di Roberto Galullo
Amati lettori di questo umile e umido blog, da alcuni giorni racconto i contenuti dell’ordinanza emessa il 7 agosto a carico di Paolo Romeo (già condannato con sentenza passato in giudicato per concorso esterno in associazione mafiosa e, forse per questo, servito e riverito dai cosiddetti salotti della Reggio bene) dopo il rinvio disposto dalla Cassazione. La sezione del Riesame del tribunale di Reggio Calabria – presidente Tiziana Drago, Erica Passalalpi e il giudice relatore Angela Giunta – ha stabilito che ci sono tutti gli elementi per «affermare l’esistenza dell’autonomo organismo associativo posto in posizione di vertice e costituito dalla cupola riservata della ‘ndrangheta».
Per i magistrati non ci sono dubbi. Per l’avvocato Paolo Romeo «…anche alla luce delle più recenti acquisizioni investigative, deve ritenersi confermato il suo attuale ruolo di componente apicale della direzione strategica della ‘ndrangheta, chiamata ad operare ad un livello superiore rispetto alle sue singole articolazioni territoriali e ad intervenire in situazioni in grado di coinvolgere interessi criminali più elevati». Sarà la Giustizia a dire una parola definitiva su colpevolezza o innocenza per lui e per tutti gli altri indagati ma intanto registriamo la decisione del collegio.
Oggi voglio raccontarvi quanto dichiara il collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio che (non sta a me giudicarlo anche perché ho imparato sulla mia pelle ad essere allergico ai pentiti) il 2 marzo 2016 tomo tomo cacchio cacchio, come direbbe Totò, comincia a raccontare cose straordinariamente interessanti che sembrano avvalorare (neppure qui sta a me per fortuna cercare riscontri) l’ipotesi accusatoria della Procura di Reggio Calabria, secondo la quale c’è un mondo diverso, separato e distinto dalla ‘ndrangheta, che sempre ‘ndrangheta è ma è riservato e invisibile e detta tempi e strategie economiche e sociali. Non solo della Calabria.
Una visione logica che, semmai, troppo a lungo la magistratura ha lasciato inesplorata.
Ebbene Virgiglio dice una cosa più o meno conosciuta: vale a dire che i “santisti” sono il varco attraverso il quale il mondo massonico entra nella ‘ndrangheta (secondo lui non viceversa ) e dice una cosa meno nota e molto ma molto più interessante. Vale a dire che non per il solo fatto di essere “santista”, si è autorizzati ad entrare automaticamente in contatto con il mondo della massoneria.
Nossignori, per mettere in contatto i due mondi (entrambi a me, come dire, avversi ed indigesti) c’è (ci sarebbe secondo lui) bisogno di ulteriori soggetti “cerniera” in giacca, cravatta e laurea, che siano in grado di curare le relazioni tra i due mondi senza essere indirettamente individuabili.
«Ribadisco che il sistema allargato composto tanto dagli elementi massonici che da quelli tipicamente di ‘ndrangheta – dirà al pm Giuseppe Lombardo – aveva come obiettivo finale quello di garantire alla componente massonica, fortemente politicizzata, la gestione dei flussi elettorali. La componente di ‘ndrangheta mirava al consolidamento degli ingenti capitali sporchi, già formati, che andavano ricollocati sul mercato, anche estero, mediante strumenti finanziari evoluti, gestiti attraverso gli appartenenti alla massoneria»… (continua)
28 settembre 2017