di Maria Novella Topi
ROMA, 19 MAGGIO – L’opinione pubblica è più ‘accogliente’ nei confronti del fenomeno migratorio di quanto non lascino intendere le politiche sul tema praticate dai rispettivi governi. Un sondaggio condotto in 27 paesi dalla nota agenzia internazionale di consulenza strategica GlobeScan, reso noto oggi da Amnesty International, ha rivelato quanto le politiche degli stati in materia di rifugiati non riflettano gli orientamenti dell’opinione pubblica. Il sondaggio, intitolato ‘Refugee Welcome Index’, ha coinvolto 27.000 persone cui è stato chiesto se fossero disposte ad accogliere rifugiati rispettivamente nel loro paese, nella loro città, nel loro quartiere o nella loro casa.
Un barcone di migranti ANSA / ETTORE FERRARI
Il risultato è chiaro: le persone sono estremamente disposte a dare il benvenuto ai rifugiati e la retorica anti-rifugiati dei governi contrasta con gli orientamenti dell’opinione pubblica. “I dati parlano da soli. Le persone sono pronte ad accogliere i rifugiati e le risposte inumane dei governi alla crisi dei rifugiati vanno contro il punto di vista dei loro cittadini” , ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International. “Il sondaggio rivela fino a che punto i governi stiano facendo politica sulla pelle di persone che fuggono da guerra e repressione”.
Cina, Germania e Regno Unito ai primi posti di ‘Refugees Welcome Index’: emergono dal sondaggio come i più accoglienti mentre Russia, Indonesia e Thailandia sono in fondo alla classifica.
Quasi la metà delle persone intervistate in Cina (46 per cento) è disposta ad accogliere rifugiati nella sua abitazione. Oltre la metà del campione in Germania (56 per cento) è disposta ad accogliere rifugiati nel suo quartiere e un ulteriore 10 per cento nella sua abitazione. Quasi tutti i tedeschi (96 per cento) accoglierebbero rifugiati nel loro paese e solo il tre per cento rifiuterebbe loro l’ingresso. Il 29 per cento del campione del Regno Unito accoglierebbe rifugiati in casa, il 47 per cento nel quartiere e l’87 per cento nel paese. Le persone intervistate in paesi che hanno già accolto grandi numeri di rifugiati non mostrano flessione: Grecia e Giordania sono nei primi 10 posti del sondaggio.
Il confine Messico-Usa
Il sondaggio di GlobeScan è stato realizzato per misurare il livello di accettazione dei rifugiati su una scala decrescente (in casa, nel quartiere, nella città e nel paese), fino alla posizione estrema di rifiutare l’ingresso nel paese. I risultati complessivi mostrano un’incredibile propensione a dare il benvenuto ai rifugiati:
– una persona su 10 prenderebbe un rifugiato in casa (46 per cento in Cina, 29 per cento nel Regno Unito, 20 per cento in Grecia fino all’1 per cento in Indonesia e Russia);
– il 32 per cento degli intervistati accetterebbe rifugiati nel quartiere, il 47 per cento nella città e l’80 per cento nel paese;
– in 20 dei 27 paesi, oltre il 75 per cento delle persone ha risposto che farebbe entrare i rifugiati nel paese;
– solo il 17 per cento rifiuterebbe l’ingresso nel paese ai rifugiati. In un solo paese, la Russia, si è espresso in questo senso oltre un terzo del campione.
Nel corso del sondaggio sono state rivolte altre due domande, relative all’accesso all’asilo e alle attuali politiche in materia di rifugiati.
Per quanto riguarda l’accesso all’asilo il 73 per cento si è d’accordo che le persone in fuga da guerra o persecuzione dovrebbero ottenere rifugio in altri paesi; il sostegno è particolarmente forte in Spagna (78 per cento), Germania (69 per cento) e Grecia (64 per cento).
Circa le politiche in materia di rifugiati il 66 per cento degli intervistati ritiene che il rispettivo governo dovrebbe fare di più per aiutare i rifugiati; in diversi paesi al centro dell’attuale crisi dei rifugiati, tre quarti del campione se non di più chiede al rispettivo governo di fare ancora di più, come nel caso della Germania (76 per cento), della Grecia (74 per cento) e della Giordania (84 per cento); il minore sostegno a un’ulteriore azione dei governi proviene da Russia (26 per cento), Thailandia (29 per cento) e India (41 per cento).
