‘La madre di tutte le battaglie’ come Saddam Hussein aveva chiamato la resistenza di Baghdad agli Usa 1991
Ennio Remondino
Quasi che in Iraq Putin voglia sfilare ad Obama il ruolo di protagonista. Mentre prosegue l’avanzata di ISIS e le truppe regolari si preparano a difendere Baghdad, la Russia si dichiara al fianco del traballante governo Al Maliki mentre il segretario di Stato e John Kerry corre in Iraq per capire
Prosegue l’avanzata dei miliziani sunniti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante verso la capitale. Le truppe regolari dell’esercito, quelle che restano attorno al governo sciita di Al Maliki, affermano di stare effettuando un “ritiro tattico” ripiegando verso la capitale per concentrare lo sforzo. Il sospetto fondato è che si tratti di una fuga bell’e buona dove anche le armi sono state abbandonate al nemico. Se così fosse -i dati vengono da LookOut- a Baghdad si prefigura uno scenario catastrofico. Le perdite umane, il panico tra i civili, e la fine dell’esistenza stessa dell’Iraq.
Risultano già sotto pieno controllo delle milizie jihadiste sunnite Falluja, Mosul, Tikrit, Ramadi, Diyala, Ninive, Salaheddine. Da oggi in mano dei jihadisti anche i posti di frontiera con la Siria di Qaim e al Waleed, e più a sud il valico di Turaibil, tra l’Iraq e la Giordania. Qualche esperto di cose militari fa osservare che lo Stato Islamico dove dar vita a un nuovo Califfato, come da programma dei miliziani, esiste già di fatto. Mossa decisiva e segno di attenta preparazione, l’assicurarsi le frontiere con Siria e con la Giordania. Troppo e troppo bene per un semplice banda di fanatici.
Panico a Baghdad e allarme in Giordania dove sanno che tra le fila dei salafiti e jihadisti di Isil ci sono molti combattenti giordani. Il Regno Hascemita di Abdullah II, che ha saputo mantenere la pace nel regno e tessere ottime relazioni con tutti i protagonisti del mondo mediorientale, è il solo punto di equilibrio nella regione che ancora resiste. Paura ad Amman ma panico a Baghdad. Washington manda il segretario di Stato John Kerry a Baghdad per tentare l’ultima mossa che porti il governo di Al Maliki a compattare anche curdi e sunniti non integralisti nelle difesa nazionale.
John Kerry semplice messaggero? Qualcosa di più. Contrastare ad esempio la mossa a sorpresa del Cremlino che per voce dello stesso Putin ha confermato senza indecisioni il “pieno sostegno della Russia agli sforzi del governo iracheno per la liberazione il prima possibile del territorio della repubblica dai terroristi”. Messaggio chiaro: Mosca, come avvenuto in Siria con Assad, si schiera col governo iracheno per farsi protagonista e rinforzare i suoi legami con l’Iran di Khamenei e con Assad in Siria. Russia protagonista sempre più decisa anche a soldo dell’attivismo Usa in Ucraina.
23 giugno 2014