Foto: a sinistra Gianpiero Mughini (dell’ex giornale di partito Lotta Continua) ed a destra Valerio Morucci delle Brigate Rosse nella sede dell’organizzazione fascista CasaPound.
INTRECCI E SEGRETI Già capo della colonna romana, condannato per l’omicidio Moro: è dipendente della società di intelligence De Donno, il braccio destro dell’ex numero uno di Ros e Sisde.
EMILIANO LIUZZI – MARCO LILLO
Valerio Morucci, capo delle Brigate Rosse a Roma, dichiarò a Fabrizio Caccia del Corriere della Sera: “Quando esci, il lavoro non te lo dà nessuno, perché sei quel che sei”.
Morucci invece è stato assunto a tempo indeterminato da una società romana. La notizia è però che la società era amministrata fino al novembre del 2014 dal suo ex cacciatore: il generale Mario Mori, già parte dell’antiterrorismo ai tempi in cui Morucci feriva, uccideva o sequestrava i nemici della rivoluzione, poi a capo del Ros dei Carabinieri e del Sisde, il servizio segreto civile che ora si chiama Aisi.
Valerio Morucci e Adinolfi a CasaPound
LA SOCIETA’ che ha dato il posto a Morucci non è una qualsiasi società di intelligence e sicurezza. La G Risk è di proprietà del principale collaboratore di Mori, l’ex colonnello dei carabinieri ed ex dirigente dei servizi segreti Giuseppe De Donno, imputato con Mori a Palermo al processo Trattativa Stato-Mafia. La G Risk ha pubblicato il libro Servizi e Segreti firmato Mario Mori e la rivista Look Out, allegata a Panorama, diretta dal generale. Sei anni fa Mori era direttore scientifico anche di Theorema, un’altra rivista edita da Noema, sulla quale scriveva anche Morucci.
Il destino intreccia le storie di Mori, Morucci e Moro. Sembra un gioco di parole ma è una storia piena di sangue e mistero.
Mori diventa comandante dell’Anticrimine al Reparto Operativo di Roma dei Carabinieri il giorno del sequestro Moro e ricopre un ruolo chiave nella struttura antiterrorismo del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Invece Valerio Morucci è il capo della colonna romana delle Brigate Rosse. E’ il combattente Pecos che apre il fuoco con la sua mitraglietta Skorpion da sinistra sulla Fiat 130 in via Fani. Poi si occupa dei comunicati delle Br e telefona al collaboratore di Aldo Moro, il professor Tritto, che si mette a piangere quando gli intima di andare a vedere il cadavere dello statista nella Reanault 4 in via Caetani.
Poi si dissocia e ottiene la libertà nel 1994 ma l’ultimo libro dell’ex senatore Sergio Flamigni denuncia l’inattendibilità del cosiddetto “memoriale Morucci”, preso per buono dai giudici come base delle loro sentenze. Altri hanno avanzato dubbi sul rapporto speciale tra Morucci e l’ex ministro dell’Interno e poi Capo dello Stato, Francesco Cossiga.
Oggi scopriamo che Morucci lavora per la G Risk. La società privata si occupa di sicurezza e di intelligence ed è controllata da De Donno con il 66 per cento da un altro ex carabiniere Mauro Ciuffini, protaginista dell’inchiesta sulla camorra e l’alta velocità ferroviaria in Campania nel 1996. “Abbiamo assunto Morucci per la sua esperienza di vita”, spiega De Donno. Per esperienza intende anche quella da terrorista? “Certo, anche per quella storia. Tre anni fa – prosegue De Donno – è rimasto disoccupato e abbiamo deciso di assumerlo con un contratto a tempo indeterminato”.
Cosa ci fanno insieme ex vertici dei carabinieri e dei servizi con ex vertici delle Br? “Avevamo bisogno di una persona che si occupasse dello scacchiere internazionale e abbiamo individuato in Morucci la persona giusta. Non c’è niente di strano. Anche la sua esperienza di vita, quella negativa, può essere utile a un’azienda come la nostra”.
De Donno difende la sua assunzione: “E’ una scelta trasparente, fatta da una società privata nei confronti di una persona che ha pagato il suo conto con la giustizia”.
Giuseppe De Donno è il braccio destro del generale Mori dai primi anni Novanta a Palermo. Proprio De Donno incontra in aereo Massimo Ciancimino e avvia i contatti che porteranno Mario Mori a trattare con don Vito Ciancimino. Nel 2001 Mori passa a dirigere con Berlusconi il Sisde, cioè il servizio segreto civile interno e De Donno lo segue. Poi arriva il governo Prodi, Mori lascia la guida dei servizi al prefetto Franco Gabrielli e va a fare il consulente di Gianni Alemanno al Comune di Roma. De Donno si guarda intorno e fonda la G Risk. La società a fatturato 4 milioni e 400 mila nel 2013 ma solo 2 milioni e 800 mila nel 2014.
Giuseppe De Donno con il generale Mori
Secondo De Donno, che lo dice nella relazione al bilancio, la flessione sarebbe dovuta al danno d’immagine per l’indagine del pm Alfredo Robledo sui rapporti di G Risk con la società Cal (Concessioni autostradali lombarde) della Regione Lombardia. Nell’inchiesta del 2014 su Infrastrutture Lombarde i pm contestavano a De Donno la turbativa d’asta e la truffa per un incarico da mezzo milione per la sorveglianza degli appalti. L’ex presidente Roberto Formigoni aveva pensato a lui nel 2009 addirittura per il Comitato per la legalità e la trasparenza dell’Expo. L’inchiesta effettivamente non è stata una buona pubblicità. I 560 mila euro pagati da Cal furono sequestrati ma alla fine la Cassazione ha restituito tutto a G Risk ad aprile 2015. I soldi per pagare Morucci ci sono. La società ha chiuso con un utile di 8 mila euro.
1 marzo 2016