di Andrea Barolini
Un’elezione amministrativa, è vero, è sempre difficile da analizzare. I fattori nazionali incidono inevitabilmente sulle questioni locali. È il caso delle recenti municipali in Francia, che hanno imposto al Partito Socialista (PS) una netta sconfitta, in buona parte dipesa dalla delusione degli elettori di “centro-sinistra” rispetto alla presidenza di François Hollande e al governo diretto da Jean-Marc Ayrault.
C’è tuttavia da dire che, analizzando in modo anche soltanto grossolano i dati elettorali, appare evidente come gli elettori del PS non siano confluiti soltanto nell’astensionismo (che con il 39,5% risulta in ogni caso il vero vincitore della tornata: mai un dato del genere era stato registrato per le amministrative transalpine). Una parte ha certamente cercato di dare un “segnale” al PS. Scegliendo candidati del Front de Gauche (FdG) e di Europe-Ecologie Les Verts (EELV).
Eppure i media francesi – e quelli italiani a ruota, perché la prassi è ormai quella del copia/incolla – si sono concentrati unicamente sull’allarme legato all’emergere del Front National (FN).
Ora, È certamente vero che il FN ha ottenuto un buon risultato. Ed è altrettanto vero che risulta, giustamente, sbalorditivo che un partito razzista, xenofobo e anti-tutto-ciò-che-non-è-noi-stessi, possa raggiungere determinate percentuali nel cuore dell’Europa. Ma non può sfuggire che Marine Le Pen gongola, e non tanto e non soltanto per il risultato. Gongola per lo straordinario richiamo mediatico che le viene concesso. Un vero volano per le prossime europee. Lei, non aspetta altro: come e più del padre, è un pugile. E per un pugile non c’è nulla di meglio che combattere per rafforzare i muscoli. I media la attaccano, la sovraespongono, e lei continua a guadagnare consensi.
Basti pensare che, dati ufficiali alla mano, il FN ha beneficiato di un’esposizione del 22% del tempo sul canale consacrato all’informazione politica, France 2. Cifra che cresce al 29% su France 3. E schizza al 65% su France 5, così come al 50% su Canal Plus.
A sentire i media, insomma, quella del FN sembra ormai quasi un’egemonia. Eppure a guardare bene i risultati, la realtà è oggettivamente diversa da quella tracciata dai media “mainstream”. Prendiamo ad esempio i Verdi dell’EELV. Benché alleati di governo di Hollande, nei 262 comuni in cui si sono presentati con una propria lista, hanno raggiunto da soli l’11,6% in media. Contro il 9% scarso del 2008. A Parigi, ad eccezione del 16mo arrondissement, gli ecologisti guadagnano ovunque.
Torniamo ora al Front National. Nei 597 luoghi in cui si è presentato,la media dei voti è stata del 4,7%, ovvero 1.033.535 suffragi contati dal ministero dell’Interno.
I dati nazionali, inoltre, devono essere considerati parziali. È chiaro, ad esempio, che i Verdi scontano il fatto di essersi presentati in relativamente pochi comuni, 262, appunto. Nei sistemi di calcolo ufficiali tutti i suffragi “mescolati” a candidati del FdG o del PS o del Partito Comunista non sono contabilizzati.
Eppure nei luoghi in cui si è prodotto uno scontro tra una sinistra “moderata” ed una più radicale, i dati sembrano inequivocabili. Eclatante è il caso di Grenoble, città universitaria, culla della ricerca scientifica francese ed europea, colma di studenti e scienziati italiani, nella quale si sono scontrati Jerome Safar, del PS, e Eric Piolle, di EELV.
Il primo è stato per anni vice sindaco dell’uscente Michel Destot (sempre PS). Il secondo si è presentato invece con una lista sostenuta da EELV e dal FdG. Outsider, ha lanciato un programma ambizioso. Tre esempi. «Se vincerò, impedirò al Comune di ricevere prestiti da banche che hanno contatti diretti o indiretti con i paradisi fiscali». E ancora: «Con questa crisi c’è bisogno di investimenti pubblici: municipalizzeremo l’azienda che gestisce gas ed energia elettrica». Di più: «Con me come sindaco i mezzi pubblici saranno gratuiti per i giovani. Una scelta per l’ambiente, per il sociale e per l’economia».
Risultato: Piolle è stato la grande sorpresa delle elezioni francesi. Con oltre il 29% è risultato in testa al primo turno, sopravanzando il candidato socialista. Quest’ultimo, nonostante le insistenze del partito nazionale, ha deciso di non ritirarsi e di scontrarsi in un “quadrangolare” (una specie di ballottaggio a quattro, che oltre a Piolle e Safar vedrà partecipare anche un candidato dell’UMP e uno del FN).
Il tutto in una città per nulla indifferente: l’undicesima più grande di Francia, con 160 mila persone e un bagaglio storico immenso (fu la prima a lanciare la Rivoluzione francese ed ha ospitato, sull’altopiano del Vercors, la porzione più gloriosa ed eroica della resistenza anti-nazista durante la guerra).
Liberation, il quotidiano storicamente di riferimento per la sinistra transalpina, ha parlato di Grenoble come di un possibile «laboratorio politico di una sinistra alternativa». Lo scontro nella città, a sinistra, si preannuncia durissimo. Il PS attacca Piolle come un candidato «incompetente, settario, manicheo».
A conferma del fatto che la battaglia, stavolta, non è soltanto per un Comune.