di: Andrea Cinquegrani
Italia ora più guerrafondaia che mai.
Il capo dello Stato, robot Sergio Mattarella, da Trento proclama la necessità nel proseguire la guerra santa contro la Russia per salvaguardare un bene prezioso come la libertà e l’indipendenza dell’Ucraina, una battaglia che è – secondo Lui -tutt’uno con i principi fondativi dell’Unione europea.
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, gonfiando il possente petto annuncia che il nostro Paese è stato scelto, in sede UE, per capeggiare l’Operazione Aspides contro gli Houthi (e quindi in qualche modo l’Iran) che inizierà a brevissimo, per la precisione il 18 febbraio.
Oltreoceano, il sempre più invasato numero uno della Casa Bianca, Joe Biden, magnifica le sanguinarie ‘risposte’ militari a stelle, con raid in Siria e Iraq, e tronfio anticipa: “tutti coloro che vogliono farci del male sappiano questo: se fate del male a un americano reagiremo sempre e comunque” e proprio per questo “le nostre risposte continueranno” con sempre maggiore ferocia. Intanto nel Mar Rosso gli Usa incalzano con la loro operazione ‘Prosperity Guardian’ e uno spaventoso dispiegamento di armi & mezzi, per la gioia dell’industria bellica Usa.
Vediamo, più in dettaglio, i tasselli del sempre più tragico puzzle, che significa una sola cosa: la guerra sta abbondantemente superando quel livello ‘regionale’ già considerato super rischioso, motivo per cui c’è il concreto rischio a breve di un conflitto mondiale, un Olocausto che non vedrà né vincitori né vinti.
Partiamo dalle news di casa nostra.
Ecco la fresca, succosa nota diramata dal ministero della Difesa: “L’Unione europea ha chiesto all’Italia di formare il Force Commande dell’Operazione Aspides nel Mar Rosso. L’importanza e l’urgenza di tale operazione, che contribuirà a garantire la libera navigazione e la sicurezza commerciale nel Mar Rosso, hanno indotto la Difesa italiana ad assicurare immediatamente il proprio sostegno. Si tratta di un ulteriore riconoscimento dell’impegno del Governo e della Difesa e della professionalità della nostra Marina Militare”.
Tutti sull’attenti e pronti per la Missione.
TUTTA ‘ASPIDES’ MINUTO PER MINUTO
A questo punto ecco qualche dettaglio soprattutto militare, vista l’aria che tira.
Il nostro Paese avrà la guida ‘tecnica’ dell’Operazione, il cui quartier generale non dovrebbe comunque spostarsi da Larissa, in Grecia.
E’ prevista la presenza di una nostra unità navale ma con ogni probabilità verranno inviati nel Mar Rosso “assetti aerei con compiti di sorveglianza e raccolta dati”, secondo la versione ufficiale. Si tratta dei velivoli G 550 Caew del 14° Stormo dell’Aeronautica militare, veri e propri ‘radar volanti’, “dotati di un sistema multi-sensore con funzioni di sorveglianza aerea, comando, controllo e comunicazioni”. All’allegra compagnia potranno agevolmente universi droni ‘Predator’, con funzioni di ricognizione e controllo territoriale.
Ottimo e abbondante, tanto per cominciare, visto che la durata dell’Operazione è prevista in almeno un anno…
Crosetto, comunque, giorni fa in occasione di un’audizione congiunta Camera-Senato aveva già fornito illuminanti anticipazioni. Ecco, fior tra fiore.
Partiamo dalla ‘bomba’, ‘esplosa’ nel più totale silenzio mediatico (solo l’AGI ne ha dato notizia). “Gli Houthi sono il gruppo più organizzato tra quelli finanziati dall’Iran: molto più di Hezbollah e valgono 100 volte Hamas”.
100 volte, Incredibile ma vero: e noi abbiamo deciso di capeggiare l’Operazione contro un simile mostro a 5 teste!!
