Irene Barichello
Che brutta aria tira quando monta la marea nera, arroganza e prepotenza quando va bene, insulti e intimidazioni quando si va un passo oltre. Lo sanno i tanti che ai partiti di destra ed estrema destra oppongono preparazione, determinazione e fede nel dialogo e nei metodi democratici. Lo sa Anna Iraci, 30 anni: nella notte in cui è stata eletta a ricoprire uno dei banchi della minoranza in Consiglio comunale a Limena (giunta FdI-Lega) è stato fatto esplodere un ordigno nel giardino di casa
(foto) Roberto Vannacci è stato eletto parlamentare europeo con la Lega
L’aria che tira in Italia e in Europa la conosciamo da un pezzo, ma con le ultime elezioni per il Parlamento Europeo e per molte amministrazioni comunali italiane ne abbiamo percepito la sferzata ancora meglio. Se è vero che la destra regge il colpo, è altrettanto vero che quella estrema si rafforza e consolida in Stati popolosi e importanti come Francia e Germania. In Italia come definire Vannacci, candidato ed eletto a Strasburgo con la Lega, uno che per invitare a votarlo evocava la X della Decima Mas? O Igor Iezzi, deputato leghista ma vicino agli ambienti di Lealtà-Azione (diretta emanazione degli ambienti Hammerskin, i naziskin di “scuola” americana) che ha aggredito in Aula il deputato Donno?
La Lega, occorre dirlo una volta per tutte, non è più quella delle origini: si è brunita nel programma e nei modi. Fratelli d’Italia, il partito nel cui simbolo brucia ancora la fiamma dell’M.S.I, ha evidenti problemi con l’antifascismo che spesso e volentieri cerca di risolvere con aggressioni verbali o fisiche. È cronaca recente il “vaffa” all’indirizzo della consigliera comunale di Marcon, Margherita Lachin (PD), “rea” di aver pronunciato le parole “Costituzione antifascista”.
Ed è ancora più recente un grave episodio subito dalla consigliera comunale Anna Iraci, nessuna tessera di partito in tasca ma un irreprimibile e naturale antifascismo. La trentenne è stata eletta lo scorso 8 giugno con 209 preferenze, in seno alla lista civica di centro-sinistra “Limena Domani”, consigliera comunale di minoranza a Limena (Padova), dove si è aggiudicato un secondo mandato da sindaco Stefano Tonazzo (FdI).
Va premesso che l’amministrazione Tonazzo non è nuova a boutades nere, brusche e plateali sterzate a destra – sebbene mai attuate direttamente dal sindaco. Da ricordare in rapida carrellata: la concessione della Sala consiliare all’associazione di nostalgici “Tradizione è bellezza” (di cui fa parte anche il capogruppo della maggioranza Giovanni Faccin, FdI) per la presentazione di Compagno mitra, un libro per cui l’autore è già stato condannato per calunnia del comandante partigiano Arrigo Boldrini; la tentata distribuzione agli studenti della scuola media locale del fumetto Foiba rossa, tendenzioso e mistificatore, edito dalla casa editrice nera “Ferrogallico”; la richiesta e l’uso di una sala comunale da parte dell’allora assessore leghista Michele Corso per i festeggiamenti di due privati cittadini che hanno poi cantato “Faccetta nera” e fatto comparire un tricolore col faccione di Mussolini come ciliegina sulla torta.
È molto importante premettere che anche questo, oggi, è il Comune di Limena, 8.000 abitanti alle porte di Padova, se non si vuole correre il rischio di derubricare quanto accaduto alle solite “goliardate”.
