Nuove piste e nuove testimonianze sulle origini del Coronavirus.
Arrivano sia da fonti russe che statunitensi e, in qualche mondo, anche dalla Cina.
Sotto i riflettori sia il famigerato laboratorio di Wuhan, che i biolaboratori impiantati dal Pentagono in Ucraina, il cui numero è progressivamente cresciuto nel tempo: inizialmente 13, poi una quarantina.
La ‘Voce’ ha seguito, fin dall’inizio, un suo filone investigativo, basato principalmente su un criterio cronologico.
Ecco i fatti.
FORT DETRICK, INDIZIATO NUMERO UNO
In base alle nostre ricerche, l’indiziato numero uno per la clamorosa ‘fuga’ del virus è lo storico super-laboratorio statunitense di Fort Detrick, nel Maryland.
I ‘tempi’, infatti, raccontano questa ‘story’.
Nella primavera 2019, proprio in alcune aree del Maryland, viene segnalato un gran numero di casi di una ‘strane’ affezioni polmonari, ‘strane’ forme influenzali, e in una dimensione decisamente anomala rispetto agli anni precedenti, come fanno subito rilevare i ‘CDC’ (‘Centers for Desease Control’), ossia le massime autorità scientifiche presenti sul territorio degli Usa come presidio per la salute pubblica.
A giugno 2019 parte proprio dai CDC un’ispezione in alcuni tra i laboratori più ‘delicati’ di Fort Detrick, dove cioè vengono eseguiti esperimenti, test e trials ‘border line’.
Appena un mese dopo, siamo a luglio, i CDC decidono la chiusura d’urgenza di quei laboratori, perché si sono verificate anomale ‘perdite’ di materiali ‘pericolosi’. Non una notizia in più, vige il più stretto riserbo.
E nessuna notizia trapelerà anche nei mesi seguenti, perfino quando, ad inizio 2000, quei laboratori verranno riaperti, e potranno riprendere a funzionare.
Cosa è realmente successo? Di quali ‘perdite’ si è trattato? Quali sostanze sono fuoriuscite? E, soprattutto, c’è un collegamento tra quelle ‘perdite’ e l’anomalo incremento di patologie respiratorie rilevate proprio in quei mesi nel Maryland?
Nessuna risposta ufficiale è mai stata fornita. Il che alimenta non pochi sospetti.
ECCOCI AI BOTTI DI WUHAN
Passiamo allo scenario cinese.
Le prime notizie sull’inizio della pandemia risalgono a fine novembre 2019, quindi almeno 6 mesi dopo i fatti di Fort Detrick. Capodanno inizia col botto e ad inizio gennaio le notizie sulla circolazione del virus cominciano a fare il giro del mondo. Le prime voci fanno riferimento al mercato del pesce di Wuhan. Poi, man mano, nelle settimane seguenti, quando il panico è ormai alle stelle, s’inizia a parlare del laboratorio di Wuhan e di possibili fughe.
Casuali o no? L’interrogativo è sempre più pressante.
Lo scienziato francese, Luc Montagnier, premio Nobel per la scoperta del virus HIV, è il primo a ipotizzare una ‘fuga non casuale’. Scettici quasi tutti gli altri ricercatori.
Una missione speciale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, inviata a Wuhan esattamente un anno dopo, non scoprirà nulla. O meglio non troverà alcuna prova sulla fuga del virus, né volontaria né involontaria.
Ma c’è un particolare da non poco: il rappresentante statunitense all’interno della missione griffata OMS è un controverso ricercatore, Peter Daszak, che gestisce una società, la ‘EcoHealth Alliance’. Una sigla ‘strategica’: perché è stata il veicolo attraverso cui gli americani – in sostanza – hanno preso parte attiva al finanziamento delle pericolose ricerche condotte a Wuhan sul famigerato ‘Guadagno di funzione’ (‘Gain of function’). La società di Daszak ha agito sotto il vigile sguardo del super virologo a stelle e strisce Anthony Fauci, presidente a vita del NIAID (‘National Institute for Allergy and Infectuose Deseases’), il quale ha ben controllato i flussi di danaro passati dagli Usa a Wuhan, monitorati anche attraverso il ‘National Institute of Health’ (‘NIH’), l’equivalente del nostro ‘Istituto Superiore di Sanità’.
