In Calabria iniziativa di un gruppo di intellettuali che stigmatizzano l’accaduto guidati dal regista Cauteruccio. Sui social cresce però l’insofferenza. Dura presa di posizione della Conferenza episcopale calabrese, presieduta da monsignor Fortunato Morrone, arcivescovo di Reggio Calabria. Intanto 40 organizzazioni della società civile hanno presentato un esposto alla magistratura: la tragedia era evitabile
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Un monumento e un concerto hanno ricordato, a un mese esatto, il naufragio di Cutro, dove il 26 febbraio è affondato a un centinaio di metri dalla splendida spiaggia di Steccato un barcone carico di migranti. Mentre sono stati recuperati una novantina di corpi, fra questi numerosi quelli di bambini, qualcuno sui social già inizia a lamentarsi: basta con il clamore, dicono, per non creare problemi all’imminente stagione turistica. Per fortuna c’è chi, invece, è impegnato a mantenere accesa l’attenzione su uno degli avvenimenti più brutti della storia contemporanea dell’intera Regione, sul quale continuano a registrarsi interventi dalle sfumature diverse, anche a seconda dell’appartenenza partitica.
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Per quanto riguarda il monumento, voluto dall’Amministrazione del sindaco Antonio Ceraso, espressione di una lista civica vicina al centro destra, un commento è arrivato da Filippo Mancuso presidente del Consiglio regionale, secondo il quale “quanto accaduto il 26 febbraio resterà impresso nella memoria collettiva. Non solo perché – ha aggiunto – è una delle pagine più drammatiche dei migranti affogati nel Mediterraneo, ma anche perché ci auguriamo che, dopo questa tragedia, si dia inizio a una politica europea, per contrastare questo fenomeno, non più ideologica e saltuaria, ma unitaria, incessante, concreta. La generosa solidarietà che la Calabria – ha proseguito il presidente del Consiglio regionale – ha dimostrato al mondo intero, in una circostanza in cui hanno perso la vita 89 migranti, mentre ancora si cercano i dispersi lungo la costa crotonese, chiede fortemente che non ci siano mai più altre Cutro. Sia questa la preoccupazione prioritaria di tutte le forze politiche, dinanzi all’aumento esponenziale delle cifre della disperazione destinate a lievitare con l’arrivo dell’estate”.
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Quasi contemporaneamente, a un mese esatto dal naufragio, la spiaggia di Steccato di Cutro ha ospitato l’iniziativa di un nutrito drappello di intellettuali, che scendono in campo per stigmatizzare l’accaduto. A lanciare l’evento il regista Giancarlo Cauteruccio, cui si sono sommati numerosi altri esponenti dell’arte e della cultura. “Come artisti – ha spiegato Cauteruccio – dobbiamo capire che l’emigrazione, se vuoi il peregrinare, è la condizione esistenziale dell’uomo. Aggiungo che, per essere artista, chi crea delle opere d’arte deve farsi straniero. Per quanto mi riguarda, si tratta di una condizione che ho sempre vissuto sin da giovanissimo: sono stato straniero in altra terra dalla mia; mi sono voluto rendere straniero, come Samuel Beckett, nell’affrontare le principali problematiche della nostra cultura del Novecento. Allora mi sono detto, a proposito della tragedia di Cutro, che dovevo organizzare qualcosa. Da qui l’idea di considerare tutta una serie di elementi, a partire proprio dal concetto del Numero pitagorico, legato, appunto, a quella costa ionica”.
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L’arcivescovo monsignor Fortunato Morrone
A scendere in campo con durezza, come non succedeva da tempo, la Conferenza episcopale calabrese, presieduta da monsignor Fortunato Morrone, arcivescovo metropolita di Reggio Calabria. “Come Vescovi delle diocesi della Calabria – si legge in una nota – esprimiamo il profondo dolore e lo sconcerto per l’ennesima tragedia che si è consumata nel mare della nostra regione e invitiamo tutte le comunità cristiane a manifestare con la preghiera e la solidarietà, una concreta vicinanza alle vittime. Di fronte alla dolorosa cronaca di queste ore – hanno scritto i vescovi calabresi – nessuno può rimanere indifferente di fronte a tanti fratelli e sorelle, fra cui bambini, che hanno perso la vita in questo dramma, ultimo di tanti, troppi che hanno funestato le coste della nostra Calabria”.
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Monsignor Panzetta
Monsignor Raffaele Angelo Panzetta, arcivescovo di Crotone e Santa Severina, aggiunge: “Le uniche parole di fronte a questa tragedia sono di dolore e di preghiera. Ma anche indignazione per le cause che hanno prodotto tutto questo, tra le quali ci siamo anche noi. Dio ama la vita e per queste persone avrà un posto speciale, visto che noi non siamo riusciti a darglielo. Questa tragedia può diventare scuola. Porti chiusi? Non si tratta solo del nostro Paese. È il mondo che è un crocevia di egoismi e di porte chiuse”.
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Intanto, anche in ambito giudiziario, si registrano novità di rilievo. Nelle scorse settimane, 40 organizzazioni della società civile italiana ed europea hanno presentato al tribunale di Crotone un dettagliato esposto ritenendo che “il naufragio di Cutro era prevedibile ed evitabile e le autorità italiane responsabili devono essere chiamate a risponderne”. “Prevedibile”, alla luce delle informazioni comunicate da Frontex, e “evitabile” se solo la normativa nazionale e internazionale in tema di soccorsi in mare “fosse stata puntualmente applicata da parte delle autorità a ciò preposte”. Il documento prende le mosse dalla ricostruzione pubblica fatta dall’Agenzia Frontex, la quale ha reso noto che “nelle ultime ore di sabato (25 febbraio), un aereo di Frontex (Eagle1) che monitorava l’area di ricerca e soccorso italiana nell’ambito dell’operazione congiunta Themis ha avvistato un’imbarcazione diretta verso la costa italiana. Una persona risultava visibile sul ponte. La barca navigava in autonomia e non c’erano segni di distress. Tuttavia, le termocamere a bordo dell’aereo Frontex hanno rilevato una significativa risposta termica dai portelli aperti a prua e altri segni che potessero esserci persone sotto il ponte”.
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Non convince, almeno chi ha determinate sensibilità, il “decreto Cutro”, varato nel Consiglio dei Ministri che si è svolto a Cutro il 9 marzo. Lo stesso decreto limita fortemente la protezione speciale, con l’effetto di ledere i diritti dei richiedenti asilo e il rischio di un aumento dei migranti irregolari sul territorio. Uno dei cambiamenti più importanti e di maggiore impatto del decreto governativo riguarda la protezione speciale. Cioè una delle modalità attualmente esistenti per garantire l’asilo alle persone straniere presenti sul territorio italiano. Tale forma di protezione non viene eliminata, ma fortemente limitata, annullando di fatto le recenti riforme che l’avevano potenziata.
* giornalista, Anpi di Petilia Policastro (Kr)