Il sindaco-podestà fa rapporto su centro, periferie, ordine e morale. E, in particolare, sulla sicurezza
Comune di Catania/ Ufficio Stampa 26.02.2024.
Periferie, audizione del sindaco con la Commissione parlamentare d’inchiesta
“La Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado di città e periferia, guidata dall’onorevole Alessandro Battilocchio, si è recata a Palazzo degli elefanti per incontrare il sindaco di Catania Enrico Trantino, per la prima delle audizioni compiute nel capoluogo etneo.
Il primo cittadino ha esplicitato un ampio spettro di questioni cardine della città, dando conto di ogni singola attività finalizzata proprio alla ricucitura tra il centro e le periferie, più in generale le zone dove si registrano maggiori disagi sociali, non necessariamente solo nelle parti estreme del territorio urbano.
Il sindaco ha preliminarmente evidenziato la mancanza di almeno 500 vigili urbani rispetto alla dotazione organica necessaria e quelli in servizio sono quasi gran parte ultrasessantenni, un buco che impedisce un controllo serrato del territorio, indispensabili per “fare sentire più prossime ai cittadini la presenza delle istituzioni, soprattutto nelle zone più disagiate” .
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“Il quartiere di San Cristoforo – ci disse un ufficiale cittadino tanti anni fa – Non ha bisogno di controlli. Si sa autogovernare a da solo”:
A quei tempi – un quarto di secolo fa – a San Cristoforo non si regolava nemmeno il traffico: chi voleva poteva organizzare benissimo le sue corse clandestine di cavalli, “autogovernandosi” a modo suo. Naturalmente c’erano anche altri problemi oltre ai cavalli, ma sicuramente da allora saranno stati tutti risolti.
A San Cristoforo, comunque – contrariamente a quanto dice il primo cittadino – qualche problema di vigili ancora c’è. Segnali, strisce per terre, posteggi per disabili, controllo dei mercati – sono “autogovernati”, cioè non ci sono. Ciò non riguarda il sindaco, che nei quartieri poveri non ci vive. Ma per i cittadini comuni qualche problema c’è.
Ancora San Cristoforo, ai primi del duemila. Uno spettacolino di strada in piazza don Bonomo: un signore in borghese si avvicina agli organizzatori: “Scusate – fa – siete voi i responsabili?”.
“Si, siamo noi, ci dica”.
“Sono un vigile urbano, abbiamo avuto il comunicato, sono qua per spostare le auto così come richiesto”.
“E come mai non è in divisa?”
“Sa com’è, questa è piazza di spaccio, meglio non farsi vedere il divisa, non si sa mai”.
Da allora sicuramente le cose sono cambiate, e magari al Comune ora avranno un’idea di controllo del territorio da parte delle istituzioni.
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Il sindaco si è altresì soffermato sul lavoro svolto in questi mesi – siamo già nel 2024, a quanto pare – dall’Amministrazione Comunale per realizzare “infrastrutture idonee” a sostenere uno “sviluppo armonico dell’area metropolitana”.
Ai tempi di Sancanelli (2008-2013) c’era, come ora, il centrodestra. Coi fondi del piano integrato per San Cristoforo è stata realizzata “l’area verde di via De Lorenzo” un piccolo pezzo di verde dentro il quartiere. Un ulivo secolare, pannelli solari per l’illuminazione del parco, tavoli, muratura, panchine e persino il casotto del custode o del vigile urbano di guardia. Non passa molto tempo che il parco, non sorvegliato, viene vandalizzato. Tutte le strutture in alluminio vengono smontate, pannelli solari compresi. È stata realizzata in compenso una stalla abusiva per i cavalli delle corse clandestine, che ora possono tranquillamente pascolare nel parco ormai devastato.
Ci penseranno i salesiani (l’oratorio è a due passi) a dare un occhio al parco? Neanche loro. Diventa un luogo di spaccio, buono anche a nascondere armi e droghe. Ne chiese la custodia l’antimafia sociale del quartiere. Mai nessuna risposta. Adesso, anno del Signore 2024, nonostante denunce, articoli, richieste a tutte le autorità centrosinistre e centrodestre, il parco è ancora devastato. Ai tempi di Pogliese (2018-2022, ancora centrodestra) si parlava della “area verde di via De Lorenzo”. Ma l’area restava chiusa e bloccata, all’ingresso, da una grande lastra di ferro veniva saldata a fuoco. Oggi su quel pannello ci sono solo fori di arma da fuoco.
