Il secondo inverno dopo la guerra fu duro. L’intelligence americana informava regolarmente il presidente USA Harry Truman del fatto che il governo sovietico tribolasse a gestire la fame e la criminalità che si erano diffuse nel Paese, nonché la distruzione post-bellica, la mancanza di manodopera e di raccolti. Sputnik ha passato in rassegna gli archivi dei rapporti del Central Intelligence Group (CIG) che venivano consegnati al capo della Casa Bianca proprio all’inizio della Guerra fredda.
Sale e fiammiferi razionati
“I membri della missione commerciale finlandese, da poco tornati da Mosca, sono convinti che il raccolto sovietico di grano in seguito alla siccità in Ucraina e le forti piogge autunnali nell’URSS orientale sia “assai modesto”. I delegati hanno, inoltre, notato l’assenza di farina nei negozi”, leggeva Truman il 14 dicembre 1946.
Sempre quell’autunno l’intelligence comunicò che le autorità sovietiche, prevedendo un inverno senza scorte, corsero ai ripari riducendo le quote di prodotti disponibili alla popolazione. Tuttavia, al tempo l’ambasciata sospettava che questa misura “fosse stata probabilmente adottata per creare scorte aggiuntive e non per la mancanza di pane”.
Ma altri resoconti dell’intelligence mostrano che i diplomatici si sbagliavano: in URSS sempre più forte si faceva sentire la mancanza dei prodotti alimentari.
“L’ambasciatore USA in URSS Walter Smith comunica che nei mesi di ottobre e novembre la popolazione moscovita ricevette la razione giornaliera completa di pane, ma invece della carne fu distribuito del pesce sotto sale, il grano fu sostituito da piselli e patate per tutte le persone a carico eccetto i bambini. A ottobre non furono distribuiti grassi e a novembre al loro posto spettò agli aventi diritto una doppia razione di formaggio. A dicembre la razione di grassi consisterà in una doppia razione di latte concentrato. Solo i bambini riceveranno una razione intera di zucchero”, si legge in un documento del 21 dicembre.
Al resoconto fu aggiunto anche un commento della CIG: “Nonostante la situazione alimentare a Mosca sia ben lungi dall’essere soddisfacente, altre regioni del Paese soffrono ancora di più. In alcune zone ad essere disponibile con regolarità è solo il pane nero e le patate sono talvolta l’unica fonte di sostentamento”.
Mosca era preoccupata. Il 28 dicembre l’ambasciatore USA in Cecoslovacchia Laurence Steinhardt affermò da Praga: “Il vicesegretario generale del Partito comunista dell’URSS Andrey Zhdanov ha spiegato alla delegazione parlamentare cecoslovacca in visita in URSS che il governo “teme seriamente” una carestia per la prossima primavera”.
A questo l’ambasciatore aggiunge che i parlamentari cecoslovacchi erano “fortemente delusi dalla visita e si convinsero della debolezza dei Soviet”.
L’URSS tentò di compensare la mancanza di prodotti alimentari ricorrendo ai Paesi europei nei quali erano dislocate le truppe sovietiche.
“Le autorità sovietiche, visti i cattivi raccolti in URSS, richiesero 63.400 tonnellate di grano dall’Ungheria in aggiunta alle forniture già previste per le riparazioni”, si comunica l’8 ottobre.
In prossimità del Capodanno, il 30 dicembre, l’intelligence riferì al presidente: “I cittadini disoccupati che non hanno sufficienti ragioni per giustificare la loro condizione potranno comprare solamente sale e fiammiferi a causa delle razioni dei prodotti di gennaio.
A novembre le persone appartenenti a questa categoria hanno potuto ricevere solamente un chilo di grano e 400 grammi di zucchero. A dicembre lo zucchero è stato completamente eliminato”.
Un’ondata criminale
Vista la mancanza dei prodotti di base nel Paese aumentò il livello di criminalità. E questo fu notato dall’intelligence americana.
“Stando ai dati dell’ambasciata USA, i dati riguardo a un’ondata criminale a Mosca e nei dintorni della città sono in crescita. A differenza dello scorso inverno in cui agivano principalmente gruppi criminali più o meno organizzati, quest’anno si parla soprattutto di singoli atti violenti motivati evidentemente da ragioni economiche. Le truppe di guarnigione pattugliano le periferie della città”, si riferisce al presidente il 7 dicembre.
Secondo l’intelligence, peggiore era la situazione alimentare, maggiore era la probabilità che la faccenda non si limitasse alle bravate di un criminale, ma fosse poi seguita da massicce proteste della popolazione. In verità, questi sospetti erano solo fondati su deduzioni personali.
“L’addetto diplomatico alla marina militare USA a Mosca dice che corra voce di una recente insurrezione degli operai a Leningrado. Ritiene che, sebbene l’affidabilità dell’informazione non sia stata confermata, questa voce da sola sia sintomo di un malcontento popolare”, si legge nel bollettino consegnato a Truman il 7 novembre.
