di: MARIO AVENA
“Pace e guerra sono in mano al Mossad (il servizio segreto israeliano, ndr). Per cui il Mossad ha licenza di uccidere di cui non gode nessun servizio al mondo e può condurre la sua guerra all’Iran, come e quando vuole. E nessun Paese al mondo, se non Israele, gode di altrettanta impunità”.
Lo sostiene uno dei giornalisti più acuti sul fronte della politica estera, Alberto Negri.
Una settimana fa è stato ammazzato, nel corso di un raid, lo scienziato iraniano Mohsen Fakhrizadeh, il padre del programma nucleare di quel paese e per questo un anno fa considerato uno degli obiettivi da eliminare dallo stesso premier Benjamin Netanyahu addirittura nel corso di una conferenza stampa.
A questo punto consigliamo a tutti la lettura di un volume molto istruttivo, firmato dal giornalista israeliano Ronen Bergman, e titolato “Uccidi per primo”, uscito nel 2018.
Analista politico e militare per il quotidiano “Yedioth Ahronoth”, Bergman collabora alle più importanti testate internazionali, dal New York Times al Wall Street Journal, da The Times al Guardian. Ha calcolato – mai smentito – che il Mossad abbia fino ad oggi eliminato 2.700 avversari scomodi in tutto il mondo.
Ecco una breve scheda di “Uccidi per primo”.
«Se qualcuno viene per ucciderti, alzati e uccidilo per primo» recita una frase del Talmud, il testo fondamentale dell’ebraismo. E fin dalla sua nascita, nel 1948, Israele pare aver fatto di questo insegnamento la propria parola d’ordine, forse a causa del trauma della Shoah e della sensazione, condivisa dai suoi leader e cittadini, che il paese e l’intero popolo ebraico siano in costante pericolo di annientamento. Per tutelare la propria sicurezza, Israele ritiene quindi che la prevenzione e la deterrenza siano le armi vincenti, tanto che molto spesso i suoi capi politici hanno scelto di ricorrere agli omicidi mirati di potenziali nemici, affidandone l’incarico a quello che, probabilmente, è il più formidabile apparato di intelligence al mondo. Proprio nei meandri dei servizi segreti israeliani si è addentrato l’analista militare Ronen Bergman, che per anni ha cercato di penetrare la pesante cortina di riservatezza che avvolge l’attività del Mossad (la temutissima agenzia di raccolta informazioni), dell’IDF (le forze di difesa) e dello Shin Bet (il servizio di sicurezza interna). Scontrandosi a ogni passo con la rigida censura militare e con un’ovvia omertà, Bergman ha realizzato centinaia di interviste e raccolto materiale davvero scottante. Grazie alle sue fonti – uomini di Stato quali Shimon Peres, Ehud Barak, Ariel Sharon e Benjamin Netanyahu, capi di agenzie di intelligence, ma anche molti agenti operativi che hanno chiesto l’anonimato -, ha potuto ricostruire nel dettaglio le tante operazioni volte a contrastare il terrorismo suicida dell’intifada palestinese o a eliminare personaggi di spicco di organizzazioni terroristiche antisraeliane come Hamas, Hezbollah o il Movimento per il Jihad islamico in Palestina. Come in un’autentica spy story, fra intercettazioni, travestimenti e agguati mortali di spietata temerarietà, costati la vita anche a cittadini innocenti, “Uccidi per primo” racconta le fasi cruciali e le sofisticatissime tecniche di una campagna di esecuzioni extragiudiziali (senza tacere i brucianti interrogativi etici che essa pone) la cui escalation ha plasmato il volto attuale di Israele, del Medio Oriente e del mondo intero.
3 Dicembre 2020