di Antonio Mazzeo
“Nei giorni scorsi con il nostro partner in Italia abbiamo rinnovato l’accordo di cooperazione per combattere il crimine organizzato e l’immigrazione illegale”. L’1 dicembre 2019 il Ministero dell’Interno dell’Egitto annuncia la firma a Roma di un protocollo che proroga sino alla fine del 2021 le attività di formazione e addestramento congiunte tra la polizia egiziana e quella italiana. A firmare l’accordo il capo dell’Accademia di Polizia del Cairo e stretto collaboratore del dittatore al-Sisi, gen. Ahmed Ibrahim e il responsabile della Direzione centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle frontiere del Ministero dell’Interno, Massimo Bontempi.
Sull’indigesta partnership con le forze dell’ordine egiziane, responsabili di inauditi crimini contro l’umanità – non ultimo il sequestro e omicidio di Giulio Regeni – Il Viminale ha preferito sino ad oggi mantenere un imbarazzato silenzio. Nonostante dalla scomparsa del giovane ricercatore, a capo del Viminale si siano alternate quattro persone (Alfano, Minniti, Salvini e Lamorgese), il modus operandi è stato lo stesso: finanziare, addestrare e armare nell’ombra i partner egiziani. Nel 2016, l’anno della morte di Regeni, i poliziotti di al-Sisi sono stati “ospiti” di diversi centri della Polizia in Italia per una decina di corsi di formazione (tra essi pure una ventina di funzionari del National Security Sector del Cairo a Brescia e altrettanti a Nettuno). Prendevano inoltre il via nello stabilimento di Frosinone del gruppo Leonardo, i lavori di aggiornamento di quattro elicotteri in disuso della Polizia, poi consegnati nel gennaio 2018, previo addestramento dei piloti egiziani. Sempre nel 2016, la Polizia ha inviato al Cairo un migliaio tra computer e stampanti e 20 apparati Phone Forensic Express completi di connection kit.
Nel 2017 i corsi a favore degli agenti del generale al-Sisi sono cresciuti a 23 e sono stati erogati dal reparto speciale anti-terrorismo dei NOCS a Roma e dalle Scuole di polizia di Cesena, Brescia, Spinaceto, Pescara e Abbasanta-Oristano (in quest’ultima, la presenza di poliziotti egiziani è stata accertata perlomeno sino al febbraio 2019). Il 13 settembre 2017 il salto qualitativo nella collaborazione inter-ministeriale: a Roma veniva siglato un protocollo tecnico tra il Capo dell’Accademia di Polizia Ahmed Adel Elamry e il prefetto Bontempi per promuovere un Centro internazionale di formazione specialistica nel settore del controllo delle frontiere e della gestione dei flussi migratori. Il Centro sarà poi istituito al Cairo proprio nell’Accademia che da tempi remoti forma le sanguinarie forze dell’ordine egiziane. “Si tratta di un’istituzione tristemente nota per detenzioni arbitrarie, esempio recente quella dell’ex presidente Morsi, che in questa Accademia ha perso la vita”, ha riportato l’on. Erasmo Palazzotto, oggi presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’omicidio Regeni, in un’interrogazione di fine novembre 2019.
Il programma di formazione al Cairo è stato interamente finanziato dal Ministero dell’Interno italiano (grazie al Fondo Interno per la Sicurezza con contributo Ue di 1.073.521 euro) ed è stato co-gestito da funzionari italiani ed egiziani. Denominato Progetto ITEPA (International Training at Egyptian Police Academy) ha preso il via il 19 marzo 2018 con tre corsi annuali per 360 operatori di polizia di 22 Paesi africani: oltre all’Egitto, Algeria, Burkina Faso, Ciad, Costa d’Avorio, Eritrea, Etiopia, Gambia, Gibuti, Ghana, Guinea, Kenya, Libia, Mali, Marocco, Niger, Nigeria, Senegal, Somalia, Sudan, Sudan del Sud, Tunisia. Quasi una riedizione, in salsa africana, della Escuela de las Americas che il Pentagono e la CIA istituirono a Panama negli anni ’80 del secolo scorso per addestrare i militari delle dittature latinoamericane.
Il Viminale ha seguito ogni tappa di ITEPA. All’inaugurazione era presente l’allora Capo della Polizia Franco Gabrielli, già direttore dei servizi segreti SISDE e AISE e odierno sottosegretario alla Presidenza del consiglio, con delega alla sicurezza della Repubblica. Roma si è fatta carico perfino delle spese per acquisire i gadget dell’evento, un’esoterica piramide in cristallo ottico con incisione laser, importo 2.500 euro più IVA, contribuendo altresì con più di 40.000 euro per pagare l’alloggio e la ristorazione a 82 partecipanti presso il lussuoso Four Seasons Hotel Cairo at Nile Plaza. Inviato d’onore al workshop di formazione del luglio 2018, l’allora direttore del Servizio immigrazione della Polizia di Stato, Vittorio Pisani, ex capo della squadra mobile di Napoli, dal 22 gennaio scorso vicedirettore dei servizi segreti Aisi (nomina del premier Conte).
Il progetto Itepa si è concluso a Roma il 27 novembre 2019 con una conferenza presso la scuola Superiore di Polizia, alla presenza ancora una volta del prefetto Franco Gabrielli, del direttore centrale dell’Immigrazione Massimo Bontempi e del generale Ahemed Ibrahim. “Considerato il successo riscosso dal progetto, Italia ed Egitto, firmeranno un memorandum d’intesa per estendere la validità del protocollo del 13 settembre 2017, avviando così un’ulteriore edizione che si chiamerà Itepa 2, anch’essa finanziata dall’Unione europea e di durata biennale”, riporta una nota emessa dalla Polizia di Stato. Secondo quanto riferito qualche settimana fa da Ylva Johansson, commissaria Ue per gli Affari Interni, le autorità italiane intenderebbero finanziare il nuovo progetto tramite l’Internal Security Fund Borders and Visa, previsto dal nuovo piano finanziario 2021-2027. L’approvazione definitiva avverrà non prima di settembre. Un tempo sufficiente per far sentire la voce contro l’insostenibile relazione con le forze di sicurezza di al-Sisi.