Danilo Tosarelli – Milano
Continua a far discutere, il discorso alla Camera della Meloni.
Il nuovo Presidente del Consiglio lo ha studiato accuratamente.
Lo ha infarcito così bene, da suscitare consensi trasversali.
Nulla di nuovo sotto il cielo.
Qualunque discorso di insediamento, si pone questo obiettivo.
A me interessa poco. Ogni promessa lascia il tempo che trova.
La politica si nutre di parole, ma poi contano I fatti.
Parole, parole, parole. Io attendo i fatti.
Perché sono i fatti che contano. Sempre e dovunque.
Questo governo va messo alla prova. Ha vinto e decida.
Solo così potremo valutare il suo grado di affidabilità.
Credo di interpretare, chi ha magari votato la Meloni per protesta.
Oppure, perché ritiene che sia giusto cambiare. L’alternanza.
Esprimendo quel voto volatile che è segno di questi tempi.
Tempi in cui, distinguere tra destra e sinistra diventa emblematico.
Il sottoscritto viene da una storia diversa.
Ha ben chiaro le differenze di valori e di cultura tra destra e sinistra.
La Meloni sa quali interessi privilegiare ed io sono dall’altra parte.
La mia consapevolezza viene da lontano e non cerca conferme.
Ho chiaro le gravi responsabilità del Partito Democratico.
Ho chiaro anche le responsabilità dell’arcipelago della sinistra.
Una realtà multiforme che ha commesso gravi errori.
Troppo spesso rincorrendo un PD, che non è mai stato di sinistra.
L’egemonia culturale della sinistra è stata vincente per molti anni.
Frutto anche, del lascito positivo che ebbe la Resistenza.
La sconfitta del fascismo e la nascita della nostra Costituzione.
I nostri padri costituenti non avrebbero potuto fare di meglio.
Oggi non è più così. Diventa vitale chiederci il perché.
La storia dovrà raccontare cosa è stato il Berlusconismo.
Ma possibilmente, anche i danni provocati dal Renzismo.
I giovani ci chiedono il perché di molte cose, che per noi sono persino scontate. Per loro NO.
Da qui la necessità di ricominciare quel lavoro di semina culturale e politica, che fino a ieri ritenevamo superfluo.
Basta con la presunzione di avere la verità in tasca.
Basta con il pensare che ciò che per noi è verità indiscutibile, lo sia anche per gli altri.
Torniamo umili e disponibili ad un confronto costante con chi non la pensa come noi.
Abbiamo molte cose da raccontare e la nostra memoria storica ha un valore inestimabile.
Detto ciò, occorre tornare in campo attrezzandoci con tanta buona volontà e altrettanta determinazione.
Partiamo dal presupposto, che nulla è scontato per chi non ha i nostra anni e le nostre esperienze alle spalle.
Chiunque abbia voglia di capire e di interrogarsi, deve diventare per noi materiale essenziale su cui lavorare.
La sinistra non può più permettersi di vivere di rendita.
Ha necessità di un progetto di società diversa. Ma va?
Ha soprattutto bisogno di ritrovare unità negli intenti.
Deve liberarsi dalle catene di quel liberismo sfrenato che conosciamo.
Va messa in discussione la dogmatica ed esclusiva logica del profitto.
Tornino in campo, valori come eguaglianza, giustizia e solidarietà.
Quell’egemonia culturale cui accennavo prima, diventa oggi un obiettivo assai impegnativo.
In questo Paese abbiamo 11 milioni di italiani che non votano più.
Possiamo pensare di abbandonarli alla loro apatia o delusione?
La vittoria della Meloni ci impone di fare di necessità virtù.
Abbiamo voglia di ricominciare? Ne saremo capaci?
Questa è la grande scommessa che abbiamo di fronte, altrimenti l’alternativa è arrendersi e ripiegare sul perenne refrain “Non capiscono un cazzo…”
Ma resteremo sempre più soli.
Se molti non capiscono…riproviamo a spiegarglielo
Foto di Magda Ehlers