di Marco Lillo
Si chiama Marco Fassoni Accetti, ha una storia tutta da raccontare e si è messo in un bel guaio. L’uomo che ha fatto trovare alla trasmissione Chi l’ha visto quello che lui sostiene essere il flauto di Emanuela Orlandi, è stato interrogato dal pm Giancarlo Capaldo una mezza dozzina di volte, l’ultima ieri pomeriggio. Sostiene di essere uno dei telefonisti del caso Orlandi e di aver assistito in prima persona al sequestro della 15enne, figlia di un cittadino del Vaticano, scomparsa dopo una lezione di musica nel centro di Roma.
Non si esclude la sua incriminazione perché Accetti ha rivelato che il rapimento della giovane sarebbe stato orchestrato da un “nucleo di intelligence” di cui faceva parte. Secondo il racconto di Accetti, talvolta vago e illogico, Emanuela Orlandi sarebbe viva come la 15enne Mirella Gregori, scomparsa sempre a Roma il 7 maggio 1983. Al sequestro avrebbe partecipato anche il boss della Banda della Magliana Enrico De Pedis e il movente sarebbe stato un tentativo di pressione sul Vaticano. Accetti sostiene anche di avere collaborato in passato con i servizi segreti e forse la sua storia non sta in piedi ma resta un fatto: il flauto che lui ha fatto ritrovare avvolto in fogli di giornali dell’epoca è identico a quello di Emanuela Orlandi. E nessuno sapeva prima del ritrovamento che il flauto di Emanuela Orlandi era un ‘Ramponi e Cazzani’ con un fodero rosso e una custodia lisa negli spigoli. L’uomo ha consegnato alla redazione di Chi l’ha visto? una mappa che ha permesso di ritrovare una custodia e un flauto identici a quelli che Emanuela aveva con sè quando scomparve.
La storia si fa più intrigante se si approfondisce la figura di Accetti come ha fatto Federica Sciarelli insieme al suo cronista più esperto: Fiore De Rienzo. Chi l’ha visto ha scoperto così che Accetti, sei mesi dopo la sparizione di Emanuela, è stato protagonista di un caso di cronaca inquietante. Il 21 dicembre del 1983 fu fermato come indiziato di delitto per la morte di un bambino di 12 anni, José G. sparito alle 18 e 30 della sera precedente all’Eur e trovato morto poche ore dopo a Castel Porziano, vicino a Ostia, da un autista dell’autobus. Il bambino era il figlio di un funzionario uruguayano che lavorava all’Ifad, un’agenzia dell’Onu che si occupa della fame nel mondo.
Accetti era il proprietario del furgone Ford che, secondo gli inquirenti, aveva investito il piccolo Josè molto lontano dal luogo della sua sparizione e in circostanze tutte da chiarire. Accetti era andato sul luogo della morte, facendosi accompagnare da un’amica ignara di tutto, per recuperare il furgone. Fu notato dalla scorta del magistrato Severino Santiapichi, per caso. Stando alle cronache dell’epoca, gli indizi erano pesanti: il furgone aveva il parabrezza rotto e mancava la targhetta Ford trovata vicino al corpo del bambino. Gli inquirenti sospettavano un sequestro ma sul corpo di Josè c’erano solo tante fratture e nessun segno di violenza. Accetti alla fine fu condannato solo per omicidio colposo. Oggi sostiene di parlare del suo coinvolgimento nella sparizione della Orlandi perché il nuovo Papa potrebbe aprire una nuova stagione nel Vaticano. Altri potrebbero raccontare il loro ruolo. Tanto i reati sarebbero prescritti – secondo la sua versione – perché si tratterebbe di sequestri, non di omicidi.
Accetti è un fotografo di 58 anni con aspirazioni artistiche. Sul suo sito pubblica immagini in bianco e nero, brevi video e scritti come: “Mamma! Gridava mamma! Gridò mamma come quando nacque. E la sabbia lo allattò”. Somiglia fisicamente a Roberto Benigni. Sulla stampa il suo nome appare per la prima volta nel giugno del 1972 quando all’età di 17 anni fu protagonista – stando alle cronache – di un assalto violento da parte di alcuni giovani di destra contro il liceo romano Tasso. Accetti riappare per il caso del piccolo Josè all’età di 28 anni. Poi scompare fino al 1999 quando il Corriere della Sera, sotto la testatina ‘Curiosità’ riprende un pezzo di colore del New York Post dal titolo: “ Il sosia di Benigni mangia a sbafo nei ristoranti”. Nell’articolo si legge che “la sua imitazione di Benigni è impeccabile – rivela il regista Greg Simon – ma l’ho visto mangiare a sbafo al locale Alaia e prendere a ceffoni due fan”. Accetti partecipò anche a Domenica In come sosia di Benigni e si presentò come: Alì Esterman. Un nome simile a quello di Alois Estermann, la guardia svizzera protagonista di una strage dentro le mura vaticane nel 1998.
25 aprile 2013