In sostanza, gli Usa sono pienamente coinvolti nella ‘Covid story’.
Vuoi direttamente attraverso Fort Detrick, vuoi ‘indirettamente’ attraverso i fondi stanziati per le ricerche border line dei laboratori di Wuhan.
UN MARE DI BIO-LABORATORI IN UCRAINA
Ma c’è anche una terza via, venuta alla ribalta proprio all’inizio 2022 e praticamente in concomitanza con l’inizio del conflitto in Ucraina.
Il Pentagono, infatti, da anni finanzia le attività di ricerca di moltissimi bio-laboratori in Ucraina, come del resto succede in Georgia e in Kazakistan, per fare solo altri due esempi (e poi in molte altre parti del mondo). La stessa numero due del Dipartimento di Stato (la vice di Tony Blinken) Usa, Victoria Nuland, si è vista costretta ad ammetterlo durante un’audizione parlamentare: ha parlato di 13 biolaboratori, mentre poi si è saputo che il numero è molto superiore (circa 40). E Nuland lo sa bene, perché nel 2014-2015 fu l’inviata speciale non solo per ‘normalizzare’ la bollente situazione politica a Kiev dopo la ‘sceneggiata’ di Maidan che ha portato al potere un governo fantoccio filoamericano: ma proprio per sovrintendere al programma strategico dei bio-laboratori, dove sono stati condotti esperimenti arci ‘border line’ utilizzando spesso e volentieri cavie umane, cittadini ucraini del tutto inconsapevoli.
La ‘Voce’ ha scritto molti articoli e inchieste, che potete trovare agevolmente nel nostro archivio: basta andare alla casella ‘cerca’, in alto a destra e cliccare, ad esempio, ‘Fort Detrick’, oppure ‘Victoria Nuland’, ‘Anthony Fauci’ o ‘Kazakistan’ oppure ‘biolaboratori’ per trovarne di tutti i colori.
Di seguito, invece, vi proponiamo la lettura di tre interessanti articoli sul tema.
Partiamo proprio dall’Ucraina. Il documentato sito di contro-informazione ‘Comedonchisciotte’ pubblica un reportage titolato “Covid, Mosca contro Stati Uniti: ‘hanno scatenato e alimentato artificialmente la pandemia, abbiamo le prove”. E un sottotitolo: “Il Ministero della Difesa russo accusa Usa e Pentagono di aver sperimentato in Ucraina armi biologiche. Il Nuovo Coronavirus sarebbe una creazione americana”.
A seguire, due interventi che fanno riferimento ad un’importante udienza che si è svolta il 3 agosto alla sottocommissione del Senato americano, sotto la spinta del parlamentare americano Rand Paul, molto attivo sul fronte del Covid.
Il primo servizio di ‘Byoblu’ si intitola: “Udienza storica negli Usa. Ecco com’è nato il Covid”. Si tratta, in sostanza, dell’audizione di un ricercatore americano, Richard Elbright, docente di chimica alla Rutgers University.
Il secondo servizio, realizzato da ‘Epoch Times’ (un sito cinese di informazione anti regime) si riferisce ad un’altra significativa verbalizzazione, sempre nel corso dell’audizione del 3 agosto. Stavolta a parlare è l’amministratore delegato di ‘Atossa Therapeutics’, Steven Quey, che punta i riflettori sui laboratori di Wuhan. Ecco il titolo dell’articolo: “Esperto Usa: il laboratorio di Wuhan aveva manipolato il virus NIPAH’.
Buone letture.
11 Agosto 2022
COVID, MOSCA CONTRO GLI USA: “HANNO SCATENATO E ALIMENTATO ARTIFICIALMENTE LA PANDEMIA, ABBIAMO LE PROVE”
UDIENZA STORICA NEGLI USA: ECCO COM’È NATO IL VIRUS
https://www.byoblu.com/2022/08/06/udienza-storica-negli-usa-ecco-come-nato-il-virus/
Esperto Usa: il laboratorio di Wuhan aveva manipolato il virus Nipah
https://www.epochtimes.it/news/esperto-usa-il-laboratorio-di-wuhan-aveva-manipolato-il-virus-nipah/