Sezioni comuniste Gramsci-Berlinguer
per la ricostruzione del P.C.I.
Il nostro paese, per sfortuna geografica essendo al centro del Mediterraneo, è sempre in balia delle trame dell’imperialismo Usa-Nato e dei suoi cani da guardia, i massocapitalisti nostrani – inseriti nel sistema mediatico, nel governo, nelle istituzioni, nelle forze armate, nelle formazioni politiche sorte con la trattativa Stato-mafia – che sbraitano contro il legittimo presidente del Venezuela, Maduro, ma condividono le falsità dei terroristi atlantici sia in versione nera che “rossa”, sino a sputtanarsi veicolando falsità acclarate, ma nel contempo permettono alla camorra di piazzare bombe davanti ai negozi e tolgono le scorte a ex magistrati come Ingroia e giornalisti come Ruotolo, in prima fila nella lotta contro la criminalità massocapitalistica.
Quindi diventa per noi comunisti prioritaria la battaglia per la verità sulla Strategia della tensione e smontare, sulla base di fatti accertati, le tesi dei reggicoda di questo sistema criminale che organizza stragi e sostiene colpi di Stato e ci vuole insegnare cos’è la democrazia.
A tutto questo schifo di cui la sintesi politica è rappresentata oggi dalla finta democrazia incarnata da politici come Matteo Salvini occorre dire basta sia con la parola che con l’azione politica.
Per questo abbiamo deciso di dare battaglia e iniziare la lotta di Liberazione 2.0 per ritornare ad essere liberi di disporre del nostro presente e del nostro futuro, come è scritto nella nostra Costituzione antifascista, basata sul lavoro e non sugli interessi dell’impresa massocapitalista, sui partiti di massa e sul voto proporzionale puro. Un sistema che ha il popolo come sovrano e non il governo o il ministro degli Interni e che deve obbligatoriamente avere un’informazione realmente libera e non eterodiretta come avviene ora da quando i massocapitalisti hanno messo le mani sui media.
Sezioni comuniste Gramsci-Berlinguer per la ricostruzione del P.C.I.
Lo staff di iskrae.eu
Ma un compagno idraulico non c’è?
- BRIGATISTI IN VACANZA: PERDITA D’ACQUA, MACCHINE DA SCRIVERE,
ARMI, PARRUCCHE E BANCONOTE
Primi di settembre del 1982. Una giovane signora chiede all’edicola della stazione di Sapri informazioni per prendere in affitto un appartamento per le vacanze. L’edicolante la mette in contatto con il signor Nicola, che per un mese di affitto in un suo appartamento di Villammare, una frazione di Vibonati, chiede 800.000 lire, una somma molto alta, perché settembre è già bassa stagione. La signora non mercanteggia; anzi, accetta subito e paga in anticipo e in contanti la cifra richiesta, tutta in banconote da 50.000 lire. Dice di essere un’insegnante, di non avere con sé i documenti necessari per la registrazione e per la comunicazione alle autorità di polizia, ma che entro pochi giorni avrebbe portato tutto. Invece i giorni passano e la signora non si presenta. Un figlio del signor Nicola suona più volte il campanello dell’ appartamento, ma nessuno apre.
Una mattina un vicino si accorge che dai balconi dell’appartamento del signor Nicola scende copiosamente acqua, ed avvisa il proprietario. Bisogna intervenire con urgenza. Il signor Nicola bussa insistentemente, ma nessuno apre; allora entra, insieme al figlio Luca, aprendo con le chiavi di riserva.
In questo periodo l’erogazione dell’acqua viene sospesa ogni sera per essere ripristinata al mattino; non è raro che qualcuno dimentichi i rubinetti aperti la sera e si ritrovi al mattino con la casa allagata, come in effetti accade in questa circostanza.
Quando il proprietario e il figlio entrano gli si fa incontro un giovane, in mutande, con un asciugamano che copre la mano destra. Sembra che si sia appena svegliato. L’acqua viene chiusa, si scambiano due parole. Alla richiesta di ricordare alla signora che deve portare i documenti per la registrazione, il giovane assicura che lo farà.
Qualche giorno dopo quest’episodio Claudio, che è fidanzato con Egle, figlia del signor Nicola, nota nella stazione ferroviaria la signora che ha preso in affitto l’appartamento. La giovane cerca in modo goffo e maldestro di nascondersi alla sua vista, ma le manovre per evitarlo sono più che evidenti. Claudio lo racconta in famiglia, e a questo punto il signor Nicola e i suoi iniziano a fare considerazioni che forse avrebbero dovuto fare prima: strano che un’insegnante vada in vacanza nel mese di settembre; strano che abbia pagato subito in anticipo senza contrattare; strano il comportamento del giovane trovato in casa; strano l’atteggiamento della signora alla stazione…
Il signor Nicola racconta tutto ai carabinieri. Il comandante, capitano Bocconiero, raccomanda di non andare nell’appartamento per nessuna ragione, e dispone una sorveglianza della casa da parte di personale in borghese appostato nell’edificio di fronte.
