R.C.
Franco Di Carlo ha ripetuto quanto affermato vent’anni fa e scatenato un putiferio.
“Fandonie” tuona l’avvocato Coppola, legale di famiglia del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E’ noto che la famiglia Mattarella, ritenendo di aver pagato ampiamente il tributo dovuto ai trascorsi chiacchierati di Bernardo, abbia la querela facile.
Ma la morte di Piersanti, ammazzato da Cosa Nostra, non può valere come manleva totale.
“Il vecchio Bernardo Mattarella, padre del capo dello Stato, mi fu presentato come uomo d’onore di Castellammare del Golfo – sono le dichiarazioni di Franco Di Carlo, da trent’anni uno dei principali collaboratori di giustizia.
Franco Di Carlo spiega anche come maturò l’omicidio di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Sicilia, e fratello dell’attuale Capo dello Stato, Sergio. Una soffiata involontaria del procuratore Vincenzo Pajino, magistrato della Procura di Palermo. “Era onesto, ma era intimo della famiglia Salvo” e così, senza sapere che fossero mafiosi, li informò di come l’allora presidente della Regione Sicilia si era lamentato di Vito Ciancimino.
Il boss di Altofonte racconta i suoi numerosi tentativi fatti per cercare di salvare la vita a Piersanti Mattarella, rivolgendosi a boss del calibro di Bernardo Brusca, Michele Greco e Cola Buccellato, il quale informò Riina e Provenzano, di fermare l’esecuzione, ma tutti confermarono che il politico doveva “essere eliminato”.
Nonostante la corte d’Assise di Trapani abbia ritenuto Franco Di Carlo pienamente attendibile e riscontrata la veridicità dei suoi incontri con Bernardo Mattarella, per l’avvocato Coppola le sue sono “grottesche millanterie, palesi fandonie facilmente confutabili”.
E le confuta in maniera quantomeno discutibile, basandosi su particolari irrilevanti, ad esempio sostenendo che Di Carlo non avrebbe mai potuto frequentare Piersanti Mattarella a Palermo, in quanto questi studiava a Roma ed era di sei anni più vecchio.
Dichiarazioni quindi “fantasiose, incerte e contraddittorie” quelle di Di Carlo, ma le procure evidentemente non la pensano così, intanto i media si premurano di dare indicazioni, per fortuna decisamente approssimativa, sull’ubicazione dei luoghi dove vivrebbe l’ex boss di Altofonte: sia mai che a qualcuno venisse in mente di cercarlo.