L’insolita alleanza Russia Stati Uniti e pressioni politiche internazionali generalizzate mettono in riga le velleità dell’oligarca Vladimir Plahotniuc (nella foto a sinistra con accanto il mancato doppio premier Pavel Filip) e suoi adepti isolati col sostegno solo di Romania e Ucraina, e già questo dice molto. Svolta politica legittimata e qualche speranza per il futuro dello stato più povero d’Europa.
Tutti a rimangiarsi tutto sperando di salvarsi il posto
Moldavia, si torna a un solo governo, l’oligarca in fuga, ladroni e complici
In Moldavia ma non soltanto, la coerenza in politica non è più una virtù. E spesso neppure un po’ di dignità, a salvare almeno la faccia. Un decreto assolutamente illegittimo della locale Corte costituzionale contro la formazione del nuovo governo di Maia Sandu, prima smentito e poi ritirato. Dimissioni per buona creanza e dignità, notizia non pervenuta. L’ex premier Pavel Filip, che aveva indetto nuove elezioni dopo essere stato nominato dalla Corte nuovo presidente ad interim, alla Guaidò, si è dimesso e ha riconosciuto l’autorità del nuovo governo. Anche per lui, sanzioni al momento non previste. Un tempo, un assaggio di galera per certa ‘forzature costituzionali’, il salto dai palazzi del poter alle celle, aiutava la riflessione e i pentimenti. Ma lui Filip no, che già pensa ad una rivalsa elettorale.
La situazione attuale
La maggioranza formata dall’ACUM, una coalizione tra partiti europeisti e anticorruzione, guidata dall’ex consulente della Banca Mondiale Maia Sandu, e dal Partito Socialista Moldavo con a capo il presidente dello Stato Igor Dodon è quindi ufficialmente riconosciuta come legittima. Anche il presidente Dodon, destituito dalla Corte il 10 giugno scorso perché si era rifiutato di sciogliere la Camera dei deputati, è ufficialmente rientrato nel pieno delle sue funzioni. La svolta è sicuramente stata determinata dalla posizione assunta dalla comunità internazionale che, quasi unanimemente, aveva riconosciuto il governo della Sandu e smentito sia la Corte Costituzionale sia la posizione assunta dallo stesso Pavel Filip. A favore della regolarità democratica del governo voluto dal presidente Dodon si erano espressi gli Stati Uniti, la Russia, e l’Unione europea. A sostegno di Filip solo Romania e Ucraina.
Il Berlusconi televisivo locale
Colpo duro, anche se non ancora la fine del potere dell’oligarca Vladimir Plahotniuc che -annotano attenti osservatori politici-, aveva infiltrato attraverso un suo partito, una fitta rete di suoi uomini nella magistratura, nei media e nella politica. Berlusconi moldavo, possiede tre delle quattro televisioni nazionali e controlla quindi il mercato pubblicitario, e nella politica, suo uomo proprio l’ex primo ministro Filip di cui già abbiamo detto, oltre e molti altri esponenti locali. E quel tanto di galera che noi sopra immaginavamo per Filip, certamente la temeva l’oligarca miliardario. Scoperto solo pochi giorni fa, l’espatrio in gran segreto dell ricchissimo Plahotniuc, prima nella vicina Odessa e da lì in Svizzera. Giustificazione alla fuga, garantire la sicurezza sua e della famiglia. In realtà il timore di finire sotto accusa per corruzione e malversazioni varie.
Rubare ai poveri per ingrassare i ricchi
Con l’oligarca, in fuga alcuni dei suoi più vicini collaboratori e complici. Tra loro Ilan Shor, deputato e sindaco della città di Orhei, sospettato di complicità nella sparizione di un miliardo di euro dal sistema bancario moldavo nel 2015. Non piccoli ladri. Resa dei conti interni prossima, a partire dalla Corte costituzionale al soldo di Plahotniuc. Decisioni politiche per l’insolita maggioranza, ufficialmente composta da filo-europei e filo-russi insieme. Partita interna e pressioni esterne a tutto spiano, da Bruxelles e quelle da Mosca. «Dodon (il legittimo presidente), sicuramente in buoni rapporti con Vladimir Putin, sostiene da tempo che la Moldavia debba dialogare contemporaneamente con entrambi e questa maggioranza potrebbe cercare di perseguire quella strada», scrive su Notizie Geopolitiche Dario Rivolta, notista ed ex parlamentare. Sperando che, al contrario di quanto sta accadendo in Macedonia, Washington e Bruxelles smettano di arruolare speranze Ue nella Nato. Una, Moldavia neutrale ed equidistante ‘virtuoso banco di prova’ a sua vantaggio, per una nuova intesa tra l’occidente e la Russia.
26 Giugno 2019