Poche ore dopo la chiusura dei seggi elettorali, nella notte tra il 9 e il 10 giugno, verso le ore 2:00, qualcuno ha fatto esplodere un grosso petardo (ad ora non si può affermare qualcosa di diverso) nel giardino dell’abitazione della candidata Anna Iraci. Il colpo è stato tanto forte da costringere i residenti della via a uscire in strada per capire cosa stesse succedendo. Sono intervenuti sul posto i Vigili del Fuoco e i Carabinieri, dove l’indomani Iraci si è recata per sporgere querela. E per aggiungervi altri elementi eventualmente utili per inquadrare moventi e responsabili. Durante la campagna elettorale, infatti, Anna aveva ricevuto via web messaggi minacciosi e intimidatori: il primo da un membro della sopracitata associazione “Tradizione è bellezza” (verso di Ezra Pound, caro – anche se forse a torto – ai neofascisti) che recitava “So dove abiti” e un secondo, da un’altra persona, con questo testo: “Stai attenta Anna che tutto puoi nascondere ma non quello che ho scoperto io. Ricordati una cosa la mafia cambia il nome e l’aspetto ma rimane sempre quella. Mai giocare con il fuoco perché presto o tardi perdi la testa”. Il clima è stato reso teso e ostile fino alla fine, ossia alla chiusura delle urne: Tonazzo, diversi suoi simpatizzanti e molti uomini e donne candidati con lui, alcuni uscenti dalla legislatura e altre nuove proposte, hanno tenuto atteggiamenti ai seggi poco adeguati e per questo più volte segnalati dai rappresentanti di lista alle forze dell’ordine in servizio ai seggi (battutacce a voce alta alla volta degli avversari, atteggiamenti esageratamente disinvolti all’interno dei seggi stessi, scoperti inviti al voto davanti ai manifesti elettorali a esprimere ben precise preferenze…).
Lo sdegno sollevato dall’ultimo gesto tanto becero, vile e grave – uno scoppio violento, a notte fonda, in casa di una giovane candidata – è stato pari, anzi superiore allo spavento preso: immediate le dimostrazioni di solidarietà, vicinanza e affetto. Da parte di partiti politici a tutti i livelli, locale e regionale, di singoli cittadini da tutta la provincia, di compagni di lista e sostenitori in paese. Da parte anche del rieletto sindaco Tonazzo che ha postato su FB la propria vicinanza e quella della lista, accusando gli imbecilli responsabili di un gesto tanto idiota.
Sarebbe bello che avesse ragione, che fosse davvero così, che in Europa e in Italia, come in ciascuno dei suoi Comuni, le alzate di cresta di estremisti di destra e fascisti fossero eventualità così remote da considerare necessariamente l’accaduto soltanto il gesto vigliacco di un deficiente. Purtroppo però non è così e anche chi manifesta la doverosa solidarietà e vicinanza dovrebbe poi interrogarsi e chiedersi quanto i principi in cui crede, i modi in cui li porta avanti e i partiti in cui milita e che sostiene siano responsabili dell’arroganza e della violenza che ci circondano, dalle aule parlamentari a Roma, alle aule adibite a seggio nei Comuni di provincia.
Dall’altra parte, in ogni caso, atti del genere aiutano a ricompattarsi, a mettere meglio a fuoco traguardi e obiettivi, a non sentirsi mai soli anche quando ci si conta e ci si ritrova minoranza, a fare opposizione con la schiena dritta e la consapevolezza che ancora di più si sta facendo la cosa giusta.
Anna Iraci, hai trent’anni e una vita davanti: perché hai deciso ora di impiegarne un po’ a servizio della tua comunità?
Non credo ci sia un’età giusta per mettersi al servizio della comunità, ma l’ingresso in questa Lista Civica, osservato ora che è tutto “passato” (anche se sarebbe meglio dire “iniziato”), è stato un salto naturale, la conseguenza naturale di quello – che bene o male – ho sempre fatto. Prima nello sport, poi nell’associazionismo, a scuola come rappresentante di classe ma anche al bar con gli amici: ho sempre scelto di espormi e di battermi per quello in cui credevo, soprattutto per quello che credevo fosse meglio per tutti. E non ho mai smesso, anzi ora ho forse trovato la forma e lo spazio corretti, più adeguati per farlo. Prima sentivo che mi mancavano. Non so se questo rappresenterà per me un inizio o un semplice passaggio di vita, quel che è certo è che la voce ho appena iniziato a schiarirla.
Come vorresti la società di domani, se stesse a te tratteggiarla?
La vorrei equa, democratica, capace di vedere l’ultimo e soccorrerlo. Vorrei una società a misura di “nuove generazioni”, una società in cui “uno” vale “uno” sempre e soprattutto vorrei una società gestita, sostenuta, immaginata e costruita da uomini e donne che della politica hanno fatto una vocazione, oppure basterebbe anche dire un lavoro, ma serio e onesto. Vorrei una società capace di fare rete, che non faccia leva sull’odio e le difficoltà, una società insomma capace di ricordarsi cosa questa parole indichi, ovvero un’organizzazione di persone che si riuniscono per cooperare a un fine comune. Ecco, quel fine comune per me è che tutti possano avere una vita degna, magari anche felice.
Perché sei antifascista?