Così ha proseguito, nella sua disamina, il titolare della Difesa all’audizione.
“Gli Houthi in Yemen valgono 100 volte Hamas dal punto di vista militare e con i loro attacchi sul Mar Rosso minacciano la stabilità economica dell’Italia, creando uno squilibrio competitivo a favore di Russia e Cina”.
Un’altra bordata da novanta.
Ancora: “Il traffico di Russia e Cina, per espressa volontà degli Houthi, potrà continuare a passare dal Mar Rosso e questo crea uno squilibrio competitivo che impatterà in modo violento e drammatico su di noi e sulle nostre economie. Ne risentiranno soprattutto l’Europa e in particolare i paesi della sponda Sud come l’Italia, a causa della marginalizzazione del Mediterraneo. Per questo motivo occorre agire subito con efficacia per affermare il diritto internazionale e il libero transito delle merci”.
E così è ora successo, con l’incarico al super comandante Crosetto e alla sua (nostra) Difesa.
Non è certo finita qui. “La risposta militare è ancora più urgente alla luce dell’escalation negli attacchi dei ribelli Houthi: più di 30 negli ultimi due mesi con un incremento esponenziale della frequenza e della pericolosità, perché sono diventati veri e propri attacchi di natura militare, in uno scenario che ha sempre di più le sembianze di un teatro di guerra”.
Tanto per ampliare la visione, ecco lo scenario allargato, secondo il Crosetto-Pensiero (ma certo non solo il suo, anzi, visti i venti che soffiano, soprattutto ad Occidente): “Siamo nel mezzo di un conflitto ibrido globale che si gioca contemporaneamente su più fronti e in differenti punti del mondo. A partire dal Medio Oriente, dove l’allargamento del conflitto a Hezbollah, e di conseguenza al Libano, è un rischio che certo non può essere escluso; e poi l’ondata di instabilità che deriva dalla Striscia di Gaza ha già colpito Iraq e Siria e in parte anche Iran e Pakistan”.
C’è proprio da star allegri.
Infine. “Le risposte di Stati Uniti e Gran Bretagna hanno portato a una riduzione delle attività cinetiche degli Houthi di circa il 50 per cento: ma è impossibile pensare di riuscire a fermare completamente i ribelli dello Yemen”.
Per questo l’Operazione Aspides è proprio quello che ci vuole adesso.
ECCOCI A ‘PROSPERITY GUARDIAN’
Ma diamo ora uno sguardo alla più possente macchina da guerra a livello mondiale, quella degli Usa. Ed in particolare, alla gigantesca forza militare dispiegata con l’Operazione a stelle e strisce ‘Prosperity Guardian’, vale a dire ‘il Guardiano della Prosperità’, come sono i traffici sulle rotte dello strategico Canale di Suez percorrendo il Mar Rosso.
Partiamo da una grossa novità presentata dagli Usa sull’imperdibile palcoscenico del Mar Rosso: ossia l’impiego per la prima volta – sottolineano gli esperti di cose militari – del sistema missilistico navale ‘PHALANX CLOSE IN’, chiamato in codice ‘CWIS’ e dai suoi fans ‘Ultima Linea di Difesa’: per tutti i gusti, insomma.
Ma la vera chicca sta nella sua immensa potenza balistica: misurata nella stratosferica cifra di 4.500 proiettili sparati al minuto, in questo caso dedicati a contrastare e abbattere i missili dei ribelli yemeniti.
Dettagliano ancora i super esperti bellici a stelle e strisce: la sofisticata ‘ultima linea di difesa’, e a questo punto soprattutto di offesa, è dotata di appositi ‘Cannoncini Gatling’.
