LETTERA APERTA AL QUOTIDIANO “ LA REPUBBLICA “
Spett. Redazione Nazionale
Con un articolo di Guido Andruetto, voi informate, oggi, i vostri lettori che, nel prossimo mese di giugno, a Torino, sarà inaugurato, nel palazzo dove Antonio Gramsci abitò tra il maggio del 1914 ed il 1922 e dove lavorò alla pubblicazione della rivista “ Ordine Nuovo “ guida del movimento operaio dei Consigli di fabbrica, il nuovo albergo di lusso che si chiamerà, appunto “ Antonio Gramsci “.
Voi stessi affermate che l’apertura dell’ hotel “…. Imbarazza Torino “. Ciò avviene, infatti, per ragioni molteplici ed opposte, a secondo del punto di vista da cui si osserva la questione.
Da un lato vi è l’imbarazzo dei vertici della catena spagnola partner dell’iniziativa, a cui, probabilmente, si è dovuto spiegare che, nonostante il pesante significato ideologico e politico dell’intitolazione, si sarebbero, comunque fatti un sacco di soldi. D’altro canto, vi è l’indignazione e la protesta dei comunisti e di ampi settori del movimento operaio e democratico che avrebbero desiderato ben altra destinazione ad un luogo così carico di significato storico e politico per il movimento operaio torinese, nazionale ed internazionale.
Entriamo, quindi, nel merito della questione. Antonio Gramsci è il fondatore e leader storico del Partito Comunista d’Italia, promotore di un giornale, l’ “ Ordine Nuovo “, appunto, che guidò le lotte operaie nel “ biennio rosso “ ( 1919-1920 ), quando la borghesia, come molti storici ancora oggi ricordano, provò la “ grande paura “, cioè la paura di perdere il potere politico ed economico in seguito al movimento dei Consigli di fabbrica ed alla occupazione delle fabbriche stesse, sull’onda dell’esempio della Rivoluzione d’Ottobre del 1917 in Russia, a cui la borghesia reagì nel biennio successivo ( 1921-1922 ) promuovendo l’avvento del fascismo.
Torino, per quegli accadimenti, e per i successivi cicli di lotte operaie e popolari che hanno costellato la sua storia contemporanea ( scioperi del marzo 1943-1944, movimento dei comitati di gestione e cln nelle fabbriche durante la resistenza antifascista, lotte operaie negli anni 1969-1975 fino alla occupazione della Fiat nel 1980 ) è considerata, non per auto proclamazione, la capitale del movimento operaio italiano ed una delle capitali del movimento operaio europeo.
Stante questo retaggio storico, quale avrebbe dovuto essere l’utilizzo dell’edificio di Piazza Carlina? In seguito ad una adeguata ristrutturazione, l’insediamento del Museo del Movimento Operaio, con una ricca documentazione della storia delle lotte, delle vittorie ed, anche, delle sconfitte di intere generazioni di operai, di lavoratori torinesi e non, a cui i comunisti, ed Antonio Gramsci in prima persona, hanno dedicato ed ancora oggi dedicano la loro vita.
Ma tant’é. Viviamo in epoca di revisionismo storico, politico ed ideologico, ed i valori e le idee dominanti sono quelli delle classi dominanti. Ai capi gloriosi del movimento comunista ed operaio, quale Antonio Gramsci fu, si concede, post mortem, l’ “ onore “ della intitolazione di un hotel di lusso che contraddice tutti i valori per cui si batté la persona del cui nome si fa uso, mentre, quando erano in vita, si concesse loro il “ privilegio “ del carcere duro e della morte per le sofferenze subite durante la carcerazione stessa.Ci si comporta, cioè, come “mercanti nel tempio“.
Per queste ragioni, i comunisti non mancheranno di promuovere, come già hanno fatto negli anni scorsi, un vasto movimento popolare di in dignazione e di protesta contro chi, prima fra tutti l’Amministrazione Comunale a guida PD, si rende promotrice di un vero e proprio stupro politico e culturale verso le gloriose e sacre tradizioni di una grande città operaia e popolare quale Torino, capitale del movimento operaio italiano e culla di una cultura politica anticapitalistica, quella comunista, che, oggi come ieri, lotta contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, contro ogni forma di oppressione sociale, per la libertà e l’uguaglianza vera, per il socialismo, ideali e valori in cui si sono identificati, ed ancor oggi si identificano milioni di donne ed uomini.
Dario Ortolano, Coordinatore della Direzione Centrale del Partito Comunista
già Assessore all’ Ambiente della Città di Torino nella giunta Chiamparino