Carlotta Scozzari
Il “sistema bancario ombra”, quel che in gergo finanziario viene definito “shadow banking”, rappresenta una minaccia concreta per i mercati in tempi di coronavirus. Prima di capire in che modo, occorre ricordare cosa si intende per shadow banking: come spiegato in un approfondimento sul sito della Consob, si tratta in estrema sintesi quel complesso di mercati, istituzioni e intermediari che erogano servizi bancari senza essere soggetti alla relativa regolamentazione.
La task force del 2011 sul shadow banking era nata a seguito della crisi innescata nel 2008 dal fallimento di Lehman Brothers, perché proprio a seguito di quell’evento ci si era accorti che qualcosa era cambiato nella propagazione del rischio dai sistemi finanziari ai mercati e fino all’economia reale. Si scoprirono così gli effetti del shadow banking. Effetti che, a più di dieci anni da Lehman Brothers e in piena crisi da pandemia di coronavirus, appaiono oggi più che mai amplificati.
Prima di vedere come, può essere di aiuto inquadrare meglio il fenomeno dello shadow banking con qualche numero. Nel 2018, ricorda lo studio di Dbrs, sono stati contati 51 mila miliardi di dollari di attività in pancia a istituzioni finanziarie non bancarie non regolamentate.“È più di un terzo dei 145 mila miliardi di dollari in pancia alle banche”, fanno notare da Dbrs. “Sebbene gli asset del sistema ombra siano probabilmente cresciuti nel 2019, l’attuale contesto depone a favore di un calo nel 2020″, aggiungono gli esperti.
- Shadow banking
Nel grafico qui sopra si può notare che nell’ultimo decennio gli asset in pancia al shadow banking siano cresciuti costantemente. Da notare che il shadow banking è un sottoinsieme della voce “altri intermediari finanziari” (OFIs nel grafico) che include tutti gli intermediari finanziari che non possono essere definiti banche, banche centrali, compagnie assicurative, fondi pensione, istituzioni finanziarie pubbliche e ausiliari finanziari. In sostanza, gli “altri intermediari finanziari” sono principalmente vari tipi di fondi di investimento.
“Gli investitori – spiegano da Dbrs – potrebbero stupirsi di sapere che il loro investimento in un fondo a reddito fisso (fixed income) è parte del sistema bancario ombra”. Il fatto è che “questi fondi funzionano in maniera analoga alle banche nel fornire risorse al mercato” ma anche nel senso opposto e cioè “permettendo agli investitori di ritirare i loro soldi”. Fenomeno quest’ultimo che non è prerogativa dei soldi hedge fund.
Ecco che così, notano da Dbrs, “se gli investitori ritirano il loro denaro e il fondo deve vendere obbligazioni o altri asset” per liquidare lo stesso investitore, allora “il calo dei mercati può venire amplificato”. “È ciò che sta accadendo ora – sottolineano da Dbrs – e quanto più ritirano gli investitori tanto più vendono i fondi. E la discesa del valore delle attività in pancia ai fondi può esacerbare le preoccupazioni degli stessi investitori spingendoli a ritirare altro denaro”.
Non è tutto. “La suddivisione dei business – osservano gli esperti di Dbrs – nelle shadow bank è generalmente meno vario che nei gruppi bancari, perciò molte potrebbe avere meno risorse e capacità di gestire il deterioramento dei crediti in un contesto sotto stress. Inoltre, a differenza che le banche vere e proprie, le shadow bank generalmente non hanno accesso ai finanziamenti delle banche centrali”. Insomma, il sistema bancario ombra rappresenta una mina latente che rischia di scoppiare sui mercati finanziari, già messi duramente sotto stress dal coronavirus, con inevitabili conseguenze sull’economia reale.
5/4/2020