Un miscuglio a casaccio, tutto e il contrario di tutto e spesso contro tutti. Interessi contrapposti. Rigoristi e nemici dell’austerità, grisaglie fideiste e croci uncinate, pro Putin e russofobici. E corruttibili mezzo scemi, stando a quanto accaduto in Austria.
Sovranismi confusi contraddittori e quel troppo fascismo che affiora
L’estrema destra in Europa, tutto e il contrario di tutto
«L’alleanza sovranista euroscettica di estrema destra», come ama definirla asetticamente Salvini dallo stesso palco di Milano, a pochi giorni dalle europee del 23-26 maggio e nel pieno dello scandalo-caricatura piombato addosso da Vienna. Le dimissioni forzate del numero due del governo austriaco, Heinz-Christian Strache, beccato il flagranza televisiva a intrallazzate con una ‘oligarca’ russa per giunta finta. Figuraccia ben oltre alla corruttibilità. Disonesti e sommamente stupidi è la conclusione neppure troppo cattiva, e c’è chi vorrebbe affidare Paesi e la stessa Unione europea a personaggi simili? Ovviamente, decine di altre possibili replice contro.
Ma oggi serva capire l’ultra destra. Salvini ha ragione ad arrabbiarsi per i paragoni ingiusti, ma tant’è, le menti acute tra quei compositi schieramenti, oggettivamente non abbondano. E il nuovo scandalo -come rileva Anna Maria Merlo da Parigi- esalta una contraddizione che attraversa in dosi diverse tutte le altre formazioni di estrema destra: le relazioni con la Russia di Putin. Problemone politico e problemi etici a seguire (esattamente il caso austriaco), «la grande disinvoltura con i soldi, che sono uno dei grandi interessi dell’estrema destra. Tant’è che molti partiti di questa affollata galassia non sono sfuggiti a derive disoneste», colpisce il manifesto con qualche dolore antico verso Mosca.
Ma lo smascheramento del «retrobottega» assai poco pulito di Vienna -sempre Anna Maria Merlo- «mette in crisi l’alleanza tra destra classica e estrema destra, che è l’obiettivo in diversi paesi». La destra borghese europea nello stesso salotto col faccendiere Heinz-Christian Strache? Nell’Unione europea, già in sette paesi l’estrema destra è al governo e in altri i nazionalisti ritengono di essere alle soglie del potere. E nel prossimo parlamento europeo, l’estrema destra punta ad essere determinante, ma è accreditata di circa un quarto dei seggi e la manovra -nonostante la follia del voto arrabbiato britannico che crea guai anche quando non riesce ad andarsene- può non riuscire.
Steve Bannon, ex consigliere suprematista di Trum in questi giorni a Parigi, programma una alleanza al Parlamento europeo dei partiti nazionalisti, ma ne riconosce la divisione in tre gruppi. Già ieri a Milano non c’era Viktor Orbán, primo ministro ungherese e leader di Fidesz, che contende a Salvini la leadership nazionalista in Europa, né il Pis polacco di Kaczynski (lui nei guai per i preti pedofili), e nemmeno il Brexit Party di Nigel Farage in Gran Bretagna. Orbán conserva un piede nel Ppe (popolari), che hanno sospeso ma non espulso Fidesz, e pensa a una possibile alleanza con il Pis e altri minori con un volto meno estremista degli ospiti di ieri a Milano. Farage, che con il suo ex partito Brexit Ukip è alleato con il Movimento 5 Stelle.
Con Salvini chi? Lo scorso aprile, sempre a Milano, i danesi del Dfp, l’Afd tedesca e i Veri Finlandesi. Ieri sul palco anche Marine Le Pen del Rassemblement National, il Vlaams Belang dal Belgio, il Pvv olandese, Ekre dall’Estonia, Spd della Repubblica ceca, la slovacca Sme Rodina, Volya bulgara, oltre agli austriaci del Fpö. La spagnola Vox forse, ma dopo il voto delle europee. Battaglione dell’ultra destra compatto all’assalto di Bruxelles? Non sembra. Austriaci, finlandesi e tedeschi che non vogliono sentir parlare di debito italiano e di eventuali sconti. E gli statalisti francesi con i regionalisti belgi? E via contraddicendo storia pubblica e vizi nascosti, come certa croci uncinate tatuate ora sotto giacche di sartoria.
Potenziale elenco lunghissimo con aspetti anche caricaturali, alla Strache: gli olandesi che propongono un «edonismo securitario» e gli spagnoli che vogliono le donne a casa. Gli italiani più anti-europei e gli austriaci più accomodanti con Bruxelles. O sul ‘fronte orientale’, esempio, Jobbik ungherese, tra gli amici di Putin e gli anti-russi dell’est di Polonia o Romania o gruppo di Visegrad. Peggio: «chi non rinnega l’antisemitismo e chi invece lo nasconde, tra il nord Europa più anti-tasse e la Francia più sociale, tra i liberisti e i corporativisti». A pochi giorni dal voto, la propaganda dell’ultra destra si ritrova solo su due temi: il rigetto del trio Merkel-Juncker-Macron e una violenta retorica anti-islam e anti-immigrati. Per il resto vedremo, ma ci sarà poco da ridere.
19 Maggio 2019