“Non ci aspettavamo un così alto livello di solidarietà verso i rifugiati. I risultati del sondaggio riflettono la compassione umana che le persone provano verso chi fugge dalla guerra. Vogliono fare tutto ciò che possono per dare una mano e non girare le spalle. Gli esponenti politici devono mostrare uguale ispirazione” , ha commentato Shetty, aggiungendo:”Le persone sembrano essere più rispettose dei principi del diritto internazionale rispetto ai loro governi, che stanno progressivamente venendo meno, se non annullando del tutto, impegni assunti 65 anni fa”.
Il Summit umanitario mondiale: condividere le responsabilità per proteggere i rifugiati
Per rispondere alla crisi globale dei rifugiati, Amnesty International sta chiedendo ai governi di reinsediare 1.200.000 rifugiati entro la fine del 2017: un numero ben superiore ai 100.000 reinsediamenti all’anno cui si sono impegnati i governi, ma inferiore persino al 10 per cento dei 19 milioni e mezzo di rifugiati attualmente nel mondo. Amnesty chiede inoltre ai governi che prenderanno parte al Summit umanitario mondiale, in programma a Istanbul il 23 e 24 maggio, di impegnarsi a porre in essere un nuovo sistema permanente per condividere le responsabilità di ospitare e assistere i rifugiati. Questo “Global compact” sulla condivisione delle responsabilità, già proposto il 9 maggio dalle Nazioni Unite, dovrebbe essere adottato a un summit mondiale di alto livello delle Nazioni Unite il 19 settembre. Il segretario generale Ban Ki-moon ha chiesto a entrambi i vertici di affrontare la più grave crisi umanitaria e dei rifugiati degli ultimi 70 anni.
I governi che prenderanno parte al Summit umanitario mondiale dovranno inoltre colmare la mancanza di 15 miliardi di dollari al finanziamento dei programmi umanitari denunciato dalle Nazioni Unite all’inizio del 2016, mettendo a disposizione maggiori fondi per assistere sia i rifugiati che gli stati che ne ospitano grandi numeri. “La determinazione dei governi a tenere fuori dai loro territori le persone che fuggono dalla guerra e dalla persecuzione cozza completamente con l’umanità e la solidarietà mostrate dai loro cittadini, per non parlare degli obblighi internazionali. I rifugiati dovrebbero essere protetti, aiutati e bene accolti nelle comunità e non tenuti a distanza nei campi e nei centri di detenzione”, ha sottolineato Shetty. “I governi devono cessare di fomentare intolleranza e divisione e ascoltare i loro cittadini che vogliono aiutare altri esseri umani. Devono porre fine a quella vergognosa sproporzione che vede l’86 per cento dei rifugiati attualmente accolti dai paesi più poveri mentre quelli più ricchi rinnegano le loro responsabilità”, ha concluso.
la Caritas in prima fila
Come è stato realizzato il sondaggio
Il sondaggio “Refugees Welcome Index” è stato realizzato collocando i 27 paesi su una scala da 0 a 100, laddove 0 indica che tutti gli intervistati rifiuterebbero l’ingresso ai rifugiati nel loro paese e 100 li accoglierebbero nei loro quartieri o nelle loro abitazioni. L’Indice è calcolato dando a ciascun paese un punteggio basato sulla media delle risposte alla domanda “Quanto accetteresti persone in fuga da guerre e persecuzioni?”. Le risposte sono state poste lungo una scala da 0 (“Rifiuterei il loro ingresso nel paese”), attraverso 33 (“Li accetterei nei mio paese”), 67 (“Li accetterei nella mia città”) fino a 100 (“Li accetterei nel mio quartiere o nel mio appartamento”).
La classifica dei paesi
Sulla base dei criteri sopra descritti, è emersa la seguente classifica: Cina, 85 punti; Germania 84, Regno Unito 83, Canada 76, Australia 73, Spagna 71, Grecia 65, Giordania 61, Stati Uniti d’America 60, Cile 59, Corea del Sud 59, India 59, Francia 56, Ghana 52, Pakistan 51, Messico 50, Libano 50, Brasile 49, Argentina 48, Sudafrica 44, Nigeria 41, Turchia 39, Kenya 38, Polonia 36, Thailandia 33, Indonesia 32, Russia 18. Tra i paesi presi in esame non figura l’Italia.
GlobeScan
GlobeScan è un’azienda di consulenza strategica specializzata nei settori della reputazione e della sostenibilità che assiste compagnie globali, organizzazioni multilaterali e organizzazioni non governative internazionali a costruire relazioni più solide e fidate con le rispettive parti interessate per ottenere successi di lungo termine. GlobeScan conduce ricerche in oltre 90 paesi ed è parte del Global Compact delle Nazioni Unite. Nata nel 1987, è una compagnia indipendente che ha sedi a Toronto, Londra, San Francisco, Città del Capo, San Paolo e Hong Kong.
(@novellatop, 19 maggio 2016)