di Riccardo Casolo
Ho assistito in tv al dibattito parlamentare tenutosi in occasione della ennesima tragedia della morte di immigrati clandestini al largo di Lampedusa e ho provato un senso di nausea , di voltastomaco, nel sentire l’ipocrisia delle manifestazioni di dolore da parte di parlamentari e forze politiche che in realtà hanno le mani sporche di sangue, che hanno sulla coscienza queste e le altre centinaia di clandestini morti in questi anni nel tentativo di raggiungere la dorata Europa.
Mi riferisco a chi ricopre o ha ricoperto in passato incarichi di governo o sostenuto i governi, a chi con la loro azione di governo e legislativa hanno contribuito responsabilmente a queste morti ; a chi ha approvato le leggi sull’immigrazione europee e di questo paese, la legge Bossi-Fini; a chi ha introdotto il reato di clandestinità e considera un immigrato clandestino di per sé un criminale, come se essere disperato a tal punto da fare un viaggio allucinante subendo violenze e a rischio della vita per cercare una speranza possa essere un reato; a chi ha attuato e condiviso la politica dei respingimenti dei clandestini; a chi ha fatto accordi con il suo amico dittatore Gheddafi prima e con i criminali che controllano, si fa per dire, ora la Libia, perché gli immigrati africani fossero da loro trattenuti ben sapendo i soprusi, le violenze, gli stupri ai quali sarebbero stati sottoposti; a chi considera Centri di Accoglienza quelli che nella grande maggioranza dei casi sono in realtà campi di concentramento di nazista memoria, da dove poi si esce per essere rispediti come pacchi indesiderati verso quella disperazione da cui sono fuggiti; a coloro che tutto questo hanno partecipato a realizzare o che nulla o non abbastanza hanno fatto in Italia e in Europa per evitarlo pur avendone i mezzi. Quindi costoro non possono condividere, come ha dichiarato il ministro Alfano, il grido VERGOGNA di papa Francesco perché quel grido è proprio a loro rivolto.
Razionalmente, vedete, non si comprende perché questi immigrati devono pagare notevoli somme di denaro per fare questi terribili viaggi della speranza, che spesso poi si risolvono in viaggi della morte, per venire qui in Europa, perché con quei soldi potrebbero anche pagarsi un volo aereo, ma il problema sono i visti che non vengono rilasciati dalle ambasciate europee. Allora ecco una proposta per evitare in futuro queste stragi: le ambasciate diano i visti a chi li vuole .
La mia proposta è che l’Italia decida di attivare le proprie ambasciate di Etiopia, Somalia e Eritrea , per cominciare, affinché concedano i visti d’entrata nel nostro paese , e quindi nella comunità europea, a 1 euro a chiunque li richieda, creando anche uffici diplomatici decentrati dedicati a questa funzione anche nelle aree di maggiore sofferenza in quelle nazioni, e fornendo voli sicuri a prezzi agevolati o simbolici, in questo modo creiamo un precedente anche per le altre nazioni europee e quindi l’Europa per stimolare politiche e azioni più giuste , umani, doverosamente solidali con i paesi più poveri e a smetterla di farsi dominare politicamente e culturalmente dal grande capitale finanziario , dal Fondo Monetario Internazionale, dalle banche che usano gli immigrati solo per sfruttare di più i lavoratori europei e che considerano le vite umane solo dei numeri a bilancio, dove le vite degli immigrati non valgono niente.
Indico Etiopia e Somalia i paesi da cui l’Italia può iniziare questa nuova politica immigratoria non solo perché da queste nazioni venivano la maggioranza delle vittime di questa ultima tragedia ma anche per responsabilità storiche dell’Italia nei loro confronti, non solo per i crimini dell’epoca fascista , ma anche per quelli ben più recenti che vanno dal traffico di rifiuti tossici verso quei paesi alla corruzione dei loro governanti.
Proprio in questi momenti di grave crisi economica in cui la solidarietà sembra essere l’ultimo dei problemi, bisogna avere il coraggio di dire basta ad un modello di sviluppo che crea il benessere, ormai per sempre più pochi, sul sangue degli ultimi; ogni essere umano degno di chiamarsi così ha il dovere di pensare e adoperarsi per realizzare un modello di sviluppo più equo, più giusto, più felice.
04-10-2013