Un lavoratore consapevole del proprio status ha una sola “colpa“: quella di sapere chi sono i veri responsabili dei danni all’umanità.
Infatti, sosteniamo da tempo che la ricchezza prodotta è in costante aumento ma finisce nelle tasche di ristrette oligarchie e, perciò, diventa necessario, per non dire indispensabile, attrezzarsi per ri-avere un soggetto sociale capace di far confluire il dissenso in una formazione politica (realmente) comunista e far cessare questo stato di cose esistente… per un mondo migliore, senza concorrenza ma con solidarietà e cooperazione.
Il mondo del lavoro e dei lavoratori deve riscattarsi dell’avere sanguisughe che si nutrono del sangue di chi fatica ed essere ripagato con miseria, guerre e disperazioni varie. La vera civiltà degli esseri viventi è nella pianificazione della distribuzione della ricchezza prodotta da tutti a tutti e solo i comunisti la possono garantire.
MOWA
Marcello, 56enne lavoratore alla Bekaert di Figline, commenta l’annuncio dell’azienda di licenziare 318 dipendenti dal palco della manifestazione antirazzista di Firenze.
Marcello Gostinelli, 56 anni, sta per perdere il lavoro. E’ un operaio della Bekaert da 35 anni. Bekaert è l’azienda di Figline Valdarno, in provincia di Firenze, che fabbrica cordicelle in acciaio per penumatici. Lui si occupa del collaudo del prodotto finito. Insieme a lui, sono a rischio licenziamento altri 317 operai. Tutti, venerdì scorso, hanno ricevuto una lettera a casa in cui l’azienda, di proprietà belga, annuncia la chiusura. Ieri Marcello ha partecipato al presidio antirazzista in piazza Ognissanti a Firenze.
E sul palco, con le lacrime agli occhi, ha detto queste parole: “Non ho paura di chi ha il coraggio di venire qua, su una barca, senza nulla, per aggrapparsi agli scogli e cercare una vita migliore. Ho paura dei ricchissimi, che arrivano, sfruttano il mio lavoro, mi prendono tutto, e poi mi chiudono lo stabilimento in trenta minuti”. Un modo coraggioso di ribadire che i migranti non rubano il lavoro, almeno lui la pensa così: “Non sono stati i migranti a rubarmi il lavoro, ma le multinazionali”.
Marcello ha spiegato: “In un momento come questo sarebbe stato facile fare demagogia e dire che i migranti ci rubano il lavoro e vengono qui a delinquere, queste persone vengono dipinte come mostri, ma non ci si rende conto che i veri mostri sono i signori delle multinazionali che fanno speculazione sulla pelle della gente come noi, se continuiamo a dare la colpa agli stranieri perdiamo di vista i veri responsabili delle nostre condizioni sociali ed economiche, che invece sono quelli che hanno chiuso un’azienda in mezz’ora”.
Poi ha ricordato il momento in cui ha scoperto del licenziamento imminente: “Erano le 8.30 di mattina ed ero appena entrato al lavoro, il caporeparto è venuto verso di me, mi ha abbracciato e mi ha detto che avrebbero chiuso l’azienda”.
28 giugno 2018