Sequestrati anche rifiuti radioattivi.
Ricostruita l’attività di un sodalizio mafioso nel lecchese guidato da Cosimo Vallelonga
18 persone sono state arrestate stamani nell’ambito di un’indagine della Dda di Milano con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso e associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, frode fiscale, autoriciclaggio, usura ed estorsione. dei 18 arrestati, 10 sono finiti in carcere e gli altri agli arresti domiciliari.
L’operazione condotta dalla Gico della Guardia di Finanza e dalla Squadra Mobile di Lecco si è svolta in varie regioni del centro-nord Italia (Emilia Romagna, Liguria e Lombardia) e ha portato anche al sequestro di un carico di rifiuti radioattivi. La Procura ha ricostruito l’attività di un sodalizio mafioso nel lecchese guidato da Cosimo Vallelonga, esponente di spicco della ‘Ndrangheta e già condannato.
Durante l’operazione cominciata stamane all’alba sono state effettuate numerose perquisizioni durante le quali sono stati rinvenuti beni di valore e armi detenute illegalmente. Inoltre è stata data anche esecuzione a un decreto di sequestro preventivo per l’equivalente di oltre 120 mila euro e di quote di società utilizzate per operazioni illecite. I provvedimenti firmati dal gip Alessandra Clemente su richiesta del pm della Dda Paola Biondolillo e Adriano Scudieri, come si legge in una nota firmata dal Procuratore della Repubblica Francesco Greco, sono lo sviluppo di un’attività investigativa che ha consentito di accertare come Vallelonga – già condannato per associazione di stampo mafioso in seguito alle inchieste di metà degli anni ’90 ‘La notte dei fiori di San Vito’ e del 2010 con il nome ‘Infinito’ – dopo aver scontato l’ultima condanna ha ripreso i contatti e “rivitalizzato il sodalizio mafioso”. Un’attività che avrebbe portato avanti ricevendo anche nel suo ufficio all’interno del negozio “Arredo Mania” di La Valletta Brianza altri esponenti della ‘Ndrangheta per dirimere controversie e concordare nuove strategie ed eludere i controlli. Gli incontri sarebbero avvenuti anche con imprenditori locali, sia per erogare prestiti a tassi usurari sia per organizzare il reinvestimento di proventi di attività illecite in campo economico. Tra gli uomini di fiducia di Vallelonga c’è anche Vincenzo Marchio, figlio di Pierino, altro affiliato e storicamente legato alla famiglia Coco Trovato. L'”imponente” traffico illecito di rifiuti sarebbe stato organizzato, secondo gli inquirenti, sempre da Vallelonga e i suoi coindagati, attraverso imprese che operano nel settore del commercio di metalli ferrosi e non ferrosi avrebbe portato a una movimentazione illegale di oltre 10 mila tonnellate di materiale anche con l’utilizzo di società cartiere che hanno annotato fatture false per circa 7 milioni di euro. Il denaro per gli acquisti in nero del materiale ferroso si aggira attorno a 30 milioni. Nel maggio del 2018 poi è stato pure sequestrato un “pericoloso carico di rifiuti radioattivi” di 16 tonnellate proveniente dalla provincia di Bergamo. Inoltre è stato riscontrato come i proventi illeciti siano stati reimpiegati anche in attività di ristorazione e del commercio di auto, oltre che nel settore sempre dei rifiuti. Infine sono stati ricostruiti episodi di usura, con tanto di condotte estorsive per il recupero crediti, in danno di almeno 8 persone in difficoltà economiche, tra cui diversi imprenditori lombardi: 750 mila euro di prestiti a tassi di interesse fino al 40 per cento.
“Puntiamo far girare 70 mln”
“Un settanta milioni da girare, non so se in dollari o in euro, mi servirebbe fare delle fatture”. A parlare, intercettato, è un presunto appartenente della cosca della ‘Ndrangheta Morabito-Palamara-Bruzzaniti mentre conversava con il boss Cosimo Vallelonga nel 2018 di una “grossa ditta” che “aveva bisogno di far ‘girare’ un’enorme cifra di denaro” con un sistema di false fatturazioni. Il particolare emerge nelle oltre 500 pagine dell’ordinanza firmata dal gip Alessandra Clemente, su richiesta dei pm Paola Biondolillo e Adriano Scudieri, nell’inchiesta del Gico della Gdf e della Squadra mobile di Lecco. Stando agli atti, Vallelonga, una volta scarcerato dopo essere rimasto coinvolto in importanti operazioni anti-‘Ndrangheta come il blitz ‘Infinito’ del 2010, avrebbe ripreso a guidare il clan dal suo negozio ‘Arredo mania’, un mobilificio di La Valletta Brianza (Lecco). Dall’intercettazione sui “70 milioni” emerge, scrive il gip, la sua disponibilità “a mettere a disposizione la sua caratura criminale, le sue conoscenze e in definitiva” il suo “capitale mafioso”. E Vallelonga, infatti, si sarebbe impegnato “per risolvere il problema” postogli dal presunto affiliato al clan calabrese.
Donne impresa Lombardia
Dalle indagini è emerso inoltre che Cosimo Vallelonga “intrecciava” rapporti anche con imprenditori professionisti “parte della cosiddetta società civile”. Tra questi, come risulta in un’informativa del Nucleo di polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza e della Squadra Mobile di Lecco e del Gico della Gdf di Milano, spunta il nome di Elena Ghezzi, nota imprenditrice non indagata e anche Presidente di Confartigianato Donne Lecco dal 2012 e riconfermata nel 2017 e a luglio del 2018 eletta Presidente di Donne impresa Lombardia. Come risulta dalle telefonate intercettate Elena Ghezzi avrebbe svolto un ruolo di “intermediaria” per alcuni affari che non si sono però mai concretizzati, e inoltre perché nella primavera 2018 ha cercato di procurare all'”anziano ‘Ndranghetista’ un invito per partecipare a un evento organizzato per il 26 aprile dello stesso anno dall’Ambasciata italiana del Principato di Monaco in quanto “poteva essere l’occasione per conoscere ‘clienti importanti’ (…) imprenditori di alto livello”. Anche in questo caso nulla andò in porto.
9 Febbraio 2021