CONTI IN TASCA
I rimborsi «forfettari» saranno dichiarati sul web. Ma l’indennità decurtata resta di 11 mila euro. Otto volte in più di un assegno medio. A cui secondo Grillo dovrebbe essere allineata. Summit a Roma.
di Ulisse Spinnato Vega
In queste ore sono piovute critiche su Lettera43.it da utenti della Rete in difesa del Movimento 5 stelle. Ad avere infiammato gli animi è stato un articolo pubblicato venerdì 1 marzo – «Grillini, paga da Casta» -, nel quale si fa dapprima riferimento ai contenuti, in materia di retribuzioni, del nuovo Codice di comportamento emanato da Beppe Grillo per suoi i neo-eletti alle Camere e poi si snocciolano le cifre delle componenti del normale stipendio da parlamentare che esulano dall’indennità di base.
LA RENDICONTAZIONE DELLE SPESE VIA WEB. L’articolo, è l’accusa, dà conto dei massimali di rimborso (per diaria, esercizio di mandato, trasporti, e così’ via) senza specificare che gli esponenti del Movimento hanno invece intenzione di rendicontare ogni spesa via web in modo trasparente e di intascare soltanto quello che avranno già speso.
IL DIRITTO A BENEFIT E RIMBORSI. A onor del vero, però, è lo stesso Beppe Grillo che nel Codice di comportamento parla prima del dimezzamento dell’indennità e della rinuncia all’assegno di fine mandato e poi spiega: «I parlamentari avranno comunque diritto a ogni altra voce di rimborso tra cui diaria a titolo di rimborso delle spese a Roma, rimborso delle spese per l’esercizio del mandato, benefit per le spese di trasporto e di viaggio, somma forfettaria annua per spese telefoniche e trattamento pensionistico con sistema di calcolo contributivo». Ipse dixit, letteralmente preso dal blog Beppegrillo.it.
LACUNA NEL CODICE DI COMPORTAMENTO. Il Codice fa cenno alla «rendicontazione spese mensili per l’attività parlamentare (viaggi, vitto, alloggi, ecc ) sul sito del M5s». Ma non nel paragrafo sul trattamento economico.
Grillo dà per scontata una pratica virtuosa che è patrimonio culturale e di metodo acquisito dagli attivisti? D’accordo, ma in un documento così ufficiale, l’obbligo di trasparenza per i 163 parlamentari andava forse esplicitato e raccordato meglio al paragrafo sulle retribuzioni.
I conti in tasca ai parlamentari tra assegno mensile, benefit e rimborsi «forfettari»
Detto questo, meglio fare un po’ di chiarezza su stipendi, benefit e auto-riduzioni.
LO STIPENDIO: 5 MILA EURO CIRCA NETTI. Innanzitutto va considerata l’indennità di cui i grillini hanno preannunciato il dimezzamento. Si tratta di 12 mensilità da 10.435 euro lordi l’una, che si riducono a circa 5 mila euro per effetto di trattenute Irpef più addizionali regionali e comunali (che dipendono dal luogo di residenza dell’eletto), ritenute previdenziali e assistenziali. Inoltre la cifra scende a 4.750 euro per gli eletti che svolgono intanto un’altra attività lavorativa.
DIARIA: CIRCA 3.500 EURO. Poi c’è la diaria (una sorta di indennità di trasferta) che dopo i tagli del 2010 vale al massimo 3.503,11 euro e che viene decurtata di 206,58 euro per ogni assenza alle sedute d’assemblea in cui è prevista una votazione. Il taglio può arrivare fino a 500 euro mensili in rapporto alla percentuale di assenze dalle sedute delle Giunte, delle Commissioni permanenti e speciali, del Comitato per la legislazione, delle Commissioni bicamerali e d’inchiesta, nonché delle delegazioni parlamentari presso le Assemblee internazionali. È considerato presente il deputato che partecipa almeno al 30% delle votazioni effettuate nell’arco della giornata.
