Il livello più alto di riscaldamento è previsto nell’Europa nord-orientale e in Scandinavia in inverno e nell’Europa meridionale in estate
di Umberto Mazzantini
Le tendenze delle temperature globali annuali sono un indicatore importante dell’entità del cambiamento climatico e dei suoi possibili impatti. E secondo la World meteorogical organization, dalla fine del XIX secolo la temperatura globale è aumentata costantemente. Il tasso di aumento è stato particolarmente elevato dagli anni ’70, circa 0,2°C per decennio. In particolare, il 2019 è stato il terzo anno più caldo mai registrato e 19 dei 20 anni più caldi si sono verificati dal 2000. Ma l’Artico e l’Europa si sono riscaldati molto più velocemente della media globale, come spiega l’Agenzia europea dell’ambiente (Eea) nel suo nuovo report in materia.
Durante gli ultimi 10 anni (2010-2019), la temperatura media globale della superficie terrestre è stata tra 0,94 e 1,03 gradi centigradi più calda rispetto al livello preindustriale, facendone il decennio più caldo mai registrato. Ma il nuovo Indicator Assessment – Global and European temperatures della Eea evidenzia che «le temperature terrestri europee sono aumentate ancora più rapidamente nello stesso periodo, da 1,7 a 1,9°C».
Con l’Accordo di Parigi, tutti i Paesi dell’United Nations Framework Convention on Climate Change si sono impegnati a limitare l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei +2°C rispetto al livello preindustriale e a puntare a limitarlo a 1,5 °C. Eppure la strada finora percorsa è molto lontana da quest’obiettivo. L’Eea conferma infatti che «il riscaldamento osservato finora ammonta già alla metà dell’aumento massimo di 2°C compatibile con l’Accordo di Parigi. Senza drastici tagli alle emissioni globali di gas serra, il limite di 2°C sarà già superato prima del 2050».
In tre dei quattro scenari di emissioni (representative concentration pathways – RCP) presi in considerazione nei recenti rapporti dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), i +2°C di riscaldamento verrebbero superati negli anni 2040. Secondo lo scenario RCP4.5, entro la fine del secolo le temperature globali aumenteranno da 1,7 a 3,2°C sopra i livelli preindustriali e per lo scenario RCP8.5 da +3,2 a +5,4°C. L’unico scenario con una possibilità di rimanere entro i limiti stabiliti dall’Accordo di Parigi è RCP2.6, che prevede un riscaldamento da +0,9 a +2,3° C.
L’Eea sottolinea che «le proiezioni del cambiamento climatico oltre il 2100 basate sugli extended concentration pathways (ECP) hanno fornito stime mediane per l’aumento della temperatura media globale del 2200, rispetto ai livelli preindustriali, tra +1,3° C per ECP2.6 e +7,1° C per ECP8.5».
Ma, senza dover scrutare l’orizzonte di un futuro più o meno lontano, la cosa certa è che già oggi l’Europa si sta riscaldando più velocemente della media globale: «Nell’ultimo decennio la temperatura media annuale sulle aree terrestri europee è stata di 1,7-1,9° C più calda rispetto al periodo preindustriale. Un riscaldamento particolarmente elevato è stato osservato sulla penisola iberica, in tutta l’Europa centrale e nord-orientale, in particolare nelle regioni montuose e nella Scandinavia meridionale».
Da quando si sono cominciati a raccogliere dati strumentali, in Europa i 4 anni più caldi sono stati il 2014, 2015, 2018 e 2019. A giugno e luglio 2019 molte aree europee hanno subito ondate di caldo eccezionali, battendo molti record nazionali di temperatura di tutti i tempi.
Anche le proiezioni dell’iniziativa Euro-Cordex suggeriscono che «durante questo secolo le temperature nelle aree terrestri europee continueranno ad aumentare a un ritmo più alto della media globale». E l’Eea conclude: «Si prevede che le temperature terrestri in diverse regioni europee aumenteranno ulteriormente di 1,4-4,2°C nello scenario RCP4.5 e da 2,7 a 6,2°C nello scenario RCP8.5 (entro il 2071-2100, rispetto al 1971-2000). Il livello più alto di riscaldamento è previsto nell’Europa nord-orientale e in Scandinavia in inverno e nell’Europa meridionale in estate».
[2 Ottobre 2020]