Negli ultimi anni, l’America Latina ha vissuto il ritorno al potere, per diverse vie, di governi promotori del neoliberalismo, uno scenario che ubbidisce alle proiezioni egemoniche degli Stati Uniti nella regione.
Prensa Latina ha dialogato sul tema con l’ex cancelliere dell’Ecuador, Ricardo Patiño che è stato a L’Avana, per partecipare al XXIV Incontro del Forum di Sao Paulo.
“Siamo in una congiuntura speciale, che ha vari componenti, tutti da considerare nel momento di abbordare quello che succede e le azioni da svolgere per resistere al tentativo di risorgere del neoliberalismo e delle politiche imperiali”, ha detto.
D’accordo con l’attivista politico, una delle grosse difficoltà è la persecuzione dei leader progressisti, con l’obiettivo di frenare i processi di cambiamento e neutralizzare le forze che si oppongono alla dominazione.
In Brasile, Dilma Rousseff e Luiz Inacio Lula da Silva; in Argentina, Cristina Fernandez di Kirchner; ed in Ecuador, Rafael Correa e Jorge Glas, sono esempi di questa persecuzione, mentre in Bolivia cominciano a preparare qualcosa contro Evo Morales, ha affermato.
Patiño ha ricordato, come un altro componente della crociata della destra interna ed estera, i golpe per abbattere i governi, fatto che sta succedendo in Nicaragua da varie settimane.
“Abbiamo anche il caso dell’Ecuador, con una rivoluzione tradita, qualcosa molto deplorevole. Sentiamo la responsabilità, perché abbiamo appoggiato il suo nome (Lenin Moreno), ma non abbiamo mai pensato che sarebbe successo questo disastro”, ha segnalato.
In questo senso, la Dichiarazione Finale del Forum riflette la solidarietà con Venezuela, Nicaragua e Salvador, paesi i cui governi sono bersagli di alcune di queste azioni.
Patiño ha commentato a Prensa Latina che sebbene lo scenario è complesso e provocatorio, non tutte sono brutte notizie.
In Colombia, la sinistra ha avuto un buon risultato elettorale con Gustavo Petro -sconfitto nel secondo turno da Ivan Duque – ed in Messico c’è stato il trionfo di Andres Manuel Lopez Obrador, ha precisato.
L’UNITÀ ED IL DIBATTITO
Per l’ex cancelliere ecuadoriano, davanti all’intenzione di imporre il neoliberalismo in America Latina e nei Caraibi, le forze progressiste e di sinistra non hanno un’altra alternativa che l’unità ed il dialogo.
È molto importante che ci riuniamo e parliamo, condividiamo esperienze ed analizziamo i nostri fallimenti ed errori, per imparare da loro, di lì la rilevanza del Forum di Sao Paulo e del suo nuovo appuntamento a L’Avana, ha sottolineato.
Secondo Patiño, urgono strategie combinate che includano le organizzazioni politiche ed i movimenti sociali, e soprattutto, convertire quanto accordato in azioni collettive concrete.
È imprescindibile tracciare misure nel campo mediatico, con l’obiettivo di resistere l’enorme potere dei mass media, che ingannano i popoli e provocano uno squilibrio informativo, mentendo intorno a quello che succede nei paesi come Ecuador, Nicaragua e Venezuela.
Dobbiamo articolare e coordinare le nostra capacità di comunicazione, includendo il lavoro nelle reti sociali, affinché quello che conversiamo ed accordiamo nel Forum di Sao Paulo ed altri incontri arrivi alla gente; solo così saremo in condizioni di dare la battaglia, ha affermato.
L’INTEGRAZIONE
Patiño ha considerato chiave che America Latina ed i Caraibi avanzino verso l’integrazione, e possano superare le differenze ideologiche.
Non dobbiamo trattenerci sul tema ideologico per pensare all’unità; si tratta di un tema elementare di sopravvivenza, viviamo in un mondo globalizzato che richiede l’esistenza di meccanismi regionali di integrazione, ha affermato.
Il dirigente politico ha ricordato l’importante protagonismo nel gruppo internazionale dei blocchi come l’Unione Europea, l’Unione Africana e l’Associazione delle Nazioni del Sud-est Asiatico.
Nel caso dell’America Latina e dei Caraibi, questo tema ha una connotazione particolare, dopo 200 anni di lotte per l’indipendenza e dei passi dati in funzione dell’integrazione, compiendo il sogno di Simon Bolívar ed altri personaggi illustri, ha aggiunto.
D’accordo con Patiño, in questo contesto risultano deplorevoli le azioni contrarie al processo di unità latinoamericana e caraibica.
Secondo lui, merita un forte ripudio il tentativo di debilitare l’Unione delle Nazioni Sud-americane (Unasur), dopo l’annuncio di alcuni dei suoi membri (Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Paraguay e Perù) di prendere la distanza dal blocco fondato nel 2008.
Inoltre, adesso il governo dell’Ecuador vuole togliergli la sede, in una decisione anti-storica, ha argomentato.
Il presidente ecuadoriano, Lenin Moreno ha annunciato agli inizi di luglio che il suo governo solleciterà ai paesi membri dell’Unasur la devoluzione dell’edificio, per dargli un altro destino.
Waldo Mendiluza, giornalista della Redazione Nazionale di Prensa Latina