Questi metodi da padroni non fanno presagire nulla di buono per i lavoratori, tanto più, quelli della Sevel.
Un metodo praticato in barba a tutte le leggi scritte, ottenute con la civilizzazione delle società contemporanee, e che ledono, anche, il buon senso di chi detiene una forte responsabilità sul vivere quotidiano.
Scatteranno querele per i reati perpetrati alla Sevel?
Probabilmente sì. Perché coloro che hanno subito il torto e di essersi trovati in tale situazione di restrizione potrebbero ora chiedere di avere giustizia avvertendo il proprio legale di essere state vittime di violenza privata (art. 610 c.p.) esercitata tramite minaccia (art. 612 c.p.) che gli ha causato un ingiusto danno.
Il sindacato e i propri delegati dovrebbero saperle queste cose e suggerire ai lavoratori, oltre a impugnare in sede legale queste vicende, di formalizzare contratti che abbiano sempre il rispetto dell’essere umano perché se così non fosse si potrebbe, addirittura, andare in sede europea per tali ingiustificati comportamenti.
C’è da chiedersi dove sono finiti quei partiti (che si sciacquano pubblicamente la bocca di diritti se poi non sono in grado di fare una “misera” interrogazione parlamentare) per condannare l’azione imprenditoriale e dare dignità a quel lavoratore?
Ai compagni di Rifondazione suggeriamo di non usare impropriamente come “grave episodio di fascismo aziendale“, quanto accaduto alla Sevel, in quanto la matrice reazionaria era (ed è), una derivazione della cultura della borghesia e non possiamo permetterci di fuorviare le reali responsabilità di chi le ha prodotte.
Queste cose da brivido sono uno dei tanti motivi che ci fanno rimpiangere la scomparsa del P.C.I. (quello con i puntini) e che bisognerebbe ricostruirlo mettendo in campo tutte le nostrte energie per evitare che lo rovinino (quelli della borghesia) da subito sul nascere.
MOWA
Vietato pisciare alla Sevel: operaio costretto a farsela addosso. Il totalitarismo aziendale di Marchionne
L’altro ieri un lavoratore alla SEVEL di Atessa (Ch) è stato costretto a urinarsi addosso perché gli è stato vietato di andare in bagno. Questo accade nello stabilimento più grande in Italia del gruppo FCA (ex-Fiat).
Spremere i lavoratori fino al divieto, ripetuto e continuato, di poter andare in bagno, è un fatto di una gravità inaudita, da condannare senza mezzi termini. Da molti anni nel gruppo FCA si assiste all’incremento di ritmi e carichi di lavoro al limite del sostenibile. Troppo spesso gli aumenti di produttività sono stati salutati come un fatto positivo, senza chiedersi come fossero possibili, ogni anno, aumenti produttivi da record.
Nei giorni scorsi la risposta è arrivata, di nuovo, dalla palese manifestazione delle condizioni che i lavoratori, loro malgrado, sono troppo spesso costretti a subire. L’arroganza aziendale si è spinta fino a costringere un lavoratore ad urinarsi addosso, dopo che per troppo tempo gli è stato vietato di recarsi in bagno. La produzione viene prima di tutto e perciò i lavoratori non possono permettersi nemmeno il “lusso” di espletare bisogni fisiologici normali per qualsiasi essere umano.
La capacità produttiva di un impianto come quello SEVEL, se non fosse in mano ad un arrogante finanziere come Marchionne, potrebbe essere utilizzata per redistribuire ricchezza alla collettività. Invece, arricchisce azionisti e Marchionne che investe negli USA e delocalizza in Serbia e Polonia. Ai lavoratori, invece, costretti a carichi e ritmi di lavoro insostenibili, non viene riconosciuta nemmeno la dignità umana.
La vicenda SEVEL ci ricorda l’importanza e la necessità di riportare la democrazia reale dentro e fuori le fabbriche: questo totalitarismo aziendale è il prodotto di anni di “riforme” del lavoro che hanno sottratto ai lavoratori diritti e tutele e accordi sindacali capestro accettati da sindacati “firmatutto”.
Questi sono i risultati della cancellazione dell’art.18 di cui porta la responsabilità il Partito Democratico, prima con il governo Monti, poi con il Jobs Act di Renzi.
Al lavoratore che ha subito questo grave episodio di fascismo aziendale manifestiamo la incondizionata solidarietà del Partito della Rifondazione Comunista, che si unisce alla lotta dei sindacati per l’affermazione dei diritti di tutti i lavoratori.
Marco Fars, Segretario regionale PRC Abruzzo
Maurizio Acerbo, segreteria nazionale PRC
Consigliamo di leggere l’inchiesta del PRC Abruzzo sul metodo Ergo Uas alla Sevel:
ERGO-UAS. LA METRICA DEL LAVORO CHE FA MALE