di Daniele Chicca
Sequestrati beni per 450 milioni di euro a Mauro Balini, che non era solo uno dei maggiori imprenditori del litorale romano, ma anche un manager che aveva allacciato nel tempo rapporti con personaggi del crimine organizzato. Quest’ultimo aspetto ha spinto il tribunale a ordinare il sequestro finalizzato alla confisca dei beni del manager. I militari della Guardia di finanza, Nucleo di polizia tributaria e del Gico, hanno ricostruito affari e relazioni di Balini, soprannominato Re di Ostia, perché a poco più di 50 anni aveva costruito un impero partendo dalle spiagge del litorale laziale.
Balini ha stretto affari con narcotrafficanti, come Cleto Di Maria, e Roberto ‘Cappottone’ Giordani, finito in carcere anni fa per il tentato omicidio di un boss locale, Vito Triassi. Il tribunale ha ritenuto Balini pericoloso socialmente perché vive di proventi di attività delittuose. Il noto imprenditore ha ottenuto una serie di finanziamenti per alcune sue attività che poi lo stesso destinava ad altri “lidi”. Tra i delitti commessi in un decennio di attività criminale figurano, secondo gli inquirenti, fatturazioni per operazioni inesistenti, bancarotte, appropriazioni indebite, intestazioni fittizie, ricettazioni, riciclaggi, reimpieghi, corruzione.
Il nome di Balini era saltato fuori anche nell’inchiesta denominata Mafia Capitale quando erano stati segnalati i rapporti con Luca Gramazio il progetto di ampliamento del Porto di Ostia sostenuto a forza di mazzette. Tra i versamenti, perfettamente regolari, “non sospetti” che lo stesso Balini avrebbe effettuato, spuntano quelli che hanno come oggetto Silvio Berlusconi, secondo le verifiche degli esperti del Gico. Idem per i 40mila euro versati a Sabina Beganovic, meglio nota come ‘ape regina’, più volte citata nell’inchiesta pugliese sulle cene eleganti dell’ex premier.
27 luglio 2016