Brevissima passeggiata tra la presenza italiana nell’Isola
Autore: Alberto Pozo
Ovviamente il primo italiano che ha visitato Cuba è stato Cristoforo Colombo, tra il 21 e il 27 ottobre del 1492, il grande Ammiraglio del Mare Oceano, nato a Genova.
Quasi un secolo dopo giunse a L’Avana il famoso ingegnere Giovanni Battista Antonelli per costruire le fortezze El Morro e la Punta, oltre all’entrata della baia, dove si riunivano le flotte spagnole con i loro carichi d’oro e argento, bottino bramato dai corsari inglesi, francesi e olandesi.
Inoltre Antonelli costruì il Palazzo del Vescovo, oggi ristorante Don Giovanni, e concluse l’opera della Zanja, il primo acquedotto de L’Avana che termina nel Callejón del Chorro, in Piazza della Cattedrale.
La Fortezza del Morro con il suo faro emblematico che segnala l’entrata della baia della capitale, è anche opera dell’ingegnere italiano.
Radicava già a L’Avana, all’epoca, una colonia di circa 300 commercianti (contrabbandieri? ) italiani, perché Cuba era la prima piazza per gli affari nell’impero americano della Spagna.
Nel 1613 naufragò il brigantino Mantua, comandato dal capitano Anatollio Florenzano, tra i cayos Los Colorados, a nordovest dell’Isola.
I marinai abbandonarono la nave e giunsero sino all’attuale porto Los Arroyos, poi s’inoltrarono nel territorio. Portavano l’immagine della Vergine delle Nevi e costruirono un oratorio in un luogo che diede origine alla città di Mantua, antico nome di Mantova in Italia… come dice la tradizione popolare.
Gli italiani continuarono a giungere a Cuba ed ebbero una forte rappresentazione nelle arti e nelle scienze.
Per il XVI secolo si può nominare Girolamo Benzoni, che scrisse in Cuba”La storia del mondo nuovo”.
Marcello Morelli, nel XIX secolo, ottenne la direzione dell’Accademia di Belle Arti e i concerti della Banda Municipale che suonava nel Parco Centrale, ottennero un grande successo grazie al direttore italiano Giovanni Brechín.
Il medico Pablo Zeglia, nel 1833 aperse un gabinetto e parallelamente fondò un’accademia di letteratura. Il dottor Giuseppe Tasso installò il primo laboratorio chimico del paese ed inoltre era insegnante d’anatomia dell’ospedale San Ambrosio.
Furono molti altri i medici italiani famosi in Cuba, tra i quali Giuseppe Chippi, fondatore della cattedra d’Anatomia.
Antonio Meucci, tecnico del Teatro Tacón (nel 1835) merita una menzione speciale, dato che in quell’epoca inventò il telefono, prima di Graham Bell, com’è stato riconosciuto ufficialmente dopo anni di falsa attribuzione dell’ invenzione al nordamericano.
Nel XIX secolo la cucina italiana era molto apprezzata in Cuba…
“Come m’incantano i prediletti ed indimenticabili ravioli”, scrive
Dolores María Ximeno y Cruz, in “Memorie di Lola María”, del 1861.
La nuova borghesia cubana “ di generali e dottori”, apprezzava molto la cucina italiana.
“I vini erano francesi, tedeschi ed italiani e le conserve spagnole, francesi ed italiane”, scrive René Méndez Capote in “Memorias de una cubanita que nació con el siglo”.
Furono molti i ristoranti di cucina italiana aperti nel XX secolo: La Piccola Italia, in calle Consulado; il Frascati, nel Prado; il Montecatini, nel Vedado… alcuni aperti ancora attualmente.
La grande popolarizzazione però è scoppiata dal 1960 in tutta l’Isola, con un’estesa rete di pizzerie, opera anch’essa della Rivoluzione.
Oggi pizza, spaghetti, lasagne e maccheroni formano parte dei costumi culinari dei cubani: basti dire che la famosa “libreta”, la tessera annonaria, offre ottimi spaghetti fabbricati con tecnologia italiana, a prezzi politici a tutte le famiglie. (Traduzione Gioia Minuti)
6 marzo 2015