di Laura Naka Antonelli
Crisi di identità nel M5S di Beppe Grillo. E non si può dire neanche che sia la prima volta, dal momento che le recenti dichiarazioni sull’euro e l’Europa avranno mandato in confusione anche i seguaci più appassionati nel Movimento.
Beppe Grillo, 18 dicembre 2014: “Il problema vero non è uscire dall’euro: è uscire il più velocemente possibile.
Idem Luigi Di Maio che, come ha fatto notare di recente La Stampa, il 3 dicembre 2014 firmava per fare un referendum e affermava che avrebbe votato per uscire dall’euro, anche perché “uscire dalla moneta unica significa più energia nostra, più investimenti per le imprese, e significa meno troika, e quindi meno tasse e meno stritolamento dei nostri connazionali”.
23 giugno 2016: “Il Movimento 5 Stelle è in Europa e non ha nessuna intenzione di abbandonarla.
Lo stesso atteggiamento camaleontico si è manifestato qualche ora fa, con il caso della “gaffe di Luigi Di Maio” , di cui tutti stanno parlando. La gaffe è nella frase “lobby dei malati di cancro“, proferita dal vice-presidente della Camera nel descrivere il suo incontro con una società di lobbying. Così Di Maio, nel giustificare il suo incontro con una società di lobbying. Ma il rimedio è peggiore del danno.
“Esiste la lobby dei petrolieri e quella degli ambientalisti, quella dei malati di cancro e quella degli inceneritori. Il problema è la politica senza spina dorsale, che si presta sempre alle solite logiche dei potentati economici decotti”.
La frase sui malati di cancro scatena immediatamente sui social network, in primis su Twitter e Facebook un’ondata di polemiche. A gridare allo scandalo anche diversi senatori e deputati del Pd. La polemica è tale che Di Maio, dalla sua pagina Facebook, si trova costretto a chiedere scusa, non senza accusare tuttavia di strumentalizzazioni il Pd:
“Sono dispiaciuto che a causa delle mie affermazioni, strumentalizzate ad arte dal PD, le associazioni dei malati di cancro siano finite in una becera polemica politica. A loro sento di dover chiarire il senso delle mie parole e di un accostamento (‘lobby degli inceneritori’ e lobby dei malati di cancro’) che può essere apparso infelice: in Parlamento ci sono portatori di interessi negativi, come quelli degli inceneritori, e portatori di interessi positivi, come quelli appunto delle associazioni dei malati di cancro, che devono poter dialogare con le istituzioni affinché il Parlamento approvi leggi a favore del loro diritto alla salute. Le loro sollecitazioni e indicazioni sono preziose per noi portavoce. Mi scuso se le mie parole sono risultate offensive”.
Il punto, oltre alla gaffe di Di Maio, è un altro.
Ma il M5S non aveva usato la parola “lobby” con un’accezione sempre negativa?
Sempre di Maio, quest’anno, riferendosi al governo Renzi nella mozione di sfiducia presentata dopo dimissioni del ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi.
“Questo è un governo che fa le leggi e gli emendamenti per il compagno di un ministro. Questo è un governo inadeguato, un governo che pensa non solo agli interessi della lobby ma proprio a quelli personali, familistici. Se c’è una questione di opportunità politica sul caso del ministro Guidi, allora c’è un caso di opportunità politica sull’esistenza di questo governo”.
E Mario Conca, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, 25 maggio 2016, nel parlare della questione del commercio ambulante:
“Come è accaduto in passato con i tassisti, come sono stati protetti i tabaccai, chiediamo a gran voce che siano tutelati anche gli ambulanti: una grande risorsa che assume nel nostro paese perfino una valenza sociale. In alcuni paesini il mercato è sacro e noi dobbiamo proteggere imprenditori e cittadini. Lo Stato invece, come al solito, difende le lobby: vogliono dirottare la gente nei centri commerciali”.
Ma gà Stefano Feltri aveva fatto notare qualche incongruenza su Il Fatto Quotidiano, facendo riferimento al pranzo di Luigi Di Maio all’Ispi:
“All’Ispi il 22 aprile c’erano alcuni degli stessi protagonisti della riunione romana della Trilateral Commission la settimana prima: Carlo Secchi, che della Trilateral è il presidente italiano, Paolo Magri, direttore della Trilateral in Italia, Mario Monti, presidente onorario della Trilateral europea, i vertici di aziende che finanziano la Trilateral (come Intesa San Paolo), il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana. Cioè le stesse persone che hanno animato l’assemblea plenaria della Trilateral a Roma, tra il 14 e il 16 aprile. Uno scandalo? Assolutamente no. L’Ispi è il migliore think tank italiano – io ho frequentato a lungo i suoi corsi, molti degli articoli dei ricercatori Ispi appaiono anche sulle pagine del Fatto Quotidiano, lì lavorano o collaborano accademici e ricercatori brillanti, anche giovani – e Di Maio ha fatto benissimo ad andarci. Il punto è un altro: il Movimento Cinque Stelle ha montato una campagna per solleticare la propria base (o almeno la sua parte più ingenua) con una campagna contro la partecipazione dei ministri Maria Elena Boschi e Paolo Gentiloni alla riunione della Trilateral a Roma”.
Proprio l’articolo “Il Fatto Quotidiano” aveva già alimentato sospetti sul reale rapporto che esiste tra il M5S, secondo molti ormai parte dei “poteri forti” – gli stessi contro cui si è sempre scagliato -, e le lobby.
E sulla dimostrazione che della lotta alle lobby il M5S ha sempre fatto il suo cavallo di battaglia, non si può non fare riferimento a un’altra frase sempre contro Renzi:
“I contratti li firma qualcuno del Pd impegnato a versare soldi al partito. Renzi ha firmato contratti a tempo indeterminato con le grandi lobby di questo paese a cui è legato mani e piedi. Faccia poco lo spiritoso“.
Ma le grandi lobby non erano gente “da cacciare dal Parlamento”?
Evidentemente no, visto che sembra che Di Maio abbia avuto una sua propria personale illuminazione: ora per lui esistono le lobby buone..e le lobby cattive.
22 luglio 2016