Due giorni prima, il 5 novembre, l’addetto diplomatico militare USA a Mosca riferì riportando informazioni ottenute da “un scontento funzionario del Cremlino” che le autorità temevano che i lavoratori si rifiutassero in massa di festeggiare il 7 novembre. L’affidabilità di quest’informazione fu messa in dubbio dall’intelligence.
“È poco probabile che gli operai sovietici siano così decisi e organizzati per tentare una cosa simile. Ma il Cremlino riconosce che il morale è a terra nel Paese e potrebbe intraprendere qualche azione per prevenire eventuali proteste”, si legge nel bollettino.
Gli operai sovietici non arrivarono a protestare. Il Paese con gran fatica si era rialzato, stava ricostruendo città e stabilimenti e arando i terreni. La guerra non si svolse sul territorio statunitense, per questo gli americani non capirono mai a fondo perché la gente continuasse a lavorare senza protestare contro le difficilissime condizioni in cui viveva.
Proprio quel giorno, il 5 novembre 1946, all’aeroporto di Vnukovo si schiantarono 3 aerei: i voli civili Li-2 da Vilnius e Ashgabat e il volo militare sovietico Douglas C-47 proveniente da Berlino. Morirono 19 persone, 38 furono i fortunati superstiti. La ragione dell’incidente fu l’ordine del Cremlino di accogliere tutti i voli nonostante le condizioni climatiche: a Mosca dovevano arrivare gli alti funzionari provenienti dalle varie regioni e repubbliche dell’unione. La nebbia era molto fitta.
L’intelligence americana osservò che di tutti i membri del Politburo presenti al Mausoleo il 7 novembre l’unico ad alzarsi fu Andrey Zhdanov.
Questo era legato al fatto che le alte cariche delle repubbliche sarebbero potute morire a Vnukovo. Questa versione non è stata confermata.
In quegli stessi mesi a Truman fu comunicato che “secondo alcune voci Stalin era gravemente malato” (bollettino del 12 novembre) e che in Ucraina era attivo un potente movimento clandestino postosi l’obiettivo di “sostituire Stalin con Zhukov” (14 marzo 1947).
Riassumendo tutto l’accaduto in URSS, gli analisti dell’intelligence americana constatarono che i Soviet stavano attraversando serie difficoltà economiche e morali.
“Nell’elaborazione dell’attuale piano quinquennale il Cremlino ha sottovaluto il malcontento del popolo, la sua impossibilità di sopportare altri sacrifici e ora è costretto a rivedere il proprio programma indirizzando la maggior parte degli sforzi nazionali per la produzione di prodotti di consumo. Sebbene questo sia accompagnato da una politica estera sovietica meno aggressiva, non si osservano cambiamenti degli obiettivi a lungo termine del Cremlino sulla scena internazionale”, è riportato nel bollettino del 15 gennaio 1947.
“Nella visione del Cremlino continua a regnare la paura dell'”accerchiamento capitalista”. Per questa ragione, sebbene i leader sovietici possano permettersi una riduzione degli armamenti, si può ipotizzare con un buon grado di sicurezza che vorranno assicurare all’URSS una superiorità numerica a livello militare su qualsiasi altra unione di nazioni occidentali”, si legge nello stesso documento.
Cannoni invece del pane
Nonostante le enormi difficoltà che affrontava il Paese, i leader dell’URSS non dimenticavano di trovarsi tra i nemici, dunque incrementarono la potenza militare della nazione.
“L’addetto diplomatico militare USA a Mosca ritiene che il bilancio sovietico del 1947 sia volto a “sviluppare al massimo il potenziale bellico del Paese” e che parte delle spese militari sia stata nascosta nel bilancio per fini non militari. Stando alle sue stime, le vere e proprie spese militari quest’anno si attesteranno a 100 miliardi di rubli (circa un quarto del gettito statale) e non ai 67 miliardi dichiarati ufficialmente. Queste conclusioni sono state condivise anche dal reparto contabilità dell’ambasciata”, viene sottolineato nel bollettino del primo marzo 1947.
Tuttavia, l’intelligence ritiene che persino questa somma non corrisponda alla realtà. “Ad esempio, le forze armate ricevono forniture dalle industrie sovietiche per prezzi che in molti casi sono così bassi da non aver alcuna corrispondenza con i veri costi di produzione”, si osserva in un commento della CIG.
Nel frattempo in URSS si preparava la riforma monetaria. La denominazione del rublo si sarebbe tenuta nel dicembre del 1947. Il rublo sarebbe stato denominato nel dicembre del 1947. Gli stipendi dei cittadini furono pagati nelle nuove banconote senza cambiamenti, i depositi alla Sberbank registrarono un diverso coefficiente a seconda della somma versata.
