Misteri d’Italia – L’ex magistrato Carli sul blitz del 1980, in cui vennero uccisi 4 Br: “L’ho sentito da Caselli”. Che smentisce
di Stefania Limiti
“Mi dica subito che cosa avete trovato!”. È il generale Carlo Alberto dalla Chiesa al telefono e dall’altro capo c’è un suo uomo, Niccolò Bozzo: è il 28 marzo 1980 e c’è appena stato il blitz nel covo di via Fracchia a Genova. 4 terroristi sono stati freddati, dalle foto sembra che siano stati colpitialle spalle, sono tutti in terra supini. Tra i carabinieri c’è un ferito. Per questo, si dice, Bozzo rimase colpito dalla domanda secca del suo capo. Oggi si torna a parlare della vicenda dopo l’audizione in Commissione Moro dell’ex magistrato Luigi Carli che si occupò della colonna genovese delle Br. Carli ha detto di aver sentito parlare i colleghi Caselli, Maddalena, Laudi e Priore a proposito di “carte di Moro o riguardanti Moro trovate nel covo dove ci fu l’irruzione. Io questo ho sentito andare a chiedere a loro. Allora ero un giovane magistrato e ascoltavo”.
RAGGIUNTI dal Fatto Marcello Maddalena e Gian Carlo Caselli smentiscono il loro ex collega. La matassa che si ritrova tra le mani il presidente della Commissione Fioroni non sarà affatto semplice da sbrogliare. Cerchiamo intanto di capire l’importanza dello snodo via Fracchia: furono ammazzati quattro Br in un blitz mai spiegato del tutto; la chiave di quel covo fu data a Carlo Alberto dalla Chiesa dal super pentito Patrizio Peci; una parte delle carte di Moro era stata affidata proprio a Peci e ai compagni di quella città – è lo stesso Peci ad affermarlo (nel suo libro Io l’i nfa me ); l’allora procuratore di Genova, Antonio Squadrito, a proposito della strage di via Fracchia disse all’Ansa e poi in una intervista a Massimo Caprara nel febbraio 1982: “Abbiamo trovato un tesoro. Un arsenale di armi… Soprattutto una trentina di cartelle scritte meticolosamente da Aldo Moro alla Dc, al Paese”.
Luigi Carli scuote il torpore di Palazzo san Macuto dove i commissari ascoltano attenti; Gero Grassi si dice convinto della “enorme importanza” della sua deposizione e il senatore Gotor commenta:
“Carli conferma oggi quel disse ‘a botta calda’ il procuratore Squadrito il quale parlò in modo chiaro ed è dificile pensare che le sue furono parole del sen fuggite…”. Gotor fa notare una cosa importante: il decreto dell’agosto 1978 che affidò a dalla Chiesa poteri speciali esplicitamente affida al nuovo Nucleo antiterrorismo il compito di recuperare le ‘carte di Moro’. “Dopo via Montenevoso furono eeguite altre operazioni in modo più riservato: quella in via Negroli dove fu arrestato Corrado Alunni, una nuova perquisizione dell’appartamento ancora sotto sequestro di via Gradoli, e poi via Fracchia. Tutto con l’obiettivo di mettere le mani su quei documenti”. Le carte di Moro hanno lasciato una lunga scia di morti, tra i più eccellenti pecorelli, Varisco e perché non aggiungere anche dalla Chiesa, che si avventurò in una caccia alle carte di Moro dopo il ritrovamento di una parte di quei documenti in via Monte Nevoso a Milano (1 ottobre 1978)? Cosa aveva conservato nella cassaforte della sua residenza di Palermo, svuotata mentre veniva ucciso nella sua automobile? E’ una strada impervia quella di seguire le carte di Moro ma è anche quella che potrà svelare tanti misteri italiani.
20 giugno 2017