Foto: Finkelstein Norman
Nella Germania nazista c’era un settimanale antisemita chiamato Der Stuermer. di Norman Finkelstein e Mustafa Caglayan – 20 gennaio 2015
Diretto da Julius Streicher era notorio per essere uno dei promotori più virulenti della persecuzione degli ebrei negli anni ’30.
Ciò che tutti ricordano del Der Stuermer sono le sue caricature morbose degli ebrei, le persone che stavano subendo una diffusa discriminazione e persecuzione in quel periodo.
Le sue rappresentazioni sottoscrivevano tutti gli stereotipi comuni sugli ebrei: un naso adunco, lussuria, avidità.
“Diciamo che … in mezzo a tutte queste morti e distruzioni due giovani ebrei avessero fatto irruzione nella sede della redazione del Der Stuermer e ne avessero ucciso i dipendenti per averli umiliati, disonorati, mortificati, insultati”, ha chiesto Norman Finkelstein, docente di scienze politiche e autore di numerosi libri, tra cui “L’industria dell’Olocausto” e “Metodo e follia”.
“Come reagirei a ciò?”, ha detto Finkelstein, che è figlio di sopravvissuti all’Olocausto.
Finkelstein ha formulato un’analogia tra un attacco ipotetico al giornale tedesco e l’attacco mortale del 7 gennaio alla direzione parigina della rivista satirica Charlie Hebdo, che ha lasciato dodici morti, tra cui il suo direttore e vignettista di spicco. Il settimanale è noto per stampare materiale controverso, comprese vignette spregiative sul profeta Maometto nel 2006 e nel 2012.
L’attacco ha suscitato una massiccia protesta globale, con milioni in Francia e in tutto il mondo scesi in strada a sostegno della libertà di stampa al grido di “Je suis Charlie”, o “Io sono Charlie”.
Quella prodotta dalle caricature del profeta Maometto su Charlie Hebdo “non era satira”, e quelle che provocavano non erano “idee”, ha affermato Finkelstein.
La satira è quando uno la dirige o contro sé stesso, inducendo la propria gente a pensare due volte a ciò che sta facendo o dicendo, o la dirige a chi ha potere e privilegi, ha affermato.
“Ma quando qualcuno è a terra, disperato, indigente, quando lo si irride, quando si irride un senzatetto, quella non è satira”, ha detto Finkelstein.
“Quello è, vi dico io il termine, sadismo. C’è una grande differenza tra satira e sadismo. Charlie Hebdo è sadismo. Non è satira.”
I “disperati e disprezzati” di oggi sono i mussulmani, ha detto, considerando il numero dei paesi mussulmani colpiti da morti e distruzioni, come nel caso di Siria, Iraq, Gaza, Pakistan, Afghanistan e Yemen.
“Dunque due giovani angosciati e disperati agiscono a causa della loro angoscia e disperazione contro questa pornografia politica non diversa da quella del Der Stuermer che in mezzo a tutte queste morti e distruzioni decide che sia in qualche modo nobile degradare, umiliare e insultare le persone. Mi spiace, forse è molto politicamente scorretto. Non provo simpatia [per il personale di Charlie Hebdo]. Dovevano essere uccisi? Naturalmente no. Ma naturalmente Streicher non avrebbe dovuto essere impiccato. Non sento dire questo da molti”, ha affermato Finkelstein.
Streicher fu tra gli imputati al processo di Norimberga, dopo la seconda guerra mondiale. Fu impiccato per le sue vignette.
Finkelstein ha detto che alcuni potrebbero sostenere di avere il diritto di irridere anche i disperati e indigenti, e che probabilmente hanno questo diritto. “Ma si ha anche il diritto di dire ‘Non voglio inserire ciò nella mia rivista …”. Quando lo si inserisce, se ne assume la responsabilità”.
Finkelstein ha paragonato le controverse caricature di Charlie Hebdo alla dottrina dei ‘termini provocatori’ [fighting words], una categoria del discorso considerata reato dalla giurisprudenza statunitense.
