I titoli e l’inganno. «Le milizie libiche sfondano a sirte, l’Isis si ritira». Altri forniscono dettagli sull’offensiva delle forze fedeli al governo di unità nazionale. «I jihadisti in fuga si sono tagliati la barba per non farsi riconoscere». Come se la Libia fosse tornata di colpo un Paese con un governo ed un suo esercito. Miracolo o fandonia. In campo ci sarebbero anche, «forze speciali britanniche e americane, che offrono intelligence, armi sofisticate e la copertura aerea, soprattutto tramite droni di nuova generazione». Strano. Troppi misteri.
di rem
La Libia indifesa nelle mani del Califfo che dall’ex quarta sponda minacciava direttamente l’Italia. Ricordate? Da oggi, praticamente allarme rientrato, non si sa bene come, ma i ‘buoni’ vincono e i cattivo fuggono. Bah.
Da Ansa.it. “I miliziani dell’Isis si stanno ritirando da Sirte, dopo che le forze fedeli al governo di unità nazionale hanno sfondato le difese della città e sono entrate nel centro con mezzi corazzati, diversi carri armati e sostenuti da aerei da guerra. Lo riferiscono responsabili libici. Alcuni jihadisti, si aggiunge, si sono tagliati la barba per fuggire”.
Altra sorpresa, la Libia ha una marina militare operativa, quella mai vista nel pattugliamento delle coste e nella caccia agli scafisti assassini.
“La Marina militare intanto ha assicurato di avere il pieno controllo della costa davanti alla città natale di Muammar Gheddafi. «Le nostre forze controllano l’intera costa di Sirte e i miliziani dell’Isis non possono fuggire via mare. L’offensiva navale e terrestre è stata affiancata da una serie di bombardamenti aerei che hanno centrato il quartier generale dell’Isis nella città».
Maggiori dettagli nella cronaca da un valoroso e irriducibile inviato, Lorenzo Cremonesi sul Corriere della Sera.
Già nel sommario il primo dubbio: «I comandi di Misurata e Tripoli si mostrano sorpresi per la repentina rotta dei jihadisti», anche loro. E una notizia sussurrata più volte in attesa di quasi impossibile verifica: «In azione anche forze speciali inglesi». Ecco la vera notizia. «Al loro fianco (delle forze libiche NdR) operano ben equipaggiate squadre di forze speciali britanniche e americane, che offrono intelligence, armi sofisticate e la copertura aerea, soprattutto tramite droni di nuova generazione».
Ma lo stesso Cremonesi ammette che le informazioni dal fronte sono confuse e contraddittorie. Un solo fatto pare certo (notare il ‘pare’): l’Isis in netta ritirata. E qui condividiamo numerose perplessità.
1) Solo un paio di mesi fa l’avanzata Isis al cuore della Libia appariva inarrestabile, sino a minacciare le maggiori zone petrolifere e la stessa capitale.
2) Gli stessi comandi di Misurata e i portavoce a Tripoli si mostrano sorpresi per la repentina rotta dei jihadisti.
3) Le intelligence occidentali anglofone parlavano di oltre 5.000 jihadisti in campo, l’80% foreign fighters, per lo più tunisini, algerini, siriani, afgani, iracheni.
4) Forse aveva ragione l’intelligence italiana a dire di 2000, 2500 jihadisti stranieri non troppo motivati e non molto amati localmente.
Ci si aspettava una feroce resistenza con cecchini e attentati suicidi, bombe-trappola strada per strada, come a Ramadi, Falluja, Tikrit, i centri dell’Isis in Iraq. Invece la rotta ci viene raccontata come repentina, con armi abbandonate, veicoli, uniformi, telefoni cellulari e persino i resti di barbe e capelli tagliati.
Secondo fonti militari di Misurata, i miliziani Isis sarebbero circondati nel centro città.
La marina militare inviata da Tripoli sostiene di controllare l’intera fascia costiera, mentre i combattenti Isis sarebbero adesso concentrati nei palazzoni del gigantesco centro-congressi.
Domanda chiave che ritorna. Cosa ha permesso al fronte pro-Serraj di ottenere tale avanzata?
Ancora a metà aprile, Isis aveva lanciato una offensiva lambendo Misurata che aveva imposto il coprifuoco notturno.
A Tripoli rispondono ufficiosamente ringraziando l’aiuto anglo-americano. «Specialmente le teste di cuoio inglesi sono state determinanti», commentano gli osservatori locali.
Serraj avrebbe vinto anche la gara con il generale Khalifa Haftar, l’uomo forte legato al governo di Tobruk, che prometteva di liberare lui Sirte.
Tra le immagini dei quartieri liberati che i miliziani stanno diffondendo in rete ci sono anche quelle del famigerato incrocio di Zafarana, noto alle cronache negli ultimi mesi perché proprio qui i tagliagole jihadisti compivano le loro sanguinose esecuzioni pubbliche.
Decapitazioni, crocifissioni, torture di ogni sorta contro sospette «spie», cristiani, omosessuali, donne adultere, o più semplicemente civili accusati di non essere abbastanza «islamici».
Abbattuto il palco in ferro delle esecuzioni. Simboli attorno a fatti incerti.
Ma cosa stia realmente accadendo attorno a Sirte, non è ancora per niente chiaro.
10 giugno 2016