Non c’è segno di vita, e dopo alcuni giorni di appostamento inutile i CC entrano nell’appartamento: macchine da scrivere, parrucche, indumenti per bambini, abbigliamento estivo e invernale, banconote provenienti dal riscatto di Ciro Cirillo, c’è di tutto!
Qualche mese dopo Claudio (il fidanzato di Egle) guardando un TG riconosce nel volto di una donna arrestata la stessa che cercava di nascondersi alla stazione di Sapri. Anche Boris, altro figlio del signor Nicola, che aveva accompagnato in vespa quella donna dalla stazione di Sapri all’appartamento, conferma. I CC preparano un dossier.
Fine di novembre del 1982. Due signori si presentano a casa del signor Nicola, entrano senza qualificarsi, si chiudono la porta alle spalle, impediscono alla signora Pia, moglie di Nicola, di telefonare ai carabinieri, dichiarano di essere della Digos e iniziano a fare domande. Sostengono che il numero di telefono del signor Nicola è stato trovato nell’agenda dei brigatisti arrestati. La sorella di Pia, presente, presa dal panico esce per bussare alla vicina e telefona al capitano Bocconiero per avvisarlo di quanto succede.
Pia nel frattempo è stata tradotta alla locale stazione di polizia, dove è raggiunta dal capitano dei carabinieri che garantisce per lei e per la sua famiglia.
L’episodio dimostra senza dubbio che polizia e carabinieri hanno operato e indagato sugli stessi fatti in maniera assolutamente autonoma e senza neppure scambiarsi informazioni utili alle reciproche indagini.
Dopo tre anni e mezzo si tiene presso il carcere di Poggioreale il processo contro alcuni terroristi, fra i quali c’è anche la Br Maria Rossi. Claudio e Boris (nel frattempo il signor Nicola è deceduto) vengono chiamati a testimoniare, in quanto sono gli unici a poter riconoscere l’imputata.
- RIFLESSIONI SULLE PERDITE D’ACQUA
Le perdite d’acqua, ahimè, sono una maledizione che accompagna spesso i covi dei brigatisti. A Pavia la base di via Angelo Scarenzio viene scoperta la vigilia di Natale del 1975 per una perdita d’acqua in bagno. A Roma il covo di via Gradoli 96 viene scoperto per una perdita d’acqua in bagno. A Villammare i brigatisti vengono scoperti per l’allagamento dell’appartamento preso in affitto, che mette in allarme il proprietario e dà inizio alle indagini dei CC.
Ma i brigatisti tacciono su tutta quest’acqua che si perde. Come tutte le persone in malafede, vedono solo quello che vogliono e sorvolano su quello che tutti vedono. Così, se mettiamo in fila libri, articoli, saggi, documenti e balle della vasta produzione Banda del Buco & Company, viene fuori il quadro grottesco di una ostinata e sistematica negazione della realtà.
Nel covo di via Scarenzio viene trovato un manuale di istruzioni su come si devono tenere i covi: in ordine, senza mitra in giro, senza bandiere o proclami; quando si esce, bisogna chiudere i rubinetti di acqua e gas, e, per sicurezza, togliere anche la luce. Invece nei covi scoperti, oltre all’acqua sempre aperta, c’è una fiera campionaria dell’eversione, in modo che chi entra, pompiere o postino, vigile o vicino, non abbia dubbi.
Lo sottolinea anche Mino Pecorelli, in tempo reale:
Insieme a un campionario di armi, e a uno stock di volantini con la stella a cinque punte, nell’umido luogo si trovano infatti: uniformi di aviatori (…..), da postini, da poliziotti e da telefonisti, parrucche, baffi, note della spesa perfino riguardo al costo delle armi, perfino le famose “tronchesi” utilizzate per tagliare la catenella (…..) della strada privata che ostacolava la fuga dei sequestratori. Non v’è dubbio, sono loro. Solo la macchina da scrivere, in un primo tempo gongolamente propinata come una Ibm a testina rotante, in un secondo tempo viene ridimensionata a meno inficianti connotazioni, forse per non eccedere nell’elenco di prove a favore del ruolo principe del covo in questione. Vi è pure un lenzuolo macchiato di sangue che potrà essere esaminato, e sei carte di identità in vista. E dire che perfino l’uomo della strada conosce i comandamenti d’obbligo per il perfetto inquilino brigatista (tenere tutto ciò che può essere compromettente in una valigia sempre pronta, da asportare facilmente in caso di fretta e necessità, ecc.). Questi brigatisti mostratisi in altri luoghi e momenti in possesso di così tersa intelligenza e lucido tempismo, in via Gradoli si sono rivelati degli sbadati pasticcioni. [O.P., 25 aprile 1978].