Chi teneva i soldi sotto il materasso poté contare su un cambio di 10 a 1. Anche le obbligazioni dei numerosi prestiti statali venivano scambiate in maniera diversa. Contemporaneamente il governo abolì le razioni dei prodotti alimentari e ridusse i prezzi di pane, farina, cereali, pasta e birra.
Nel bollettino del 15 ottobre 1946 si esprime il dubbio che la riforma possa contribuire a superare gli esiti della guerra e normalizzare la circolazione di denaro nel Paese. In realtà, la massa monetaria circolante in URSS si ridusse più di tre volte. La riforma aveva fini confiscatori, ma permise di sbarazzarsi delle razioni e di passare al commercio a prezzi unificati.
Perché i giornali occidentali tacevano?
L’intelligence comunicò alla Casa Bianca dei fatti che avevano luogo in URSS, ma tutte quelle informazioni erano segrete e accessibili solo a un ristretto cerchio di persone.
I più non avevano la possibilità di sapere cosa si facesse dietro alla cortina di ferro.
Una rigidissima censura si diffuse non solo sui media sovietici, ma anche su tutti i comunicati dei corrispondenti stranieri impegnati nell’URSS.
Alla fine del bollettino riguardante la riduzione delle razioni di prodotti alimentari a partire dal 5 ottobre si legge anche: “La diffusione dei materiali raccolti dai corrispondenti americani su questi temi è stata vietata”. Il modo in cui i giornalisti dei media stranieri dovevano far approvare i propri reportage dai censori sovietici è stato introdotto dall’ordinanza speciale emessa dal Politburo del Comitato centrale del Partito comunista sovietico “Sul controllo censorio sulle informazioni inviate al di fuori dall’URSS dai corrispondenti stranieri”.
Nel bollettino del 14 marzo 1946 si menziona il fatto che la censura sovietica non solo conceda o vieti l’invio di determinati materiali, ma spesso ne distorca il contenuto e trasmetta i testi rivisti ai media corrispondenti senza comunicare agli autori la presenza delle modifiche. I giornalisti e i diplomatici americani sono sdegnati, minacciano di pubblicare gli originali dei loro comunicati, ma se lo facessero, sarebbero espulsi dal Paese.
“Secondo i dati dell’ambasciata americana a Mosca, ai dipendenti delle società radiofoniche americane venne negato l’accesso ai radiocollegamenti nella città. I corrispondenti non sono riusciti a capire se questo divieto sia temporaneo o definitivo”, si legge nel bollettino del 10 ottobre.
Nel marzo del 1947 a Mosca si aprì la Quinta conferenza dei Ministri degli Esteri di USA, Gran Bretagna, Francia e URSS. Le autorità sovietiche confermarono ai partner occidentali che i comunicati dei corrispondenti sul loro operato non sarebbero stati sottoposti a censura. Tuttavia, come riferisce il bollettino del 17 aprile, questa promessa venne infranta e alle redazioni estere arrivavano materiali riscritti dai censori.
La conferenza durò fino al 24 aprile e fu un fallimento. Le divergenze tra l’URSS e gli altri Paesi vincitori erano così grandi che gli ex alleati non riuscirono a elaborare approcci comuni alla ricostruzione post-bellica della Germania. Questa distrutta nazione venne divisa in due parti, ognuna delle quali costretta a vivere in due mondi opposti fino al novembre del 1989 quando cadde il Muro di Berlino.
La rivista Krokodil fa la pubblicità a Voice of America
Nel frattempo al Cremlino non piacque affatto la trasmissione Voice of America in lingua russa. I giornalisti di Washington raccontavano alla popolazione sovietica non solo gli eventi che accadevano nel mondo, ma anche quello che succedeva in URSS senza, però, che le informazioni fossero sottoposte alla censura comunista. Seguendo i consigli dell’intelligence, la redazione trasferì la trasmissione in orario notturno. Stando ai dati dell’intelligence, in URSS erano circa 500.000 i radioricettori in grado di prendere Voice of America. Nel bollettino del 12 maggio 1947 la CIG riferisce di un disertore, un maggiore che aveva comunicato agli americani che “i funzionari sovietici erano molto preoccupati dall’influenza di Voice of America e che fra gli ufficiali sovietici in Germania la popolarità delle trasmissioni dell’emittente cresceva perché il popolo aveva sete di verità”.
“L’ambasciata di Mosca informa che Voice of America di recente ha fatto pubblicità gratuita pubblicando una serie di caricature di questa radio sulla rivista satirica sovietica KROKODIL. La tiratura di questa pubblicazione è di 150.000 unità, cioè moltissime per le riviste sovietiche. La rivista viene distribuita in quegli ambienti della società sovietica in cui la nostra trasmissione sarà probabilmente più efficace”, si legge nel documento.
di Vladimir Ardaev