RIMBORSO PER L’ESERCIZIO DEL MANDATO: 3.700 EURO. Esiste poi un rimborso di 3.690 euro in relazione alle spese per «l’esercizio del mandato», voce che dal 2012 sostituisce il famigerato contributo per il rapporto eletto-elettore. Dal 2010 è stato ridotto di 500 euro ed è forfettario per il 50%, mentre l’altra metà va giustificata con documentazioni contrattuali o contabili relative alle prestazioni di collaboratori, consulenze, convegni, ricerche, gestione dell’ufficio, utilizzo di database pubblici.
SPESE TELEFONICHE: 3 MILA EURO L’ANNO. I deputati hanno poi a disposizione 3.098,74 euro all’anno (258 euro al mese) per le spese telefoniche. E qui Grillo precisa inopinatamente che i soldi possono essere intascati in maniera «forfettaria».
RIMBORSO PER TRASPORTI: CIRCA 4 MILA EURO OGNI TRE MESI. Per i trasferimenti dal luogo di residenza all’aeroporto più vicino e tra l’aeroporto di Roma-Fiumicino e Montecitorio, è inoltre previsto un rimborso spese trimestrale pari a 3.323,70 euro, per chi deve percorrere fino a 100 chilometri per raggiungere l’aeroporto, e pari a 3.995,10 euro se la distanza da percorrere è superiore a 100 chilometri. In pratica più di mille euro al mese in ogni caso. Gli eletti godono inoltre di tessere per la libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima ed aerea per i trasferimenti sul territorio nazionale.
ASSISTENZA SANITARIA: VERSAMENTO DI 526 EURO AL MESE. Sul fronte dell’assistenza sanitaria, il parlamentare versa ogni mese, in un apposito fondo, una quota della propria indennità lorda, pari a 526,66 euro, destinata al sistema integrativo che eroga rimborsi secondo quanto previsto da un tariffario.
IL M5S RINUNCIA ALL’ASSEGNO DI FINE MANDATO. Mentre è noto che gli attivisti M5s rinunceranno all’assegno di fine mandato che è pari all’80% dell’importo mensile lordo dell’indennità, per ogni anno di mandato effettivo (o frazione non inferiore ai sei mesi).
C’è da dire tuttavia che questo benefit fa capo a un fondo alimentato da una quota mensile dell’indennità lorda dell’eletto, pari a 784,14 euro. Visto che i grillini rinunceranno a incassare, eviteranno allora anche di versare? In quel caso si tratterebbe di una partita di giro a beneficio zero per le casse dello Stato (l’unico beneficio resta legato alla rinuncia di mezza indennità di cui detto all’inizio).
IL NODO DELLE PENSIONI. Sul fronte pensionistico sappiamo infine che tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 l’Ufficio di presidenza della Camera ha deciso l’addio al vitalizio e ha introdotto il regime contributivo assimilabile a quello dei pubblici dipendenti. Il nuovo sistema di calcolo contributivo si applica integralmente agli eletti dopo il primo gennaio 2012.
I deputati cessati dal mandato, indipendentemente dall’inizio dello stesso, conseguono il diritto alla pensione al compimento dei 65 anni di età e a seguito della presenza in parlamento per almeno cinque anni effettivi. Per ogni anno di mandato ulteriore, l’età richiesta per il conseguimento del diritto si abbassa di un anno fino al limite minimo anagrafico di 60 anni.
Facendo un po’ di conti, l’unica vera rinuncia per i neo-parlamentari esplicitata nel Codice di comportamento del 5 stelle riguarda il 50% dell’indennità.
STIPENDIO NETTO DEI GRILLINI VIRTUOSI: 11 MILA EURO. Dunque lo stipendio netto degli attivisti eletti sarebbe di circa 11 mila euro netti contro i 13-14 mila attuali dei parlamentari in genere. È un primo passo, non c’è che dire, ma rappresenta comunque una cifra otto volte superiore a ciò che stabilisce da tempo il programma del M5s, secondo cui l’emolumento degli eletti dovrebbe essere «allineato alla media degli stipendi nazionali», che secondo l’Istat è di circa 1.400-1.500 euro.
Domenica, 03 Marzo 2013