Il tutto per far salire a dismisura i conti economici dell’azienda produttrice, la star nel firmamento delle forniture e produzioni militari a stelle e strisce, il colosso RAYTHEON, che negli ultimi anni è andato ben oltre il già incredibile aumento delle consorelle del settore, ossia un più 20 per cento di fatturati e, soprattutto, di profitti: che di tutta evidenza grondano sangue, come una domenica sì e l’altra pure ammonisce la voce di Papa Francesco, il quale ormai predica sempre più in uno sconfinato e desolante deserto, a proposito dell’avidità e criminalità delle strategie di tutti ‘i produttori di armi del mondo’. In pole position quelli yankee, of course.
La lista della spesa militare e delle armi impiegate degli Usa nel Mar Rosso non è certo finita qui. Perché negli ultimi due mesi si sono intensificate le operazioni condotte mediante i sistemi di difesa-offesa a lungo raggio, grazie ai potenti missili ‘Standard SM-2’ e ‘Standard SM-6’, ottimamente coadiuvati dagli ‘Envolved Sea Sparrow’ (i ‘passerotti’ in volo, secondo i sempre teneri e coloriti nomignoli americani): passeri in grado di intercettare i loro obiettivi fino a 12 chilometri di distanza…
E finiamo in gloria, ossia con le fresche imprese Usa e le parole dei suoi vertici, sempre più assetati di sangue.
Nelle ultime ore, in risposta ai raid nella ‘Terra di nessuno’ (al confine tra Siria e Giordana’ eppure popolata di basi statunitensi) che hanno ucciso tre marines, gli Stati Uniti hanno colpito ben 85 obiettivi sparsi tra Siria e Iraq, utilizzando proprio i sofisticati bombardieri appena arrivati da casa. Precisa laconicamente ‘Centcom’, vale a dire il Comando Centrale del Pentagono: “Gli Stati Uniti hanno colpito unità iraniane d’elite e milizie alleate di Teheran in raid effettati in Siria e in Iraq”.
Tutto ok, obiettivi centrati, con decine e decine di morti.
Tanto da sollevare le immediate proteste delle autorità irachene, che denunciano la clamorosa “violazione della sovranità territoriale”, e di Damasco, le quali accusano: “L’occupazione americana del territorio siriano non può più continuare”.
E così il conflitto si allarga sempre più a macchia d’olio…
Il Segretario Usa della Difesa, Lloyd Austin, ‘desaparecido’ per un paio di settimane, torna in scena e proclama: “non tollereremo altri attacchi”.
Mentre il suo capo con la testa (o quel che ne resta) alle presidenziali di novembre, Biden, annuncia al mondo che le risposte Usa si faranno sempre più tremende.
Con ogni probabilità da ora in poi per ogni marine ucciso verranno ammazzati 100 o 200 ‘ribelli’ secondo il perfetto stile inaugurato, dopo il 7 ottobre, dal premier di Tel Aviv, ossia il boia Bibi Netanyahu (a proposito, nella Striscia di Gaza i palestinesi ammazzati ammontano a oltre 27 mila).
Superando in tromba le medie nazi di 10 partigiani per un tedesco.
A seguire, come al solito, vi proponiamo la lettura di alcuni interessanti articoli e reportage sul drammatico scenario del Mar Rosso, e non solo.
Dal sempre documentato blog, soprattutto sotto il profilo militare, animato da Antonio Mazzeo, ecco
L’Italia nel Mar Rosso. Una dichiarazione di guerra?, comparso prima della nostra discesa in campo, o meglio in mare e nei cieli, come leader dell’Operazione Aspides.
Poi l’analisi, altrettanto puntuale, di Gianandrea Gaiani per il sito che anima, ‘Analisi Difesa’: si intitola Operazione Aspides: all’Italia il comando delle forze in mare.
Quindi un pezzo del sempre stimolante ‘Piccole Note’, ossia Haaretz: jihad ebraica scatenata su Gaza.
Ancora, da ‘Observateur Continental’ il pezzo Le genocide des Palestinians face au casse-te yéménite del 2 febbraio.
Infine, da ‘Responsible Statecraft’ le ultime sulla Casa Bianca: Unreal: White House still denies Mideast turnoil linked to Gaza.
3 Febbraio 2024