Da quando è stata trasformata in uno dei reparti d’élite delle forze armate italiane per le operazioni di pronto intervento, la Brigata “Aosta” ha scelto Capo Teulada come il luogo dove testare sistemi d’arma e strategie d’attacco perlomeno due volte l’anno. La prima grande esercitazione a fuoco dei reparti siciliani risale al maggio-giugno 2005 (nome in codice Cardega 2005). Al tempo fu ancora la nave “Maior” a sbarcare nel porto di Sant’Antioco 180 mezzi ruotati, 24 cingolati, 13 autoblindo e 700 uomini e donne della Brigata “Aosta”. “Le attività a Capo Teulada sono state finalizzate all’affinamento delle procedure che, dal maggio 2006 e per sei mesi, l’Aosta dovrà attuare in Kosovo”, riferì il portavoce dell’Esercito. “Le tre settimane trascorse in Sardegna hanno consentito di mettere in atto un intenso programma addestrativo: tiri con armi portatili e di reparto diurni e notturni; tiri con mitragliatrice Browning; esercitazioni a fuoco di squadre e plotoni fucilieri meccanizzati e blindo; scuole tiro con mortai pesanti, artiglieria e sistemi d’arma Folgore; addestramento all’impiego di esplosivi, ecc.”. Stavolta i reparti dell’Aosta raggiungono la Sardegna con i blindati leggeri di nuova generazione Iveco VTLM “Lince”, i veicoli corazzati da combattimento Oto Melara VCC-1/2, gli autoblindo 8×8 “Centauro”.
Contro la prossima campagna di esplosioni e bombardamenti si sta mobilitando la rete No basi – né qui né altrove che annuncia azioni di disturbo, come quelle intraprese nell’aprile 2014, quando centinaia di attivisti riuscirono a bloccare per alcune ore il passaggio dei blindati diretti a Capo Teulada. “In questi giorni teniamo d’occhio i porti e le strade verso il poligono, pronti a ostacolare i movimenti e le manovre dei mezzi della brigata proveniente dalla Sicilia”, spiegano i portavoce del movimento. “Il 19 novembre 2014 abbiamo cercato d’impedire lo spostamento dei mezzi militari dal porto di Sant’Antioco al poligono di Teulada, mentre il 5 dicembre, durante una manifestazione lungo il perimetro della base, varie irruzioni attraverso varchi praticati nei reticolati hanno provocato il blocco delle esercitazioni. Ancora il 20 dicembre, un gruppo di manifestanti ha fatto irruzione all’interno del perimetro del poligono militare di Teulada”.
I danni ambientali e alla salute delle popolazioni che risiedono nei pressi del poligono e gli effetti negativi sull’economia locale sono sotto gli occhi di tutti da tempi remoti, ciononostante il Ministero della difesa si ostina a non voler trovare soluzioni alternative all’uso di Capo Teulada o quanto meno a ridurre il numero e il peso delle esercitazioni nell’area. Durante una recente campagna di rilevamento di sostanze inquinanti all’interno dell’area del poligono, sono state riscontrate percentuali di Torio 232 (elemento radioattivo la cui esposizione a medio e lungo termine è cancerogena per l’uomo), superiori da 10 a 20 volte a quelle presenti normalmente nell’ambiente naturale. L’1 dicembre 2005, l’allora sen. Mario Bulgarelli dei Verdi, in un’interrogazione al Ministro della difesa, riferì che nel corso di una riunione del Comitato misto paritetico per le servitù militari della Sardegna, le autorità militari ammisero che “nelle 335 esercitazioni effettuate nel 2004 a Capo Teulada furono impiegati in particolare 140 missili anticarro Milan e 49 missili Tow, entrambi contenenti amianto e torina, sostanze altamente tossiche, in grado di provocare l’inquinamento del terreno, delle falde e delle piante”. Nella stessa riunione, fu pure riconosciuto “l’utilizzo, a fini addestrativi, di fosforo bianco, secondo le tecniche d’attacco messe in atto dagli Usa in occasione dell’assedio di Falluja, in Iraq”.
Numerosi poi gli incendi all’interno del poligono generati dalle esercitazioni a fuoco (l’ultimo è avvenuto nell’ottobre 2014, nel corso delle “operazioni di tiro con le armi di piccolo calibro – 7.62 mm – da bordo degli elicotteri”, come dichiarato dal Ministero della difesa) o gli “incidenti” che hanno coinvolto la popolazione civile e le imbarcazioni di pescatori delle marinerie dei comuni di Teulada e Sant’Anna Arresi.
“Il poligono militare di Capo Teulada viene considerato dalle Forze armate un’area unica in Italia, in quanto consente lo svolgimento di fondamentali attività addestrative delle Forze terrestri presenti in Sardegna e delle unità Alleate”, riporta l’Indagine conoscitiva sulle servitù militari della Commissione difesa della Camera dei deputati (2007). “Il poligono assicura ogni anno l’addestramento dei volontari per renderli idonei ad ogni tipologia di impiego operativo in patria e all’estero, supportando le Brigate in approntamento per operazioni internazionali”.
Il grande poligono sardo è suddiviso in quattro aree addestrative (Alfa, Bravo, Charlie e Delta) e in una zona d’installazioni permanenti che fa capo alla Caserma S. Pisano. L’area Alfa è percorribile da ruotati e cingolati e consente lo svolgimento di attività a livello di gruppo tattico, aereocooperazione, schieramento di artiglierie e aviolancio. L’area collinare Bravo contiene al suo interno il poligono di tiro per armi individuali e di reparto di Portu Tramatzu ed è utilizzata per lo svolgimento di attività con armi di reparto, mortai, mitragliatrici, nonché per lo schieramento di artiglierie. L’area Charlie, costituita da un costone collinoso e da una zona pianeggiante, permette lo svolgimento di attività a fuoco di complesso minore, lo schieramento di mortai, l’impiego di unità anfibie nonché attività concernenti la scuola di tiro per missili teleguidati. Infine l’area Delta, costituita da una penisola interdetta al transito dei mezzi e delle persone per la presenza di residuati esplosivi, utilizzata però come area d’arrivo per colpi di mortaio ed artiglierie, missili, sganci d’emergenza di aerei e per tiri navali contro costa e bombardamenti aerei.Nelle intenzioni delle forze armate, Capo Teulada potrebbe divenire presto pure un poligono interforze per la sperimentazione dei velivoli senza pilota di ultima generazione. Due anni fa sono stati avviati al suo interno lavori di sbancamento e realizzazione di una rampa per il decollo e l’atterraggio dei droni militari.