C’è un nuovo filone d’indagine sulla Lega in Lombardia: la Guardia di Finanza sta lavorando sulle province storiche del Carroccio, Bergamo e Brescia, e Repubblica fa sapere oggi che sotto la lente ci sono i rapporti di lavoro che legano qualche decina di dipendenti al partito.
L’indagine sul lavoro nero nella Lega
Secondo le prime indagini sarebbero stati pagati in modo irregolare: e questo è il terzo “scandalo” politico sul lavoro nero che investe l’establishment italiano dopo le accuse al padre di Luigi Di Maio e a quello di Matteo Renzi. La Lega sta sommando indagini su indagini, visto che ci sono anche accertamenti sui 49 milioni di euro spariti e quelli sui finanziamenti alla Fondazione Più Voci in cui è indagato il tesoriere Giulio Centemero, oltre alle schermature lussemburghesi per movimentare i soldi.
Paolo Berizzi su Repubblica racconta la storia da cui è partita l’indagine:
C’è un matrimonio. Lei è una dipendente di una sezione del Carroccio. Per tutelarla (in questa vicenda sarebbe parte lesa), la chiameremo Daria. Lui è un impiegato di Brescia. I due si sposano e quel sobrio banchetto nuziale che passerebbe altrimenti inosservato diventa invece uno spunto per i detective delle Fiamme gialle. Daria – da quanto emerso – per anni sarebbe stata pagata “off record”. Senza busta paga. E come lei altre decine di dipendenti leghisti.
Una prassi che – stando ai primi accertamenti – sarebbe continuata e la cui anomalia adesso va a incastrarsi nel più complesso garbuglio dei soldi volatilizzati. Tre sono le procure al lavoro sulle finanze della Lega: Genova, Roma e Bergamo. La lente dei pm sta ingrandendo ad ampio spettro: si va dalla “rotta” percorsa da decine di milioni di rimborsi elettorali (l’ex tesoriere leghista Stefano Stefani sarà sentito dai magistrati genovesi: è lui che nel 2013 apre il primo conto in Sparkasse dove vanno i 10 milioni trasferiti dalle casse del Carroccio) alle donazioni del costruttore Luca Parnasi ad un’associazione (“Più voci”) legata al partito e costituita dal tesoriere (indagato) Giulio Centemero e da due amici commercialisti bergamaschi.
Il matrimonio leghista e l’indagine
Le ispezioni bancarie hanno riguardato anche alcuni dirigenti e deputati della Lega. Ma perché pagare in nero i lavoratori? Al di là dell’ovvio (risparmio su tasse e contributi) viene automatico ipotizzare altri motivi: non gravare sulle spese di bilancio o destinare i soldi “stralciati” ad altre voci, quegli “oneri diversi di gestione” avvolti da una nebulosa. La presunta “cresta” su cui sta lavorando la Finanza riguarderebbe una quarantina di dipendenti. Sull’organico dal 2015 si è abbattuta la spending review leghista: da allora molti sono in cassa integrazione in deroga, in vigore tuttora. E sono scesi da 80 a 29.
16 dicembre 2018
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Riciclati, parenti, amici e partiti su misura, così Salvini ha modificato geneticamente la Lega Nord
@Giovanni Drogo
Lega Nord per l’indipendenza della Padania, Lega, Lega per Salvini Premier, Noi con Salvini; quanti sono i nomi che in questi ultimi anni ha assunto il partito fondato da Umberto Bossi? Quando c’era il Senatùr e la Lega se la prendeva con Roma ladrona e i terroni a Nord di lega (o liga) ce n’erano più d’una: erano i vari movimenti “nazionali”, le anime regionali del partito federale e federalista per eccellenza. Con l’avvento di Matteo Salvini e l’avventura al Sud il partito ha abbandonato la vocazione nordista per abbracciare quello che è il suo nuovo slogan: Prima gli Italiani.
Quante Leghe ci sono attorno a Salvini
Il problema però è che di Lega non ce n’è una sola. Come ha rivelato il Fatto Quotidiano a luglio esistono sia la Lega che la Lega per Salvini premier (quest’ultimo nato nel 2017). Anche la sede del partito non è più quella storica di via Bellerio ma quella – non meglio identificata – in via Privata delle Stelline 1 dove la nuova Lega ha la sede legale. Della Lega il segretario è Matteo Salvini, della Lega per Salvini premier invece non si sa chi sia, perché non il segretario da statuto andrebbe eletto con un congresso. Che però non è mai stato celebrato. Il vicepremier risulta essere così “solo” il proprietario del simbolo.
Ma c’è di più, come ha rivelato ieri il servizio di Claudia Di Pasquale per Report chi si tessera in Nord Italia si iscrive alla Lega (la vecchia Lega Nord) che ancora ha al primo punto dello statuto il raggiungimento dell’indipendenza della Padania. Chi invece si iscrive al Sud lo fa al nuovo partito, la Lega per Salvini Premier che invece ha come obiettivo la trasformazione dell’Italia in uno stato federale.
