Il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra dovrebbe votare cinque risoluzioni anti-israeliane entro questa settimana, una dei quali include una chiamata al boicottaggio e disinvestimento dagli insediamenti in Cisgiordania. Il progetto di questa risoluzione particolare, che viene presentata dagli stati arabi e l’Autorità Palestinese, è particolarmente preoccupante per i funzionari israeliani perché per la prima volta include una formulazione che sembra derivare direttamente dalle recenti campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni. Poiché le sanzioni sul lavoro del ministero degli Esteri hanno paralizzato l’attività diplomatica di Israele, non sono state prese misure per cercare di ammorbidire o bloccare la formulazione delle risoluzioni.
Un alto funzionario israeliano ha detto che la risoluzione sta rendendo i funzionari dell’ufficio del primo ministro molto nervosi. Anche se la risoluzione non è vincolante, il suo passaggio è tale da incoraggiare gli sforzi per boicottare le aziende israeliane e straniere che operano negli insediamenti .
Dopo che i collaboratori del primo ministro Benjamin Netanyahu si sono resi conto che nessuno al ministero degli Esteri prevede di affrontare la questione, hanno ritenuto utile contattare il vice presidente del Consiglio di sicurezza nazionale Eran Lerman a Ginevra per cercare di convincere gli Stati Uniti ed i membri dell’Unione Europea ad ammorbidire la risoluzione. Alla fine si è deciso di non inviare Lerman, perché gli aiutanti del PM hanno concluso che sarebbe stato improbabile riuscire ad esercitare molta influenza. Lerman non è accreditato presso le istituzioni delle Nazioni Unite a Ginevra, il che significa che non può frequentare dibattiti UNHRC o addirittura entrare nel compound delle Nazioni Unite. Egli sarebbe stato costretto a incontrare i diplomatici occidentali nei loro uffici o nei caffè locali.
Il progetto di risoluzione, come pubblicato da UN Watch a Ginevra, afferma che le imprese negli insediamenti israeliani rendono Israele responsabile di gravi violazioni del diritto internazionale, e invita i paesi membri del UNHRC a non agevolare il proseguimento di queste violazioni. “L’assistenza diretta o indiretta di Stati e soggetti privati alle imprese negli insediamenti, costituiscono ostacoli che hanno ostacolato gli sforzi internazionali per porre fine all’occupazione e la realizzazione del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese”, afferma la risoluzione.
La bozza sottolinea inoltre “la probabilità della responsabilità, compresa la responsabilità penale internazionale, per complicità aziendale in violazione del diritto internazionale relativamenmte agli insediamenti illegali”, ed esprime soddisfazione “che il ritiro di alcune imprese dagli insediamenti, sia dovuta alla consapevolezza di questi rischi.”
La risoluzione chiede a tutte le nazioni “di attuare i principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani in tutte le circostanze, anche in Israele e Territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est, il loro territorio e / o sotto la loro giurisdizione, comprese quelle possedute o controllate da loro, che svolgono attività in o connessi agli insediamenti, il rispetto dei diritti umani in tutta la loro attività, adottando tutte le misure necessarie, compreso l’abbandono dei loro interessi economici negli insediamenti”.
La risoluzione chiede inoltre agli Stati membri del UNHRC di informare i privati e le imprese su “i rischi finanziari, reputazionali e legali, nonché gli eventuali abusi dei diritti degli individui, nell’ essere coinvolti in attività connesse agli insediamenti, comprese le attività economiche e finanziarie, la prestazione di servizi negli insediamenti e l’acquisto di immobili, e per prevenire e scoraggiare tale coinvolgimento.”
Fonte: Haaretz
Traduzione a cura di BDS Milano (Al Mukawama)