La dottrina si riferisce a certe espressioni che probabilmente indurrebbero la persona cui sono dirette a commettere un atto violento. Sono una categoria del discorso non protetta dal Primo Emendamento.
“Non è consentito usare termini provocatori, perché sono l’equivalente di uno schiaffo sul viso e causano guai”, ha detto Finkelstein.
“Dunque le caricature di Charlie Hebdo sono l’equivalente di termini provocatori? Loro la chiamano satira. Non è satira. Sono solo epiteti, non c’è nulla di divertente in esse. Se si considerano divertenti è divertente anche rappresentare gli ebrei con i labbroni e il naso adunco”.
Finkelstein ha additato le contraddizioni della percezione del mondo Occidentale della libertà di stampa, proponendo l’esempio della rivista pornografica Hustler, al cui editore, Larry Flynt, fu sparato, lasciandolo paralizzato, nel 1978 da un assassino seriale suprematista bianco per aver pubblicato una vignetta che rappresentava sesso inter-razziale.
“Non ricordo che tutti abbiano proclamato “Siamo Larry Flynt” oppure “Siamo Hustler”, ha detto. “Doveva essere aggredito? Naturalmente no. Ma nessuno ha improvvisamente trasformato ciò in un principio politico di uno schieramento o dell’altro”.
L’abbraccio dell’occidente alle caricature di Charlie Hebdo è dovuto al fatto che i disegni sono diretti contro, e ridicolizzano, i mussulmani, ha affermato.
Secondo Finkelstein la caratterizzazione dei mussulmani da parte dei francesi come barbari è ipocrita, considerando le uccisioni di migliaia di persone durante l’occupazione francese dell’Algeria e la reazione del pubblico francese alla guerra algerina dal 1954 al 1962.
La prima dimostrazione di massa contro la guerra a Parigi “non si ebbe che nel 1960, due anni prima che la guerra finisse”, ha detto. “Tutti appoggiavano la guerra francese di sterminio in Algeria”.
Ha detto che l’appartamento del filosofo francese Jean Paul Sartre fu oggetto due volte di attentati dinamitardi nel 1961 e 1962, dopo che si era espresso a tutto campo contro la guerra; l’appartamento era la sede degli uffici della sua rivista, Temps Moderns.
Finkelstein, che è stato descritto come un “radicale statunitense”, ha detto che la presunzione dell’occidente nei confronti dell’abbigliamento mussulmano denuncia un’enorme contraddizione di fronte all’atteggiamento dell’occidente nei confronti dei nativi in terre da esso occupate durante il colonialismo.
“Quando gli europei arrivarono in America del Nord ciò che dissero dei nativi americani fu che erano tanto barbari perché se ne andavano in giro nudi. Le donne europee indossavano tre strati di vestiario. Poi vennero in America del Nord e decisero che i nativi americani erano arretrati perché andavano tutti in giro nudi. E oggi noi andiamo in giro nudi e diciamo che i mussulmani sono arretrati perché indossano tanti capi di vestiario”, ha detto.
“Si può immaginare niente di più barbaro? Mettere al bando le donne che indossano il velo?” ha chiesto, riferendosi al divieto del velo, nel 2004, nei servizi pubblici francesi.
L’opera di Finkelstein, che accusa gli ebrei di sfruttare la memoria dell’olocausto a fini politici e critica Israele per l’oppressione dei palestinesi, lo ha reso una figura controversa anche nella comunità ebraica.
Gli è stata negata una cattedra da docente alla DePaul University nel 2007 dopo una faida, fortemente pubblicizzata, con il collega accademico Alan Dershowitz, un ardente sostenitore di Israele. Dershovitz risulterebbe aver esercitato pressioni sull’amministrazione della DePaul, un’università cattolica romana, perché gli fosse negata la cattedra.
Finkelstein, che attualmente insegna all’università Sakarya in Turchia, ha detto che la decisione è stata basata da “motivi chiaramente politici”.
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/norman-finkelstein-charlie-hebdo-is-sadism-not-satire/
Originale: Anadolu Agency
traduzione di Giuseppe Volpe