Quarantanove milioni di Lega sotto i mari
Ma perché la Lega ha creato questo strano sistema di partiti doppione? Il motivo non è solo quello di riuscire a sfondare al Sud facendo dimenticare l’odio dei polentoni per i terroni. Secondo Report tutto nasce dalla vicenda che ha visto coinvolto Umberto Bossi, attuale presidente federale della Lega, e l’ex tesoriere Belsito. È la storia dei 49 milioni della Lega Nord per cui la procura di Genova ha chiesto il sequestro e dei quali Salvini ha annunciato di procedere con una restituzione a rate. Creando un nuovo partito sarebbe più difficile per la procura sequestrarne i conti della Lega per Salvini Premier per quanto “legato” alla vecchia Lega.
C’è poi il sistema su cui sta indagando la Procura di Bergamo, si tratta di 250.000 euro donati dal costruttore romano Parnasi all’associazione Più Voci di cui è presidente proprio il tesoriere della Lega Giulio Centemero. Soldi che sono finiti a “Il Populista”, considerato l’house organ del partito e che è di proprietà – attraverso un’altra società – della Pontida Fin, l’immobiliare della Lega. Secondo quanto dichiarato a Report da Centemero Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio era a conoscenza di quello che “stavamo facendo” (con l’associazione Più Voci e le donazioni di Parnasi).
Come la Lega sta “svuotando” Forza Italia al Sud
Ma se la Lega di Salvini, quella del prima gli italiani, è maggiormente radicata al Sud (tant’è che Salvini è stato eletto in Calabria) chi sono i “nuovi” leghisti? Report ha inviduato il caso di Domenico Furgiuele, ex Alleanza Nazionale ora coordinatore della “Lega per Salvini premier” in Calabria, suocero di Salvatore Mazzei finto in carcere per cumulo di pena e ritenuto il “tramite tra l’imprenditoria e l’organizzazione mafiosa”. A Mazzei è stato sequestrato un patrimonio di 200 milioni di euro. Tra i beni sequestrati anche un immobile – di proprietà di una delle figlie di Mazzei, la moglie del deputato leghista – dove risultava avere domicilio proprio l’onorevole Furgiuele.
Furgiuele sostiene di avere come l’unica colpa quella di essersi innamorato di una ragazza che poi è diventata sua moglie. Eppure risultava essere socio della Terina Costruzioni, una società che ha sede in una cava sequestrata di proprietà di Mazzei. Ma non è l’unico leghista del Sud finito nel mirino dell’inchiesta di Report. I leghisti del Sud provengono da altri partiti, molti sono ex Forza Italia che si sono “riciclati” grazie a Salvini. Tra questi l’ex consigliere comunale e provinciale di Reggio Calabria Michele Marcianò, ora nella Lega, che nel 2006 venne intercettato, ma non indagato, mentre conversava di a casa del boss Cosimo Alvaro dell’omonima cosca di Sinopoli.
In Puglia tra i leghisti ex FI e “fittiani” c’è il senatore leghista Roberto Marti finito nell’indagine sui voti elettorali ottenuti in cambio di case popolari. Secondo i Pm nel 2015 Marti avrebbe partecipato insieme ad altri amministratori, al tentativo poi fallito di far assegnare un’abitazione già confiscata alla mafia al fratello di un boss. In Campania l’assessore leghista all’Igiene di Afragola Camillo Giacco – nipote dell’ex sindaco Vincenzo Nespoli – è indagato e rinviato a giudizio assieme allo zio. Curiosamente il senatore leghista Gianluca Cantalamessa (ex AN), segretario regionale per Lega Salvini Premier in Campania non era a conoscenza del fatto che Giacco fosse indagato. Cantalamessa non sapeva nemmeno della parentela tra Damiano Genovese, ex consigliere della Lega ad Avellino e Amedeo Genovese (suo padre). Genovese senior, attualmente all’ergastolo, è ritenuto il capo dell’omonimo clan. Rispetto alle vicende del padre Genovese ha dichiarato che «sono fatti di mio padre di vent’anni fa, e in questi anni niente, vita normale, vita serena». Cantalamessa ha detto che non l’avrebbero candidato «se avessimo saputo di una parentela» ma che Genovese si è dissociato. Ma non è così perché Genovese ha detto «per noi non era niente vero, diciamo non è mai esistito niente, cioè ci sono i pentiti e basta».
In Sicilia va forte invece Noi Con Salvini il partito personale del Capitano che è sbarcato sull’isola nel 2015 e ha imbarcato un discreto numero di riciclati. Qui la vicenda diventa farsa, con la storia incredibile di Salvino Caputo, dirigente di Noi con Salvini arrestato con l’accusa di voto di scambio. Non potendo candidare Salvino NCS ha puntato tutto sul fratello Mario presentato in lista con il nomei Caputo Mario, detto Salvino. A completare il quadro dei leghisti siciliani sotto indagine c’è anche Antonino “Tony” Rizzotto. Rizzotto è stato il primo “leghista” eletto all’Assemblea regionale siciliana e subito dopo “scoprì” di essere indagato per appropriazione indebita aggravata ai danni di un istituto di formazione di cui era Presidente. Non c’è che dire al Sud Salvini si sta dando davvero da fare, al punto che dopo le regionali del 2017 il partito è stato Commissariato e dal Nord è arrivato Stefano Candiani.
11 dicembre 2018