Anche a Pavia nel 1975 i BR si erano rivelati degli sbadati pasticcioni, e anche a Villammare, nel 1982, si riveleranno degli sbadati pasticcioni, sempre per via delle perdite d’acqua, che, insieme all’inarrestabile propensione per la menzogna, sono nel loro patrimonio genetico.
Per organizzare la strage di via Fani e il sequestro di Moro avevano chiamato a raccolta, per tempo, le migliori professionalità reperibili sul mercato. Lo racconta Paolo Persichetti, assassino ed ex brigatista, poi diventato professore di sociologia politica [Clementi, Persichetti, Santalena: Brigate rosse, pag. 171] :
Era ancora l’alba quando a Roma, il 16 marzo 1978, un gruppo di dieci brigatisti si immerse nel traffico per raggiungere il luogo dell’appuntamento. Si trattava di un contadino, un tecnico, un assistente di sostegno, un artigiano, uno studente, due disoccupati, un commerciante e due operai. Appartenevano alle Colonne di Roma, Milano, Torino ed erano intenzionati a compiere un’azione armata senza precedenti…
Come ognuno può notare, mancava un idraulico.
- COMPAGNO IDRAULICO CERCASI. PER I TEST CHIEDERE DI CORRADO ALUNNI MARIO MORETTI O VALERIO MORUCCI. IN COMMISSIONE ANCHE VLADIMIRO SATTA E LA BANDA DEL BUCO, ANDREA COLOMBO, PAOLO MIELI, LA REDAZIONE DI INSORGENZE, GLI AMICI DI PIPERNO, ALCUNI ASSASSINI A RIPOSO E TANTI UTILI IDIOTI IN SERVIZIO PERMANENTE EFFETTIVO.
Nel tentativo di dimostrare che la prigione di Moro era in via Montalcini 8, che Moro fu portato subito lì e lì rimase fino alla morte, chiuso in una specie di cunicolo di un metro e mezzo per tre, i brigatisti si esibiscono in una quantità industriale di balle. Era venuto apposta un compagno muratore da Torino, no, un falegname da Milano, no, hanno fatto tutto da soli Moretti e Gallinari; la prigione era in mattoni, no, in foratini, no, in cartongesso; la porta era scorrevole, no, era girevole, no, non c’era nessuna porta…
L’assassinio di Moro suscita raccapriccio fra la truppa, si aprono le prime falle, nascono i pentiti. C’è crisi di vocazioni, e Moretti corre ai ripari.
Per arruolare nuove leve nella Banda del Buco il capobanda indice un concorso a Milano, per valutare affidabilità e professionalità degli aspiranti. Tutte le professionalità devono essere presenti nell’organogramma. Il compagno muratore non manca, ma manca un compagno idraulico.
E – quando si dice il destino! – mentre Moretti cerca un compagno idraulico, zacchete!, il commissario Ettore Filippi Filippi prende lui; il commissario Filippi Filippi, sì, proprio quello di Pavia, che era vicecommissario ai tempi della perdita d’acqua nel cesso di via Scarenzio. Corsi e ricorsi della storia! Il destino di un capo brigatista legato a uno sciacquone che perde!
L’eccesso di coincidenze, tutte quelle auto dei Servizi in via Fani, tutti quei parà, tutti quei Piduisti, tutti quei generali della Nato, tutte quelle ditte di copertura, hanno costretto anche l’ultima Commissione Moro a prendere le distanze dalle memorie e dagli articoli dei brigatisti. Nonostante ciò Satta e Mieli, Colombo e Bianconi, Armeni e Piperno (insomma la vecchia Ditta del Pesce Palla & C.), continuano a frequentare ascensori bui dove sosta in permanenza l’odore di scoregge stantie.
Ma come, Giuseppe Fioroni non vi ha avvertito? Contrordine, compagni. Il memoriale è una balla, Moretti è una balla, la Braghetti è una balla, c’erano anche quei cattivoni dei Servizi in via Fani, oltre a voi. Tutte quelle combinazioni non sono coincidenze. Le perdite d’acqua non sono coincidenze.
Ma tu, compagno Vladimiro, non dirlo a nessuno: acqua in bocca.