Prima deroga decisa da Londra delle norme del diritto umanitario europeo. Brexit di convenienza con alcuni aspetti che dovrebbero far discutere almeno in casa britannica. Londra esenta con una deroga i suoi militari dal rispetto delle norme del diritto umanitario europeo per evitare eventuali procedimenti giudiziari a seguito delle operazioni belliche oltremare. Parliamo dell’Iraq in particolare. 1.374 casi di accuse di abuso, sparizioni e omicidi. Finora, 326 casi risolti con un risarcimento totale di 23 milioni di euro.
di Redazione
Brexit, ma solo quando decidiamo noi, e su ciò che più o noi conviene. La neo premier britannica Theresa May si propone come la Thatcher bis ma, in attesa di mostrarsi statista, al momento ne copia solo l’arroganza. A margine del congresso Tory di Birmingham (ognuno ha il suo ‘ponte’ elettorale), ha annunciato una legge per rendere immuni i militari di Sua Maestà dal rispetto di “alcune parti” della Convenzione europea per i diritti dell’uomo durante conflitti all’estero.
«Il mio governo farà in modo che le nostre truppe siano riconosciute per il lavoro incredibile che fanno. Quelli che servono in prima linea avranno il nostro sostegno nel momento in cui rientrano a casa», ha aggiunto la Premier tra un ideale rullo di tamburi.
Che insiste: «Offriremo loro la nostra gratitudine e metteremo fine all’industria delle denunce vessatorie che hanno perseguitato coloro che hanno servito nei precedenti conflitti».
Patriottismo decisamente economico, scopriamo tra un attimo.
«Il nostro sistema legale è stato utilizzato per fare false accuse contro i nostri soldati su scala industriale”, sostiene il ministro della Difesa britannico, Michael Fallon.
«Questo ha causato grande angoscia per le persone che hanno rischiato la loro vita per proteggerci ed è costato milioni di dollari ai contribuenti».
Affermazioni abbastanza audaci quelle sulle “False accuse” che, se false, avrebbero dovuto escludere qualsiasi risarcimento.
Alla fine scopriamo, noi vecchi comunitari, che l’Isola felice d’oltre Manica s’è creta un organismo chiamato Iraq Historic Allegations Team (IHAT), che è responsabile delle indagini sulle accuse di violazioni dei diritti umani mosse dai civili iracheni contro i soldati britannici nel periodo compreso tra l’invasione dell’Iraq nel 2003 e la partenza delle truppe da combattimento dal Paese nel 2009.
Al 31 marzo 2016, l’organismo ha indagato 1.374 casi di accuse di abuso, sparizioni e omicidi. Finora, 326 casi sono stati risolti ed è stato pagato un risarcimento totale di 20 milioni di sterline pari a 23 milioni di euro.
E tutti quegli innocenti di cui parlavano la premier e il ministro della difesa? Generosità britannica o veri crimini di guerra? Il governo britannico afferma di aver speso dal 2004 circa 100 milioni di sterline per le indagini sui crimini di guerra relative al solo Iraq e per i risarcimenti.
Ma Londra umanitaria anche se non più comunitaria, pur essendosi dichiarata unilateralmente fuori dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, annuncia che per ordine del suo governo, i militari delle forze armate britanniche continueranno a rispettare le Convenzioni di Ginevra ma senza vincoli esterni. Noblesse oblige.
05 ottobre 2016