G.C.
E’ trascorso più di un anno. Era il 6 marzo del 2013 e il capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena, David Rossi, venne trovato morto, precipitato in terra dopo un volo di trenta metri.
Subito si parlò di suicidio: erano giorni difficili, a Siena. Il Monte dei Paschi nel bel mezzo dello scandalo; nomi illustri iscritti nel registro degli indagati per il crack che aveva investito l’istituto. Rossi era agitato e aveva paura di finire in qualche modo coinvolto. A dimostrarlo, le e-mail che spedì prima di morire, in cui paventava il suo suicidio e chiedeva aiuto all’amministratore delegato della banca, Fabrizio Viola. Non ricevendo riscontri soddisfacenti, dunque, avrebbe deciso di togliersi la vita, saltando dalla finestra del suo ufficio, sul retro di Rocca Salimbeni.
Una ricostruzione che la magistratura ha accolto: il marzo scorso, il caso è stato chiuso. Un punto alla fine di una storia che, in realtà, sarebbe potuta continuare, e rivelare intrecci fin’ora impensabili.
La famiglia lo sa. Lo sospetta fin dall’inizio, che quella morte non è stata auto-provocata. Ci sono troppi elementi che non tornano, nella storia.
Tralasciando il fatto che Rossi non figurava tra gli indagati dello scandalo Mps, e non rischiava di perdere il proprio posto di lavoro, restano inspiegabili numerosi dettagli. Come mai un suicida, per esempio, si lascia cadere dalla finestra radente al muro, anziché saltare nel vuoto? Perchè mai le tracce sulle scarpe della vittima non risultano compatibili con qulle trovate sul davanzale? Anche alcuni segni sul corpo di Rossi racconterebbero un’altra storia, probabilmente legata alla manomissione del suo pc, avvenuta appena dopo il suicidio. Chi frugò tra i documenti dell’uomo dopo la sua morte e perché?
Sono domande, queste, che, con l’archiviazione, sono state messe a tacere. Rossi si suicidò semplicemente perché sottoposto ad un “sovraccarico emotivo”, e basta. Di fatto, si è data ragione al pm titolare delle indagini, il sostituto procuratore Aldo Natalini, colui che ha richiesto ed ottenuto l’archiviazione.
Natalini, per inciso, era stato destinataro di un avviso di garanzia da parte del pm di Viterbo Massimiliano Siddi con l’ipotesi di violazione del segreto istruttorio. Era stato infatti intercettato casualmente dalla Procura di Viterbo, mentre essa indagava su un giro di appalti truccati nel Lazio. Il pm parlava al telefono con un indagato, Samuele De Santis, a cui fornì dettagli sull’inchiesta senese e, non fosse sufficiente, spiegava anche le strategie difensive con cui si sarebbero potuti salvare i personaggi illustri coinvolti. Dirigenti del Pd, ma anche i vertici del Mps, Fabrizio Viola e Giuseppe Mussari.
L’avviso di garanzia cadde comunque nel nulla: si andò rapidamente verso l’archiviazione. Esattamente come quella per Rossi, avvenuta il 5 marzo scorso.
E’ importante la data: lo stesso giorno, infatti, nel mondo della massoneria qualcosa si rivoluzionava. Il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Gustavo Raffi, lasciava posto al suo successore, Stefano Bisi, direttore del Corriere di Siena e collega di David Rossi.
I due, denunciavano alcuni confratelli “dissidenti” nel lontano giugno 2012, si era conosciuti durante “l’era Mussari”, in seno al Mps. “Bisogna evidenziare che il peso della gestione Mussari supportato dai due comunicatori David Rossi e Stefano Bisi ha condizionato i partiti, le giunte comunali e l’informazione cittadina”, scrivevano i muratori nel proprio blog “Fratello Illuminato”.
“Dal 2006 al 2011 la banca Mps ha speso 355 milioni di euro in pubblicità attraverso l’area comunicazione gestita da David Rossi”, proseguivano sempre i massoni, ai tempi in cui il nome del capo della comunicazione ancora non riempiva le pagine dei giornali. “Quanti organi d’informazione hanno beneficiato della pubblicità? Forse è solo una coincidenza, ma verso la fine della presidenza Mussari sono stati assunti all’area comunicazione di Mps la fidanzata del Bisi e un altro collaboratore del Corriere di Siena. “E stranamente”, attaccavano ancora, “il responsabile dell’area comunicazione di Mps (David Rossi) non ha perso tempo nel rilasciare attraverso un video pubblicato da Siena News parole di elogio al medesimo giornale online (con direttore responsabile Stefano Bisi)”.
Era proprio verso Bisi che riversavano il loro disprezzo: “Vogliamo parlare dei legami stretti del Bisi con gli ex vertici dell’aereoporto di Ampugnano o del cda dell’università?”, si interpellavano. “Vogliamo ricordare gli articoli di elogio scritti dal Bisi sull’acquisto di banca Antonveneta? Il groviglio armonioso ha messo in ginocchio la città. E oggi che strategia si sono inventati i due comunicatori David Rossi e Stefano Bisi?” “Minimizzare e tentare di salvare le sorti del Ceccuzzi”, rispondevano dunque, riferendosi all’ex sindaco di Siena, successivamente coinvolto nello scandalo Mps. Ma, sottolineavano, “non perchè amano il Ceccuzzi, ma solo con la speranza di custodire il loro ruolo”
“Tutto questo protagonismo del Bisi crea soltanto imbarazzi dentro la massoneria”, concludevano. Non senza ricordare le parole di un loro uomo-simbolo, Delfo Del Bino, definito “esponente storico del Goi”: “Amiamo l’Europa dei popoli e dei saperi, non quella delle banche”. Una citazione, questa, che tentava di prendere le distanze da Bisi, ma soprattutto da quella massoneria intrecciata a doppio filo col potere finanziario.
In due anni le cose sono mutate. Alla fine, Bisi è divenuto Gran Maestro del Goi, con buona pace di chi si opponeva al suo “protagonismo”. Le speranze che economia e massoneria restassero separate son venute così a crollare.
D’altra parte, non poteva essere altrimenti, guardando i precedenti. Basti pensare a Enzo Viani, il presidente dell’Urbs, una società immobiliare verso cui il Goi nutriva non pochi interessi. Viani è anche, neppure a dirlo, ex dipendente del Monte dei Paschi. Soprattutto era colui che Cuccuzzi, prima di diventare sindaco di Siena, prescelse come presidente dell’aeroporto di Ampugnano. Chi lo favorì nell’ascesa a primo cittadino? Ovviamente il Corriere, diretto da Bisi.
Semplici triangolazioni, certo. Ma che tracciano uno scenario diverso, rispetto a quello di un disperato capo-comunicazione che sceglie di togliersi la vita, pur amandola profondamente, come dichiarato dalla moglie. Piuttosto, lasciano incombere su tutta la vicenda un’ombra pressante. Quella della massoneria “economica”, e su cui i magistrati non hanno ritenuto necessario interpellarsi prima di chiudere il misterioso caso.
Aprile 18, 2014