di Thiago Antônio de Oliveira Sá *
Invocando la sospensione della quarantena, il padrone della Havan (ingrosso di tessuti), il giovane amministratore della Giraffas (rete di fast food), Roberto Justus (investitore, imprenditore e conduttore televisivo) e il proprietario della Madero (rete di ristoranti) ricattano la popolazione con la minaccia di licenziare i propri dipendenti. Quest’ultimo ha persino dichiarato che cinque o settemila morti non sono nulla in confronto alle perdite che la sua attività dovrà affrontare. Non restano fuori da questa canea i mercanti della fede, i quali, sentendo che accumuleranno perdite nei loro imperi neo-pentecostali, evocano demoni, negano la scienza e invitano i loro clienti – o meglio – fedeli, disperati, al culto suicida, alla processione letale.
“Ma l’economia entrerà in una grave crisi”… Ci entrerà comunque! La recessione è inevitabile. Preferiamo contare i morti o i disoccupati? Le vite se ne vanno, gli obiettivi fiscali sono rimasti? È importante ricordare che i cadaveri non lavorano, non producono, non consumano e né contrattano. Nel suo ultimo post su Facebook, Rehman Shukr, un esperto finanziario del FMI, aveva sostenuto che l’economia era più importante della quarantena. È appena morto di Covid-19, all’età di 26 anni.
Ma come possiamo pretendere che i lavoratori poveri, disoccupati e informali rimangano a casa in una situazione di totale precarietà? Se escono, muoiono infetti; se restano in casa, muoiono di fame. La quarantena non è per tutti. Ma vivere lo è. I governi di tutto il mondo, di sinistra e di destra, hanno capito: negli Stati Uniti, duemila miliardi di dollari per un reddito di base di emergenza e per aiuti alle imprese. Nel Regno Unito verrà pagato l’80% dello stipendio di coloro che ricevono fino a 2.500 euro. In Portogallo verrà pagato l’84% dei salari. In Francia elettricità, acqua e affitto sono garantiti.
Nel frattempo, il governo brasiliano, in contromano rispetto al mondo, ha emesso un decreto provvisorio che garantiva la sospensione degli stipendi per quattro mesi. Ovviamente e fortunatamente, la misura è caduta nello stesso giorno che era stata emanata, ma sta già minacciando di riaffiorare, mascherata da misura di emergenza.
Nel pronunciamento radiofonico e televisivo del 24 marzo, in contromano rispetto al mondo (tanto per cambiare), il presidente ha insistito sul suo inganno religioso, antiscientifico, irrazionale, violento, populista, estraneo alla realtà e contrario alle raccomandazioni del Ministero della Salute. Ha incitato le persone ad uscire in strada. Più che disattenzione, è cattiveria. Un appello che costerà la vita di molte persone e travolgerà il sistema sanitario con montagne di afflitti e cadaveri.
Nel TG nazionale – chi l´avrebbe mai detto – certi “specialisti del mercato” hanno supplicato la mano visibile dello Stato nell’economia. Interventista, lavata e sterilizzata con alcol in gel. Che venga istituito un reddito di base per tutti i lavoratori precari, informali e disoccupati. Che venga costituita una rete di protezione sociale. Che si aiuti milioni di persone senza alcuna assistenza sociale. Che vengano iniettati fondi nel programma “Bolsa Familia”. Che venga redistribuito il reddito. Che siano finanziati i più poveri. Che le risorse statali servano a salvare vite umane, non le banche. Che si copra il debito delle banche, che non si stancano mai di battere i record di lucro anche in contesti recessivi. Che si tassino gli utili, i dividendi, le eredità e le grandi fortune. Che si faccia giustizia sociale e fiscale.
Basta col negare la gravità della pandemia; non è una “influenzetta”. Basta col disinformare la popolazione, inducendola ad atteggiamenti suicidi. Niente più lotta alle istituzioni democratiche, invece di dialogare con loro. Vogliamo politiche pubbliche per la popolazione e non un genocidio di stato ordinato dai detentori di grandi capitali, che valutano i profitti piuttosto che le vite. Qual è la ragion d’essere dello stato, oltre a proteggere la vita dei cittadini? Garantire l’accumulo di capitale a spese della vita umana? Quanti cari siamo disposti a perdere per l’economia?
Come ha detto Vladimir Safatle in un articolo su El País: i neoliberisti non piangono. Dico di più: vedono opportunità anche nell’aumento del numero di morti. L’indecenza presidenziale non è ignoranza o follia. È puro pragmatismo capitalista, senza vocazione umanitaria o responsabilità per i cittadini. L’anti-presidente sta solo consegnando freddamente ai proprietari del paese ciò che loro hanno ordinato, come qualsiasi altro sicario.
* sociologo, medico e professore
26/03/2020