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Il sindaco di ora, il potestà Trantino (non si offenderà di certo, a chiamarlo così: anzi…) proclama “l’azione di dialogo e collaborazione operativa” con Prefettura, Diocesi, associazionismo e privato sociale per fare fronte comune ai tanti bisogni emergenti, a cominciare da quelli della dispersione scolastica. Si vanta anzi – citando l’arcivescovo Renna – di essere passato “dai segni del potere, al potere dei segni”.
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A San Cristoforo l’associazione GAPA collaborava col Presidente del tribunale dei minori Giambattista Scidà, che da sempre aveva a cuore il tema della dispersione scolastica per combattere l’ingiustizia sociale. Tante denunce pubbliche, tanta collaborazione con le scuole nel quartiere. Nel 2007 le mamme dei ragazzini e ragazzine dell’istituto comprensivo Andrea Doria furono costrette a occupare la scuola perché l’amministrazione comunale non pagava l’affitto. Furono momenti importanti per il quartiere: quelle mamme difendevano i propri figli, sapevano che la scuola era l’unico modo per arginare la dispersione scolastica e per evitare che la mafia di quei ragazzini facesse manovalanza.
Questa battaglia corale fu respinta dal Comune. L’Andrea Doria non c’è più, e sotto quella scuola ormai devastata trovi soltanto, al buio, gli spacciatori che passano la droga alle auto di passaggio.
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Trantino, nell’audizione. ha risposto alle domande sul Pnrr dicendo che per aprire i cantieri dei Piani Urbani Integrati si aspetta solo il decreto del governo per l’utilizzo dei fondi di sviluppo e coesione, poiché com’è noto i fondi PNRR sono stati indirizzati su altre linee di finanziamento: “Abbiamo circa quindici progetti a Catania nell’ambito di un piano che abbiamo definito <sintesi tra margini urbani> proprio per dare l’idea del valore inclusivo delle opere che si andranno a realizzare”.
Fa bene a confessare che i fondi del PNRR sui “piani urbani integrati” sono stati stornati per favorire la Confindustria e i grandi imprenditori. Dimentica però di raccontare che sono stati stornati anche i fondi PNRR per la ristrutturazione dei beni confiscati alla mafia a Catania.
Questi beni confiscati sono sei. Si potevano destinare a uso sociale e avrebbero dato lavoro ai tanti ragazzi e ragazze oggi costretti ad emigrare. Ma questi per lui, evidentemente, sono problemi secondari.
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Per quanto concerne la sicurezza Trantino ha più volte evidenziato “la mancanza di agenti di polizia municipale, anche se contiamo con i nostri mezzi purtroppo limitati, comunque entro pochi mesi, di assumerne circa 140 nuovi vigili urbani, comunque insufficienti, anche per essere ausilio prezioso all’impagabile lavoro che ogni giorno svolgono Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza”. ”La professionalità e incidenza delle forze dell’ordine nella lotta alla criminalità organizzata nel territorio – ha chiosato – rassicurano anche dai rischi di infiltrazioni mafiose negli appalti, anche se dobbiamo sempre essere molto vigili e utilizzare con rigore i protocolli di legalità che il Comune ha sottoscritto”.
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Nel quartiere di San Cristoforo forze dell’ordine sono presenti sì, ma contro i piccoli spacciatori “assunti” dai clan mafiosi. Non è mai stato tentato, oltre la repressione, un lavoro culturale. Non è mai stato offerto un lavoro ai disoccupati. Né garanzie di sicurezza al popolo del quartiere.
Sicurezza: una ragazzina aggredita in pieno centro cittadino, vicino ai bagni pubblici di Villa Bellini (anni addietro vi si era già verificato un altro orrendo episodio. Un luogo di pericolo, dunque. E si era provveduto a installarvi… dei giochi per i bambini).
A parte le proteste delle coraggiose femministe non si può dire che la cittadinanza (intellettuali, notabili, mondo “perbene”) ne sia rimasta particolarmente turbata. La vita è continuata senza scosse, feste comprese.
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In questa felice e ben governata metropoli, così ben tutelata dai suoi maggiori, il vicepresidente del consiglio comunale è un tale Riccardo Pellegrino, amico dei Mazzei, condannato in primo grado per corruzione elettorale.