Foto: manifestazione neofascista di oggi (17 ottobre 2015) in via Mattei a Bologna
di Guglielmo Migliori
“Il fascismo non è un’opinione: è un crimine.”
Giacomo Matteotti, deputato socialista ucciso dagli sgherri di Benito Mussolini
Nella giornata di oggi [17.10 ndr] il partito neofascista Forza Nuova ha manifestato a Bologna contro lo Ius Soli. Al grido di “stop all’invasione extracomunitaria” e “ordine contro il caos”, trecento sgherri nostalgici da tutto il Nord e Centro Italia si sono radunati coi loro pullman nei pressi dell’ex-CIE di via Mattei e hanno manifestato in una città blindata dalle camionette delle forze dell’ordine. Poco dopo, il leader fascista Roberto Fiore ha dichiarato in comizio che Forza Nuova, col suo messaggio razzista, intollerante e xenofobo, è “l’unica speranza per l’Italia”.
Sono state scritte centinaia e centinaia di appelli, denunce e verbosi richiami alle amministrazioni comunali, alle prefetture e alle pubbliche autorità affinché non vengano più concessi spazi di propaganda e agibilità politica ai movimenti e partiti d’ispirazione neofascista. Personalmente non mi ritengo soddisfatto né mi accontento della presa di posizione – puramente verbale – del Comune contro la manifestazione di oggi: seppur marginale, ogni pubblica manifestazione di questa ideologia d’odio va fermamente impedita.
È infatti inutile la richiesta di assenza di tensioni quando le autorità non agiscono concretamente per fermare ogni eventualità del rinverdire dell’ideologia fascista, capace di fare molti proseliti in tempi di crisi e tensioni sociali come quelli attuali.
A chiedere la revoca del permesso e l’annullamento della manifestazione neofascista sono scesi oggi in piazza i partigiani dell’ANPI e gli antifascisti bolognesi; il presidente dell’ANPI provinciale Renato Romagnoli ha giustamente dichiarato che «la nostra città, medaglia d’oro del Risorgimento e della Resistenza e al valor civile per la strage fascista del 2 agosto 1980, non può tollerare che il centro storico diventi la sede di un raduno neofascista e razzista».
A fronte di questo sentir comune della cittadinanza mi auspico che finalmente vengano applicate tutte quelle norme giuridiche che, contenute nei Trattati di Pace, nella Costituzione, nella Legge Scelba e nella XII disposizione, vietano categoricamente ogni tentativo di rifondazione, riformulazione e apologia del partito, delle organizzazioni e della propaganda fascista. Se la legge e la giustizia non fanno il loro corso si corre il grave rischio della crescita e del ritorno sulla scena politica di un’idea di odio che la storia, grazie a Dio, ha seppellito sotto tre metri di terra.
L’esercizio della violenza – io credo – dovrebbe essere, ove possibile, evitato, e al massimo usato come extrema ratio nei confronti di una possibile degenerazione della situazione. Detto questo, ci tengo però anche a sottolineare che l’ordine e la pace sociale che Comune e Prefettura si auspicano sono impossibili da ottenere fintanto che le autorità si disinteresseranno del fermento delle attività politiche neofasciste e finché la stampa e l’opinione pubblica definiranno ogni lo scontro fra fascismo (illegale) ed antifascismo (in senso tecnico superprincipio costituzionale) una guerra tra bande, o come Repubblica ha scritto oggi, “tra due fazioni”.
Essere antifascisti oggi ha senso: significa conoscere la propria Storia, significa difendere la Costituzione figlia della Resistenza, significa non cedere alle avances della semplificazione logica di nostalgici ex-camicie nere riciclati in camicia bianca. Essere antifascisti oggi significa sventolare in alto il tricolore della Repubblica e della democrazia italiana in opposizione al tricolore d’odio di cui i fascisti vorrebbero appropriarsi. Per fermare il rinverdire del fascismo e confinarlo alla marginalità le autorità non possono più voltarsi dall’altra parte e lasciare da soli i cittadini: il momento di agire è ora!
ottobre 17, 2015