Il sindaco di Napoli: “Ho la sensazione che la trattativa Stato-Mafia continui”
di Giorgio Bongovanni e Karim El Sadi
“Nino Di Matteo ha raccontato un fatto, il ministro Alfonso Bonafede ha più o meno raccontato il fatto, a modo suo, ma ci deve dare altre spiegazioni. Per quale motivo ha scelto Francesco Bonafede a capo del Dap e non Nino Di Matteo?”.
Anche il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, già sostituto procuratore di Catanzaro, si aggiunge alla lista di coloro che stanno chiedendo al Guardasigilli di chiarire il motivo della sua discussa scelta per la guida dell’importantissimo ufficio del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria nel 2018. “Faccio una valutazione oggettiva – ha detto il primo cittadino intervistato dallo scrittore Luciano Armeli Iapichino per la rubrica Cenacolo Antimafia – c’è una grande responabilità politica sulla vicenda che, trattandosi di uno dei simboli principali della lotta alla mafia (Nino Di Matteo, ndr), richiederebbe altra risposta da parte del ministro, che sinora da cittadino reputo insoddisfacente”. Il consigliere togato del Csm “ricostruisce un fatto vero e ne sono testimone perché mi chiamò in quei giorni e mi commentò la cosa. – ha premesso de Magistris – Bonafede chiamò Di Matteo per chiedergli in particolare la guida del Dap, uno degli uffici apicali del contrasto al crimine. E’ evidente che chi sceglie Di Matteo, il pm titolare del processo sulla trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra, sceglie un simbolo. Quindi – ha spiegato – rimasi piacevolmente sorpreso, sembrava un segno di rinnovamento!”.
Allorché, ha continuato il sindaco nel suo intervento, “chiamai Di Matteo, con il quale condivido un rapporto di stima e amicizia dal 2007, che mi disse che doveva pensarci per parlarne in famiglia. Dopo 24 o 48 ore andò da Bonafede per sciogliere la riserva. Ma il ministro, da come mi ha raccontato Di Matteo, gli fece capire che aveva cambiato idea e non lo voleva più alla guida del Dap. Ricordo l’amarezza e lo sconcerto di Nino. – ha confessato de Magistris – Rinunciando a un simbolo dellalotta alla mafia come Di Matteo si è dato un segnale. Avrei potuto comprendere la decisione del ministro se magari si fosse scelto un’altra figura di livello equivalente al suo. Ma si è scelto, e parlo da cittadino senza voler far giudizi di valore o disvalore, un magistrato che non ha per nulla conoscenza dei fatti di detenuti al 41bis, di mafia e carceri. Quindi rimasi veramente sconcertato e dissi: alla faccia del rinnovamento!”
Nel suo racconto Luigi de Magistris ha riportato un altro punto di analisi interessante. “All’interno del governo, tra i pincipali collaboratori dell’ex sottosegretario del ministro degl Interni (Luigi Gaetti, ndr) c’era un uomo di Bruno Contrada, uno dei vertici del Sisde arrestato per mafia per vicende legate alla trattativa stato mafia. Quindi cosa dobbiamo pensare? – si è chiesto l’ex magistrato – Che la trattativa sta continuando ancora?
Insomma – ha concluso – ci vorrebbe un segnale netto, un segnale che in parte era stato annunciato…”
11 Maggio 2020