25 anni di dittature latino americane. Solo pochi giorni fa la celebrazione del “Giorno della memoria per la verità e la giustizia” dedicata alle vittime delle dittature che hanno attraversato il continente. Ora dal Brasile, il neo eletto presidente Bolsonaro ha ordinato al ministro della Difesa di organizzare per il 31 marzo la ‘celebrazione’ dell’inizio della dittatura militare che rovesciò il governo di Joao Goulart nel 1964.
Dittatura per 25 anni
Dittatura per 25 anni. Solo pochi giorni fa in America Latina la celebrazione del “Giorno della memoria per la verità e la giustizia”, giornata dedicata alle vittime della ‘Guerra Sporca’. Circa 80mila persone, oppositori politici, che furono imprigionati, uccisi, torturati dalle dittature del Continente. Di questi almeno 30mila sparirono in lager e centri di detenzione illegali in un periodo che va dal 1964 al 1990, vittime dei regimi golpisti e fascisti militari dal Brasile brasiliano al Cile di Pinochet.
Bolsonaro ordina: celebrate il golpe
Ora proprio dal Brasile arriva un pessimo segnale di significato opposto. Il neo eletto presidente Bolsonaro ha ordinato al ministro della Difesa di organizzare per il 31 marzo la celebrazione, il ricordo dell’inizio della dittatura militare che rovesciò il governo eletto di Joao Goulart, detto “Jango”, dittatura militare durata 21 anni. L’annuncio è stato fatto dal portavoce del governo Otavio Rego Barros il quale ha aggiunto come Bolsonaro «non ritiene quello del 1964 un golpe, e che se non ci fosse stato oggi avremmo un governo che non sarebbe buono per nessuno».
La rivincita dei militari
La conferma di tutto ciò che Bolsonaro aveva dichiarato durante la campagna militare. Lui stesso è un ex militare, capitano dell’esercito, schierato all’estrema destra, il suo governo è caratterizzato dalla presenza di molti uomini in uniforme. Oltre le sue posizioni contro gay, donne e neri, non ha mai nascosto le sue simpatie per il periodo più duro del Brasile in cui l’opposizione politico-sindacale venne pesantemente colpita.
In realtà la commemorazione del golpe si è svolta in maniera non ufficiale fino al 2011, quando venne istituita una commissione per indagare sui crimini commessi dai militari. Quest’ultimi furono quindi invitati a sospendere qualsiasi tipo di ricordo pubblico. A promuovere l’iniziativa, l’allora presidente Dilma Rousseff, anche lei vittima di tortura. La stessa Rousseff nel 2016 venne sottoposta ad impeachment. In quell’occasione Bolsonaro dedicò per spregio il suo voto in parlamento a un colonnello che guidava un gruppo di torturatori.
Le reazioni
Le reazioni dell’opinione pubblica brasiliana, di fronte a questa deriva revisionista, sono state da subito molto forti a cominciare dal dibattito sviluppato nel web. L’argomento è diventato in poche ore il più affrontato su twitter, due gli hastag che si sono confrontati, #DitaduraNuncaMais («Mai più dittatura») si è imposto sul suo rivale, #ComunismoNuncaMais («Mai più comunismo).
Anche la stampa è stata attraversata da numerosissimi commenti come quelli del giornalista Kenny Alencar il quale ha messo in evidenza che «commemorare il golpe militare del 1964 è un attentato contro la memoria del Brasile», mentre Taliria Petrone, deputata di sinistra, rivolgendosi a Bolsonaro, ha detto che «non c’è niente da celebrare, presidente: la dittatura ha censurato, torturato, perseguitato ed ucciso. Dobbiamo ricordarlo, sì, ma per non dimenticare, perché non succeda mai più».
Per Helio Gourovitz, della Globo, Bolsonaro «può avere ragione quando dice che la lettura ufficiale della sinistra di ciò che avvenne allora è sbagliata, ma è un errore ancor più grande minimizzare l’arbitrarietà del regime. Non ci sono dubbi sui fatti: è stato un golpe, c’è stata censura, tortura, almeno 434 persone sono morte o sparite, il Parlamento è stato chiuso e i diritti politici sono stati negati. È stata una dittatura».
27 Marzo 2019