Lo abbiamo scritto qualche mese fa quanto il mondo dell’informazione stia toccando il livello più basso di sempre sotto il profilo deontologico e oggi, sentiamo il dovere di ribadirlo. Il quarto potere, strumento indispensabile per la nascita di un nuovo assetto politico. Manipolando notizie ovviamente.
Pochi mesi fa, i giudici della corte d’Assise di Palermo, rendendo note le motivazioni sulla sentenza del processo trattativa, dichiaravano: “L’Italia ha avuto un presidente del consiglio che pagava Cosa nostra mentre sedeva a Palazzo Chigi. E non negli anni Cinquanta, ma almeno fino alla fine del 1994 quando la mafia aveva già mostrato il suo volto più feroce: aveva fatto a pezzi Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino, otto agenti di scorta, dieci civili, comprese due bambine. Quel presidente del consiglio si chiama Silvio Berlusconi ed elargiva denaro ai mafiosi sempre nello stesso modo: tramite il fido Marcello Dell’Utri…”
Era il 19 luglio e quelle parole, dopo oltre 20 anni, hanno rappresentato la commemorazione più sincera di Paolo Borsellino e dei giovani caduti con lui in una strage di matrice istituzionale. Da quel momento, un barlume di speranza destinato a spegnersi velocemente.
“Gli italiani finalmente, potranno valutare Berlusconi per quello che è…”. I più ingenui, fra cui chi scrive, lo hanno pensato. Ma l’elemento fondamentale alla consapevolezza è l’informazione e ormai, è bene rassegnarsi al fatto che buona parte degli operatori del settore, non la praticano.
Quel che per anni è stato negato con le unghie e coi denti sotto le mentite spoglie del garantismo, viene messo nero su bianco in una sentenza e qualcuno è corso ai ripari. “Giochiamo la carta dell’oscuramento” avranno pensato i giornalisti altrimenti non si spiega come mai, di quella corposa pagina di storia che racconta gli accordi presi da uomini di Stato – sotto 3 governi – con la mafia corleonese, non c’è traccia sulla maggior parte dei giornali italiani.
Nulla di serio evidentemente, “quisquilie” direbbe Totò. L’insabbiamento che ha determinato tutti i passaggi della trattativa, continua. Niente di nuovo. In fondo è solo dal 1980 che si susseguono testimonianze di come la mafia abbia investito miliardi in Milano 2, la città verde voluta da Berlusconi. Sarà questa la ragione del disinteresse dei media? I rapporti tra il cavaliere e Cosa nostra sono datati e quindi si rischia di annoiare il lettore? Nel timore di suggerire l’ennesimo escamotage alla disinformazione dilagante, torniamo sui fatti.
C’è un dramma nel dramma con il quale il Paese non si è ancora misurato: non solo la mafia si è costituita potere esecutivo e legislativo, ma i famosi cani da guardia della democrazia, non hanno ritenuto di informarci se non con momenti di cronaca giudiziaria, piuttosto fuggenti peraltro.
Questo è il punto dal quale partire per analizzare il comportamento dei media in questo preciso momento storico; la direzione è pressoché la medesima per quasi tutti gli organi di informazione, ( televisione e stampa), la mission è colpire senza sosta il M5S. Ma perché?
L’interlocutore di governo forse, non è conciliante coi grossi gruppi di potere come chi lo ha preceduto o come chi lo affianca, la Lega? Ben altri comportamenti vengono infatti riservati al partito di Salvini e questo è sotto gli occhi di tutti.
Salvini raccoglie il favore del vecchio sistema di potere alla maniera del PD che infiammava le piazze promettendo di liberare l’Italia da Berlusconi ma in Parlamento, correva e corre in suo sostegno; cosi Salvini: raccoglie consensi sbraitando nelle piazze di immigrazione e mancanza di sicurezza ma in Parlamento, gli interessi perseguiti sono di ben altra natura, (manine e ostacoli a norme anticorruzione lo dimostrano).
Eppure, i giornalisti ci mettono la firma e la faccia tutti i giorni: “è lui il leader di questo governo. E’ la Lega il traino dell’esecutivo“. In realtà, hanno solo stabilito di dare più spazio alle sue continue esternazioni che nella maggior parte dei casi, non portano a nulla. Perché?
C’è un piano politico da portare a compimento, un piano che non può prescindere dalla manipolazione delle notizie. Pensate che Report, l’ottima trasmissione di inchieste condotta da Sigfrido Ranucci, ogni settimana accende i riflettori su fatti inquietanti che destabilizzano la vita economica e sociale. Eppure, gli organi di informazione non danno alcun seguito a quelle notizie che dovrebbero entrare nelle case degli italiani al fine di raggiungere consapevolezza come dicevamo.
Ora, consideriamo invece l’onda lunga di una trasmissione Mediaset, le Iene, a servizio di chi la permette quindi di Silvio Berlusconi, su una notizia che non può risultare più importante della sentenza trattativa o di altre che pure, vengono sistematicamente oscurate: le irregolarità di una piccola azienda campana di cui è titolare il padre dell’attuale vice premier Luigi Di Maio. Notizia rilanciata ovunque senza sosta da una settimana. Pane e Di Maio family.
L’occasione però, ci permette di fissare il perimetro stabilito da alcuni soggetti politici alla riconquista del potere perduto alle urne. Una bella alleanza che non si basa su ideali comuni, progetti per il Paese, riforme irrinunciabili. No. L’alleanza si basa sull’annientamento dell’unico soggetto che non giunge a miti consigli: il M5S.
E’ di ieri l’incontro fra Paolo Romani, consigliere di Berlusconi e Matteo Renzi perchè in cantiere c’è “un nuovo progetto politico” dicono. Capite perché quella trasmissione che bada alle carriole fuori posto della ditta di Antonio Di Maio, non concede spazio alle aziende di Tiziano Renzi i cui reati fiscali sommergono le scrivanie di diverse procure?
Follia pura poi, immaginare che vi sia spazio per tutte le vicende del boss Berlusconi; chi paga la pagnotta è intoccabile. Speravamo lo fosse anche la libertà di stampa ma l’involuzione è ormai palese. Per buona parte dei giornalisti, gli intoccabili sono i potenti di riferimento e la smettessero di organizzare sceneggiate a difesa della categoria perchè sono i primi a non difenderla ogni volta che decidono di vendersi. Di questo si tratta.
Vogliamo notizie. Vogliamo che siano vere. Vogliamo che non siano soggette a manipolazioni e vogliamo soprattutto, che non guardino in faccia a nessuno. Il quarto potere in Italia, è oggi il complice di un sistema che mira all’impunità, figlio indiscusso del piano di rinascita Gelli.
2 dicembre 2018