Apprendiamo dagli organi di stampa del rinvio a giudizio di Rosalba Panvini, attualmente in forza presso la Soprintendenza di Catania, che in passato aveva occupato lo stesso ruolo a Caltanissetta. Le accuse sono molto gravi e rendono bene l’idea del potere in capo all’organo preposto alla tutela dei beni culturali e archeologici della Sicilia.
Ma chi è Rosalba Panvini?
Il Movimento No Muos la conosce abbastanza bene. È stata lei il 18 giugno 2008, senza alcuna relazione, ad autorizzare per la parte spettante la Soprintendenza la costruzione del Muos.
Nel documento, che potremmo definire comico se non fosse tragico, il suo ufficio che sarebbe preposto a tutelare le bellezze della R.N.O Sughereta di Niscemi ha ritenuto compatibile con l’ambiente circostante, un bosco secolare, la costruzione del megaimpianto satellitare, con tutte le opere necessarie: rimozione di vegetazione, sbancamento di una collina e altre operazioni che sarebbero vietate se nella nostra lingua la locuzione “inedificabilità assoluta” avesse un senso.
Invece niente, per la soprintendenza quell’opera era compatibile con una Riserva naturale.
Si tratta dello stesso organo che nel corso degli anni ha installato numerosi cartelli con cui si vieta di spostare le pietre e raccogliere i fiori proprio a ridosso della recinzione, anche questa abusiva, della base militare USA.
Le uniche prescrizioni per la costruzione del Muos?
La Soprintendenza pretese che le basi delle antenne fossero ricoperte da pietra locale e che le antenne fossero dipinte di azzurro per confondersi col cielo.
Si ricorda bene di Panvini Fabio Morreale, presidente di Natura Sicula: «A Siracusa la ricorderemo per aver autorizzato la costruzione di una piscina privata in un terreno sopra il teatro greco, il cui cantiere ha comportato la distruzione di una necropoli greca (l’area è stata sequestrata dai carabinieri, ndr), per non aver sostenuto l’istituzione del Parco archeologico di Siracusa e per essere stata spesso ostile con gli ambientalisti».
È sua anche l’autorizzazione rilasciata, lo scorso giugno, per la realizzazione di un resort con 18 suite e un ristorante d’eccellenza nella tonnara di Portopalo di Capo Passero e sull’isolotto con vincolo di inedificabilità assoluta. Quel progetto adesso è risultato illegittimo.
A portare la sua firma è anche il permesso di lavori sull’area dove c’è il rischio che venga riattivato l’ex poligono di tiro di Punta Izzo, sulla costa augustana.
Lavori di «messa in sicurezza», che hanno previsto la chiusura degli accessi principali e la realizzazione di una recinzione.
«Un intervento – denunciano gli attivisti del coordinamento Punta Izzo Possibile – che ha comportato il taglio della vegetazione cresciuta in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico d’inedificabilità assoluta».
Di cosa è accusata Panvini?
Secondo Meridionews “la soprintendente è stata rinviata a giudizio dal gup del tribunale di Siracusa per abuso d’ufficio, minacce e violenza a incaricato di pubblico servizio”.
Per la procura di Siracusa Panvini, quando era soprintendente nella provincia aretusea, avrebbe avuto atteggiamenti prevaricatori nei confronti di altri funzionari, in particolare il dirigente dell’unità operativa – sezione per i beni archeologici – che sarebbe stato demansionato.
La soprintendente avrebbe avocato a sé «tutte le competenze relative al rilascio e al diniego di provvedimenti». Stando a quanto ricostruito dall’accusa, Panvini avrebbe esercitato pressioni anche su un’altra funzionaria, costringendola a firmare una relazione dopo un sopralluogo avvenuto nell’agosto del 2017 nella riserva naturale orientata di Vendicari, in modo che «non fosse menzionato l’elevato rischio archeologico» di alcuni lavori.
Alla soprintendenza di Siracusa dal 2015, la funzionaria regionale arriva a Catania nell’estate del 2018 con alle spalle un lungo curriculum con i casi più discussi da ambientalisti e società civile dell’Isola.
Dal Muos alla Rupe di Marianopoli, dalla vallata dell’Irminio al resort di Portopalo. Di fronte alle accuse mosse nei suoi confronti da diverse associazioni ambientaliste, a MeridioNews Panvini aveva risposto: «Ci tengo solo a dire che io sono una delle poche persone con la schiena dritta».
Questo è il potere delle Soprintendenze, quello di costruire resort dove non possono stare, installazioni militari nelle riserve e distruggere quelle aree che dovrebbero essere tutelate e che rappresentano, davvero, la nostra identità siciliana.
E non ci rassicura certamente il disegno di legge n°698-500, attualmente in discussione presso la V Commissione all’Assemblea Regionale Siciliana.
Il ddl sui beni culturali, o ddl Sammartino (dal nome del deputato di Italia Viva che ne è il primo firmatario), mira tra le altre cose a esautorare le Soprintendenze in materia di tutela paesaggistica, per affidare tali fondamentali decisioni o agli uffici comunali – già responsabili nei decenni passati degli scempi sparsi per l’Isola – o direttamente all’assessorato Ambiente e Territorio, dove mancano le figure tecniche.
È sempre più evidente che, per parafrasare una nota frase di Mao, l’ambiente non è un pranzo di gala. È proprio sui territori che si giocano i conflitti.