Punta a incompatibilità per ruoli apicali in PA
Roma. Proporre una “ristrutturazione” della legge Anselmi che la renda più utile a colpire le cosiddette “massomafie” ma anche a tenere alla larga dalla pubblica amministrazione chi possa considerarsi, in ragione di “obbedienze” seppure legali, non sufficientemente libero e imparziale. E’ quanto prevede una proposta di legge che verrà depositata domani, primo firmatario il deputato del Pd Davide Mattiello. Se ne è parlato oggi al convegno “La mafia non è più quella di una volta, ma resta quella di sempre”, in corso alla Camera, presenti il vicepresidente della Commissione Antimafia, Claudio Fava, il professor Isaia Sales, il procuratore Giuseppe Lombardo, l’avvocato Fabio Repici, la giornalista Alessia Candito. “Sul tavolo abbiamo due questioni – ha detto Mattiello – l’efficacia degli strumenti con cui contrastiamo il fenomeno mafioso, che è mutato, tra il 416 bis e la legge Anselmi, e la compatibilità tra l’esercizio delle funzioni pubbliche apicali e l’appartenenza a sodalizi fondati su un “qualificato” vincolo di obbedienza. E’ tollerabile che ruoli apicali siano ricoperti da persone che fanno parte di associazioni legali ma fondate su vincoli di obbedienza? Non esiste una norma che sancisca questa incompatibilità”. La giornalista Candito, che ha fatto un lungo excursus dal 1800 ad oggi, ha evidenziato come “non sia un rapporto episodico quello tra mafia e massoneria”.
La proposta di legge prevede di rafforzare la legge Anselmi aumentando le pene minime e massime, prevedendo l’utilizzo delle intercettazioni nelle indagini e aumentando il periodo di interdizione dai pubblici uffici. Stabilisce poi l’incompatibilità tra l’appartenenza ad una associazione che comporti un vincolo gerarchico e solidaristico forte, come avviene per le logge massoniche, e lo svolgimento di una funzione pubblica quando si occupi una posizione apicale. “La storia delle mafie è di integrazione con le classi dirigenti, non di opposizione – ha evidenziato nel suo intervento il professor Isaia Sales – la massoneria, non tutta, ha rappresentato di questi crocevia”. Per l’avvocato Fabio Repici, impegnato in importanti processi di mafia “una riflessione bisognerebbe farla su quale sia stato l’orientamento del legislatore negli ultimi decenni: è stata una sensibilità claudicante. L’attenzione infatti, tanto del legislatore quanto del mondo politico, è stata più orientata a tutelare il segreto che a svelare la verità. E questa è una patologia intollerabile quando la tutela del segreto diventa massima clausola di impunità”.
ANSA
22 Febbraio 2017