by Enza Galluccio *
Perché i fatti rimangano nelle menti e nella memoria di ognuno è necessario che almeno se ne scriva.
Per questo ritengo un obbligo continuare a raccontare di questa vicenda come chiave di lettura del presente. Uno dei più grossi gruppi bancari sembra aver favorito un imprenditore che si ritiene sia molto ma molto vicino a Matteo Messina Denaro. Ciò si presume sia avvenuto tramite il vicepresidente di Unicredit Fabrizio Palenzona ed il suo fedele collaboratore Roberto Mercuri, uomo che pur avendo un proprio ufficio al trentesimo piano della sede di Milano non ha alcun rapporto né di dipendenza né di collaborazione con l’Istituto bancario.
L’imprenditore in questione è Andrea Bulgarella ed i suoi problemi finanziari sono enormi, ma vengono alleggeriti dallo sblocco di ben due mutui e dall’approvazione di un piano di risanamento ritenuto improbabile persino dagli stessi dirigenti di Unicredit. Tuttavia, nonostante le perplessità di molti, le cose vanno avanti e grazie alle intercettazioni oggi Bulgarella, Palenzona, Mercuri ed altri sono indagati.
Dunque ancora banche ed ancora favori a Cosa Nostra, perché di questo si tratta.
Durante il suo primo interrogatorio, inoltre, l’imprenditore ha sollevato come motivazione a prova della sua estraneità ai fatti contestati, soprattutto quello dei legami con la mafia, l’essere proprietario dei locali della Questura e della Procura di Trapani che, come se fosse cosa normale, a loro volta pagano l’affitto ad un uomo sul quale grava il pesante sospetto di essere addirittura un fiancheggiatore del latitante Messina Denaro che la stessa Procura trapanese ricerca in quanto Capo e rappresentante indiscusso della mafia trapanese.
Fu proprio quest’ultimo che, stando agli atti processuali, si adoperò affinché lavori come la ristrutturazione del centro storico e la creazione del parco delle Torri a Pisa (che resta incompiuto) fossero affidati al Bulgarella proprietario ed imprenditore.
Quindi ci troviamo di fronte, ancora una volta, a pezzi delle istituzioni che con estrema disinvoltura si trovano in relazione con personaggi a dir poco equivoci. Non è un caso, a mio parere, che un uomo dalle presunte amicizie mafiose abbia nei propri alloggi sedi di importanza strategica nel settore della giustizia come la Procura e la Questura di una città.
Ma la vera chiave di lettura in questa vicenda è la noncuranza con cui si affronta la notizia di una banca del sistema finanziario italiano come Unicredit che si relaziona, pur in modo ancora presunto, con l’economia di Cosa Nostra…
Certo tutto ancora da verificare, ma i fatti che si evincono dalle intercettazioni sono purtroppo già indicativi del clima di attenzione e riguardo verso certi ambienti imprenditoriali talmente ambigui da essere accusati di vicinanza con boss della portata di Matteo Messina Denaro.
L’impressione è quella di aver davanti soltanto la punta di un iceberg. I risvolti di questa vicenda potrebbero portare ad ampliamenti nelle indagini dall’inquietante odore di pesante collusione tra sistema bancario e sistema mafioso.
Eppure, a parte in alcune rare occasioni credo inevitabili, l’intero mondo dell’informazione tace e favorisce la dimenticanza attraverso l’occultamento silenzioso dei fatti.
* autrice di libri sulle MAFIE e sulle relazioni tra Stato e criminalità organizzata
31 ottobre 2015