La situazione nella Striscia di Gaza si è aggravata con l’ultima operazione militare israeliana del 2014
Autore: Redazione Internazionale
NEW YORK – La Striscia di Gaza potrebbe essere inabitabile nel 2020, qualora l’economia continuasse a peggiorare, assicura uno studio della Conferenza dell’Onu sul Commercio e Sviluppo (UNCTAD), diffuso in questi giorni dai mass media palestinesi.
Secondo il Deutsche Welle, il documento colpevolizza gli otto anni di blocco israeliano, appoggiato dall’Egitto, e le tre operazioni militari di Israele, cominciate nel 2008, del peggioramento delle condizioni nella Striscia di Gaza, descritto come un “contro-sviluppo” o inversione dello stesso per “le devastazioni delle già debilitate infrastrutture di Gaza”.
La situazione si è aggravata con l’ultima operazione militare israeliana del 2014, che ha causato l’evacuazione di 500mila persone e la distruzione totale o parziale di 20mila abitazioni, 148 scuole, 15 ospedali e 45 ambulatori sanitari.
Il testo dell’UNCTAD ricorda che, tre anni prima dell’ultimo conflitto, l’ONU aveva realizzato uno studio di previsione sulle condizioni del 2020 in questo enclave costiero e prevedeva un aumento della popolazione da 1,6 a 2,1 milioni di abitanti.
Lo studio concludeva che, per rendere Gaza un luogo abitabile, c’era “bisogno di accelerare gli sforzi erculei in settori come la sanità, l’educazione, l’energia, gli acquedotti e le fognature”. Però, al posto di questi sforzi, “la tragedia di Gaza è peggiorata e le distruzioni del 2014 hanno accelerato l’inversione del suo sviluppo”.
“Al popolo palestinese è più necessario assicurare il rispetto del diritto allo sviluppo, in virtù delle norme internazionali, che le donazioni”, afferma il documento, che sottolinea la capacità di “autosufficienza dei residenti nella Striscia di Gaza”, tuttavia, “impossibile, con la permanenza del blocco e la distruzione periodica delle infrastrutture e della proprietà privata”.
Il risultato – sentenzia lo studio – sarà di maggiori conflitti, povertà generalizzata, alta disoccupazione, insufficienza di elettricità, acqua potabile e servizi sanitari, oltre un’infrastruttura al bordo del collasso.
4 settembre 2015