C’è veramente un modo diverso di vivere la vita? Di intendere la nostra società? Di leggere la storia e il nostro futuro? Io non credo, non ho mai avuto alcun dubbio, non mi sono nemmeno mai posta la domanda: c’è solo una “giusta parte”.
Come hai vissuto e svolto la tua campagna elettorale?
Sono stati mesi frenetici, emozionanti, travolgenti. Chi ci era già passato mi aveva messo in guardia, mi aveva detto che quanto stavo scegliendo di fare mi avrebbe assorbito tutto il tempo, le energie, i battiti cardiaci e niente… avevano ragione! È stato complicato stare dietro a tante cose, ma ricorderò questa esperienza come qualcosa di unico, per l’impatto che ha avuto sul mio umore, per avermi fatto sentire ogni giorno nel posto giusto al momento giusto, e per le persone che ho avuto modo di conoscere. È stata anche un’occasione per misurarmi e per capire che ho ancora molto da imparare.
Come hai preso le minacce ricevute, dai messaggi all’esplosione nel tuo giardino?
Lì per lì le minacce le ho prese come spesso mi capita di prendere questo genere di cose – sbagliando – ovvero come “goliardate” fatte da persone con molto buon tempo libero, poca capacità di leggere le cose in maniera realistica o anche con un po’ di ignoranza. Spesso queste tre caratteristiche vanno assieme… Mi hanno fatto arrabbiare certo, ma poi sono passata oltre, fino alla notte dell’esplosione, quando ho capito che avevo aspettato anche troppo per prendere una posizione. Non ho idea di chi sia stato a fare questo barbaro gesto, né so se le minacce ricevute abbiano una qualche correlazione con l’ultimo avvenimento, quello di cui sono però certa è che il clima di odio, mancanza di rispetto, sbeffeggiamento e maschilismo che si vive – e che io vivo – da diversi anni qui a Limena è sicuramente parte del problema, se non la causa stessa.
Come hanno reagito le persone intorno a te?
Mamma per fortuna in questo periodo non è a casa, altrimenti credo l’avrebbe presa molto male, inizialmente non volevo nemmeno dirglielo, ma la notizia è rimbalzata ovunque e sono stata costretta a chiamarla. Mi ha sentita serena e ferma sulla mia solita pretesa di avere “giustizia” e ha capito. Papà invece prende queste cose molto più di pancia e ancora oggi mi chiede di adottare una serie di accorgimenti, per esempio evitare di restare troppo fuori casa. È stato qualcosa di inaspettato e di inspiegabile, perché non credo di aver mai fatto del male a nessuno, quindi ci ha proprio presi alla sprovvista nel posto in cui ci sentivamo più al sicuro, ovvero a casa. Mio fratello e il mio ragazzo invece sono le mie colonne portanti, assieme a Pedro, il nostro cane, che ha però accusato parecchio il colpo del boato, letteralmente. Siamo tutti in ripresa, ognuno con i propri metodi, io conto di andare a comprare una bellissima pianta a breve e ricoprire il buco lasciato dall’esplosione.
Come sarà la tua azione di opposizione in Consiglio comunale?
Anzitutto spero con tutto il mio cuore che possa essere all’altezza delle aspettative. Se sono qui è perché qualcuno ha creduto in me e questa è una responsabilità che per me ha un valore enorme. Detto questo vorrei solo contribuire al bene di Limena e dei suoi cittadini, credo molto nel dilogo e nel confronto e spero che le riunioni dei Consigli comunali potranno essere momenti di scambio: certo, c’è qualcuno che governa e qualcuno che è in minoranza, ma siamo tutti lì per lo stesso motivo: il bene comune del nostro paese, e le idee buone non hanno mai colore. Se così non sarà, sono pronta a battermi. Ho passato la vita a chiedermi cosa potessi fare per cambiare le cose e ora sento di avere uno spazio per provarci. Spero di non perdere mai l’entusiasmo, ecco, quello sì.
Cosa vorresti dire a chi ti ha minacciato così, se te ne fosse data l’opportunità?
La stessa cosa che in realtà già ho detto ai mittenti dei messaggi minatori, la stessa che direi a chi mi ha lanciato l’ordigno, la stessa che dico sempre a chiunque pensa che – sovrastandomi o intimidendomi – io possa anche solo prendere in considerazione l’opzione di fermarmi: a me, così, viene ancora più voglia di andare avanti!
5 Luglio 2024