDENZIALIZMO GIA’ INVOCATO DAL CRAXISMO IN VERITA’ ISPIRATO PROPRIO DA AMATO, SIA del TRASVERSALISMO ANTIPROPORZIONALISTA PORTATO AVANTI DAI REFERENDUM DI SEGNI, CONTRASTA RADICALMENTE CON LA COSTITUZIONE – specie se il principio della proporzionale che ha portata costituzionale, non trova applicazione nelle elezioni comunali e a livello locale dove è soprattutto li che deve potersi esprimere al meglio il pluralismo – in quanto spezza ogni possibile relazione sociale e politica tra gli elettori e il “capo” dell’amministrazione che sia fondata su impegni programmatici articolati in sintonia con la domanda sociale, sena per altro evitare ACCORDI ANCOR PIU’ SEGRETI DEGLI ATTUALI TRA LE “CAMARILLE” DI VARI VERTICI DEI GRUPPI POLITICI CON IL CANDIDATO ALL’ELEZIONE DIRETTA NEL COMUNE E NELLA REGIONE. Tutto questo veniva impostato dal governo AMATO DEL 92 e proseguito dal governo CIAMPI del ‘93 con in seno in entrambi i governo il DRAGHI incaricato delle privatizzazioni, che inizio a progettare con AMATO per proseguire con CIAMPI, poi con BERLUSCONI, con PRODI e tutti i governi – compreso quello di D’ALEMA e COSSUTTA – della famigerata DIADE DESTRA/SINISTRA. Come si vede quegli anni -, nonostante i disastri provocati dalla distruzione dei partiti e della democrazia, dalle modifiche ed assalti alla costituzione, dalle crisi continue e la separazione tra istituzioni e popolo provocati dal maggioritario e gli oltre 50% di non votanti – continuano ancora oggi e con molti degli stessi “uomini indispensabili” allora come oggi. La già troppo conclamata legge 142/90 di cosidetta riforma delle autonomie locali, è stata ulteriormente stravolta on quel poco che sopravviveva di democraticità, pochè il verticismo, riassuntosi nel potere delle giunte regionali, provinciali e locali, negli anni sarebbe stato esaltato incontenibilmente: con effetti devastanti a favore di una immagine della politica come incontrollabile GESTIONE MANAGERIALE (a partire dall’accordo per introdurre il City manager, tra la prima giunta leghista d’Italia, eletta a Varese grazie al Pd con la giunta Vitali del Pd di Bologna), da diffondere nello stato “federale” (donde le modifiche al Titolo V fatte dal centrosinistra), SICCHE’ TUTTO IL QYADRO ISITUZIONALE, da allora, E’ STATO COINVOLTO CONTRO I PRINCIPI DEI DEMOCRAZIA SOCIALE DI CUI LE FORZE POLITICHE ORGANIZZATE ERANO PORTATRICI. Donde che si rende indispensabile non accettare a capo dello stato o del governo, nessuno di coloro che furono protagonisti da allora, del golpe strisciante e continuo della cosiddetta “costituzione materiale” contro la Costituzione scritta e reale e del degrado e slittamento progressivo della democrazia italiana, nelle spire anti politiche e antisociali del leaderismo e dei ristretti gruppi di vertice e di potere sia istituzionali che economici, tutti organici all’ideologia del mercato e all’ideologia del cosmopolitismo europeista. E definire una linea organica di opposizione, da parte di forze che si rifacciano, in continuità, alla storia e all’esperienza teorica pratica delle organizzazioni politiche/sociale del movimento operaio italiano (a cui non si rifanno i vari gruppi e movimenti che pure si definiscono comunisti …), a partire da tali punti tra loro intimamente collegati, a partire dalla rivendicazione di una proposta di legge – non già seguendo la moda dei referendum – della NECESSITA’ DI CONTRASTARE IL PASO AD UNA ULTERIORE DEMOLIZIONE DELLA DEMOCRAZIA – cui porterebbero capo di stato e di governo che si sa essere delle stesse idee sopra richiamate e di AMATO e simili – , MA ANCHE RESPINGENDO LE VECCHIE MA SEMPRE PRESENTI CRITICHE REAZIONARIE CONTRO LA c.d. “PARTITOCRAZIA” (parola dl vecchio mussolinismo), che da sempre è stata alimentata dalle varie destre e sedicenti sinistre: per come prima cosa – necessaria per la ricostituzione della funzione democratica e sociale dei partiti di massa – l’introduzione della proporzionale PURA nelle leggi elettorali, che ancora oggi si vuole che privilegi l’artificiosa “correzione” dello sbarramento e o di premi per creare artificiose maggioranze parlamentari: perché è solo cosi che il popolo può tornare ad essere sovrano, potendo scegliere i propri rappresentanti anche tra le forze non omologate al mercato ne all’anticostituzionale “sovranismo europeo”. Ruggeri intervista a dAlbergo-golpestrisciante_17 luglio 1992 Pdf |